03 luglio 2009

Il dossier su Immigrazione e salute e il “pacchetto sicurezza”

Presentazione di AeM all'Ospedale San Gallicano di Roma

Presentazione di AeM all'Ospedale San Gallicano di Roma

Ieri il decreto sicurezza è stato approvato al senato. Rispetto al giorno della prima approvazione alla Camera, il 13 maggio, sono cambiate molte cose. Le elezioni sono passate, la Lega ha avuto le sue soddisfazioni, ma gli scandali privati del Premier sembrano aver spezzato quell’incantesimo per cui ogni cosa che faceva era accolta con entusiasmo dal popolo italiano.

Quei giorni sono stati davvero scoraggianti per chi lavora con l’immigrazione. Il 6 maggio il Governo si era spinto molto avanti con l’azione anti-immigrati: tre barconi con a bordo 227 persone (40 donne di cui tre incinte e molti malati) erano stati soccorsi in acque maltesi da motovedette italiane, al largo di Lampedusa, ed erano stati riportati in Libia. Nessuno dei migranti era libico, mentre i loro luoghi di provenienza – Nigeria, Etiopia, Somalia – avrebbero dovuto farli riconoscere dalle Istituzioni italiane quali rifugiati, con diritto alla protezione umanitaria in base alla Convenzione di Ginevra.
Questo il clima in cui abbiamo fatto la nostra presentazione. La gente sembrava entusiasta della linea dura, in più, il terremoto dell’Abruzzo si era trasformato da tragedia in occasione di comunicazione e consenso per il Governo.

Il 13 maggio noi eravamo a Roma, all’ospedale San Gallicano (INMP – Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti ed il Contrasto delle Malattie della Povertà ), a presentare il nostro dossier, dedicato al tema “Medicina e Migrazione” .


La sala era piena di pubblico e stampa, il tema era cruciale per quel giorno in cui la Camera avrebbe dato il via libera ai due maxi emendamenti del Governo sulle norme per l’immigrazione. Aldo Morrone, Direttore generale dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) di Roma ha introdotto l’incontro parlando soprattutto di Lampedusa, dove il 75% di chi arriva chiede asilo politico. Ha raccontato cosa avviene quando un mezzo della Marina Militare raggiunge un barcone di migranti. Si scatena una specie di panico che scuote la barca che rischia di affondare. I militari devono urlare di stare calmi e fermi e di fare passare prima i bambini e le donne. Fino a Natale 2008 Lampedusa si poteva visitare, era aperta a tutti, ora non più.

Silvia Festi, la responsabile del settore sociale della coop. Lai-momo, ha portato alcune esperienze concrete sul tema della salute fisica e mentale delle donne migranti, raccolte attraverso il suo lavoro di coordinatrice dei servizi per l’immigazione che la coop. Fornisce nei distretti di Pianura Est e Ovest della Provincia di Bologna. Ha parlato di una ragazza nigeriana incinta al 5 mese, senza documenti, quasi sicuramente minorenne e vittima di un racket, che è andata a “raccogliere” da un pronto soccorso dove era finita cercando di procurarsi l’aborto; ma anche di una badante straniera che, ammalatasi di tumore, è stata seguita come una madre nelle lunghe e dolorose cure dalla famiglia del suo “badato”, che da assistita è diventata assistente.

Alessandro Radicchi, direttore della rivista di strada Shaker, ha presentato il punto di vista dei senza dimora e ha sottolineato come nel sistema informativo italiano non si dia abbastanza spazio ai temi sociali. Ha proposto la definizione di un nuovo “social divide” causato da una differente capacità di approfondire l’informazione e di guardare con spirito critico l’invasione di spazzatura mediatica a cui è sottoposto il pubblico.


Quando stavamo per concludere, è arrivato Jean Léornad Touadi, deputato PD e membro del nostro comitato scientifico, che aveva appena votato (ovviamente contro) in Parlamento. Ha fatto un discorso molto duro sulla gravità delle conseguenze che il provvedimento avrà sulla vita concreta dei cittadini stranieri in particolare sui minori, soprattutto per il fatto che il permesso di soggiorno diventa obbligatorio per qualsiasi atto pubblico: registrazione nuovi nati, matrimonio, ecc. “Inizia per l’Italia il tempo della Separazione”, ha detto sconsolato “noi oggi faremo un sit-in al Campidoglio, ma sappiamo che saremo 4 gatti e nessun telegiornale ne parlerà”.

Alla fine, una ginecologa congolese che lavora al San Gallicano ha preso la parola e ci ha detto: “Ok, io vengo dall’Africa, e lì sappiamo come va la democrazia. Ma qui siamo in Italia, e dovete rendervi conto che siete nella peggiore crisi della vostra democrazia dal dopoguerra a oggi: cosa avete intenzione di fare!?”
Ci sono stati altri interventi, era tardi, l’incontro andava chiuso… insomma, non abbiamo saputo cosa risponderle.

Link:Un servizio sull’incontro su Adnkronos

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