A distanza di quasi trent’anni dall’elezione del poeta-presidente Léopold Senghor all’Accademia delle Belle Arti di Parigi, un altro artista senegalese è stato designato nella sezione dei membri associati stranieri.
Si tratta del grande scultore senegalese Ousmane Sow, riconosciuto come uno dei massimi artisti contemporanei africani.
Sow nel 1957 si trasferì in Francia dove si diplomò prima come infermiere e poi come fisioterapista, mestieri che svolse per tanti anni presso l’ospedale Laennac di Parigi e che ebbero delle ripercussioni sulle sue sculture, spesso ritraenti il corpo umano. Durante tutto questo periodo, Sow portò avanti il suo lavoro artistico come autodidatta, consacrando molto del suo tempo a perfezionare la tecnica artistica e a fare ricerche sui materiali.
Le sculture di Ousmane Sow sono prodotte con una tecnica particolare di sua invenzione. Su un’armatura di metallo, paglia, tela di iuta e altri materiali, modella il suo soggetto con una pasta creata da lui e composta di terra e minerali mescolati e macerati insieme ad altri prodotti.
Continuò a lavorare come fisioterapista tra il Senegal e la Francia, e nel 1984 decise di tornare in Senegal per aprirvi uno studio privato di fisioterapia che abbandonò in seguito, all’età di cinquant’anni, per consacrarsi interamente alla scultura, in una continua ricerca sulla figura umana. Le sue prime serie di sculture sono ispirate ai popoli dell’Africa.
Nel 1987, espose per la prima volta la sua serie Les Noubas presso il Centro culturale francese di Dakar, ispiratagli qualche anno prima dalla scoperta delle foto di Leni Riefenstahl, regista e fotografa che collaborò strettamente con il regime nazista.
Tra le altre serie realizzate dallo scultore senegalese, si distingue quella consacrata al popolo Masai dall’omonimo titolo, la serie Peuls, dedicata alla rappresentazione di scene familiari quotidiane e rituali della popolazione nomade Peul e, non ultima, la serie che descrive narrativamente la battaglia di Little Big Horn.
Le opere di Sow hanno avuto grandissimo successo in tutta Europa, tanto da essere state esposte nel 1995 alla Dokumenta di Kassel e a Palazzo Grassi per il centenario della biennale di Venezia. Nel 1999, la sua retrospettiva sul Pont des arts di Parigi, fu visitata da tre milioni di persone. La mostra può essere visionata su questo blog http://www.lapanse.com/Sow/ousmane_sow_paris_1999.html