14 luglio 2009

Le parole di Obama in Ghana, c’è chi le aveva già dette

Tanto per cominciare, ha detto che nelle sue vene scorre sangue africano, e che in lui si uniscono la tragedia e la vittoria dell’Africa. La tragedia appartiene soprattutto al nonno, un keniano che lavorava come “boy” per i colonialisti britannici, e che fu imprigionato perché lottava contro il colonialismo. Ha precisato che non era un grande eroe (“era nella periferia della lotta di liberazione del Kenya”), per dire che era un uomo comune che faceva la sua parte. Un primo messaggio.

Nella vita di suo nonno, ha continuato, “il colonialismo non è stato solo la creazione di un confine innaturale o condizioni ingiuste per il commercio, è stato qualcosa di sperimentato personalmente, giorno dopo giorno, anno dopo anno.” Il che equivale a dire: so di cosa parlo.
E anche la storia di suo padre, da pastore in un villaggio a studente in una università americana, è emblematica di un momento di grandi speranze per l’Africa.

Insomma, a Barack appartiene la vittoria, ma anche la tragedia, perché ha vinto risalendo da una situazione personale e famigliare estremamente sfavorevole, in una epopea entusiasmante che tutti conosciamo.

Dopo questo inizio, azzeccatissimo per tagliare le gambe a ogni contestazione, ha pronunciato una serie di constatazioni chiare e coraggiose, che il discorso terzomondista non si azzarda mai a fare emergere.

Le parole di Obama sono state accolte come incredibilmente nuove, ma io le avevo già sentite tante volte. Le hanno dette Soni Labou Tansi, Ahmadou Kourouma, Nuruddin Farah, Ken Saro-Wiwa, Wole Soyinka nei loro romanzi e racconti pubblicate soprattutto negli anni 80. Le hanno scritte chiaramente, senza nessun distinguo o premessa o captatio benevolentiae. Africani che parlavano agli Africani e denunciavano che la responsabilità dei mali presenti dei loro paesi era degli Africani che avevano potere (un qualsiasi straccio di potere: politico, poliziesco, economico…) e lo usavano per il loro vantaggio invece che per quello del popolo.

Ma incredibilmente questo punto di vista non è mai passato nel discorso corrente sulla situazione del continente africano. E questo ha avuto conseguenze gravissime nella presa di responsabilità concreta da parte delle élite africana.
Adesso che è uscito dalla bocca di Obama, forse le cose cambieranno… Intanto, appaiono improvvisamente decrepite le star degli aiuti Bob Geldof e Bono Vox.

Faccio qui solo un elenco dei concetti espressi da Obama, come promemoria.

Ma prima devo dire che queste cose, oltre ai grandi scrittori, le hanno espresse, con ironia o amarezza, anche tanti fumettisti che hanno mandato le loro storie al Premio Africa e Mediterraneo per il migliore fumetto inedito di autore africano. Penso a Al’ Mata del Congo R.D., Faustin Titi e Amanvi della Costa d’Avorio, Kola Fayemi della Nigeria, KanAd del Togo, Chrisany del Camerun…

I concetti chiave del discorso di Obama ad Accra:

  • Basta dare la colpa al colonialismo, diciamo chiaro quando la colpa è dei politici africani corrotti.
    (It is easy to point fingers, and to pin the blame for these problems on others. Yes, a colonial map that made little sense bred conflict, and the West has often approached Africa as a patron, rather than a partner. But the West is not responsible for the destruction of the Zimbabwean economy over the last decade, or wars in which children are enlisted as combatants. In my father’s life, it was partly tribalism and patronage in an independent Kenya that for a long stretch derailed his career, and we know that this kind of corruption is a daily fact of life for far too many.)
  • No al vittimismo fatalista, le buone pratiche ci dicono che “è possibile”.
    (Here in Ghana, you show us a face of Africa that is too often overlooked by a world that sees only tragedy or the need for charity.)
  • Il Ghana è un modello, ci dimostra che la democrazia “conviene”.
    (The people of Ghana have worked hard to put democracy on a firmer footing, with peaceful transfers of power even in the wake of closely contested elections. And with improved governance and an emerging civil society, Ghana’s economy has shown impressive rates of growth.)
  • Dopo le illusioni delle Indipendenze, concentrate in eroi-simbolo, sono arrivate le delusioni. Adesso è il momento della concretezza responsabile di ogni singolo cittadino africano.
    (…we have learned that it will not be giants like Nkrumah and Kenyatta who will determine Africa’s future. Instead, it will be you – the men and women in Ghana’s Parliament, and the people you represent. Above all, it will be the young people – brimming with talent and energy and hope – who can claim the future that so many in my father’s generation never found.)
  • Lo sviluppo dipende dal buon governo, e solo Africani ne hanno la responsabilità.
    (Development depends upon good governance. … That is the change that can unlock Africa’s potential. And that is a responsibility that can only be met by Africans.)
  • La povertà non è solo mancanza di cibo, la povertà è impossibilità di esprimere le proprie capacità, di realizzarsi nella libertà, di aprire un business senza corruzione, di non essere in balia del potere. Sono i concetti di Amartya Sen.
    (Repression takes many forms, and too many nations are plagued by problems that condemn their people to poverty. No country is going to create wealth if its leaders exploit the economy to enrich themselves, or police can be bought off by drug traffickers. No business wants to invest in a place where the government skims 20 percent off the top, or the head of the Port Authority is corrupt. No person wants to live in a society where the rule of law gives way to the rule of brutality and bribery.)
  • I dinosauri al potere in tanti stati da decenni saranno sconfitti dalla storia.
    (… history is on the side of these brave Africans, and not with those who use coups or change Constitutions to stay in power. Africa doesn’t need strongmen, it needs strong institutions.)
  • La corruzione, che colpisce la vita quotidiana dei cittadini, è un punto chiave.
    (As we provide this support, I have directed my Administration to give greater attention to corruption in our Human Rights report. People everywhere should have the right to start a business or get an education without paying a bribe.)
  • Trade, not aid, ma che ci guadagnino tutti, anche le imprese medio-piccole. Così gli africani potranno realizzare i loro sogni in Africa, senza andarsene.
    (… history shows that countries thrive when they invest in their people and infrastructure; when they promote multiple export industries, develop a skilled workforce, and create space for small and medium-sized businesses that create jobs. …
    With strong institutions and a strong will, I know that Africans can live their dreams in Nairobi and Lagos; in Kigali and Kinshasa; in Harare and right here in Accra. )

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