Presentazione dell’articolo “L’architettura cattolica in Bénin: tra patrimonio storico e affermazione dell’identità”, pubblicato sul numero 67 di Africa e Mediterraneo a firma di Laurick Zerbini, docente di Storia dell’Arte africana presso l’Università di Lione 2. Il suo lavoro è incentrato prevalentemente sui musei missionari e sull’architettura cristiana dell’Africa dell’Ovest.
Sin dall’Ottocento l’azione delle missioni cattoliche in Africa dell’ovest ha trasformato il paesaggio urbano e cultuale attraverso l’edificazione di chiese sempre più imponenti, in cui lo stile europeo e quello locale si sono mescolati. Si distinguono due insiemi architettonici, uno nel sud del paese, nelle città di Porto-Novo e Ouidah (primo quarto del novecento) caratterizzati da uno stile neo-gotico e neo-romano, e l’altro nella zona nord-ovest, dove l’evangelizzazione è stata più tardiva, (verso il 1940) e che presenta impronte stilistiche regionali.
La presenza della missione a Ouidah risale alla metà del Seicento. Nel 1870 si espande verso Porto-Novo, dove Padre F.Terrien costruì, con il sostegno del nuovo re “Toffa” una chiesa dedicata all’ Immacolata concezione, il cui stile neo-gotico riflette le ambizioni dei missionari.
Fino al 1890 le missioni si concentrano soprattutto lungo le coste, ma a partire dal 1895 i missionari iniziano a muoversi verso l’interno del paese, con l’intenzione di convertire le masse e non più solo i singoli individui. Nel 1940 Joseph Huchet fonda la prima missione d’Atacora e costruisce la prima chiesa a Natitingou con uno stile che richiama le abitazioni tradizionali somba.
Le chiese di Ouidah e di Porto-Novo si richiamano alla cristianità medievale, simbolo di una società unita nella fede. Questo riferimento stilistico traduce la volontà di mostrare la nascita (Ouidah) e la consolidazione di questa nuova forma di cristianità (Porto-Novo).
Il tentativo di sombaizzazione dell’architettura del nord-ovest del paese riflette lo spirito della prima evangelizzazione, nel rispetto delle caratteristiche socio-culturali della popolazione, ma rinforza anche l’identità culturale e religiosa della regione dell’Atacora.
L’inizio del XXI secolo vede affermarsi uno stile tipicamente regionale nella costruzione delle chiese, uno stile che corrisponde alla volontà di conservazione del patrimonio storico e architettonico.
Il patrimonio riflette le scelte della società: esso è portavoce dei significati, della memoria e della continuità che la società vuole mettere in evidenza e trasmettere alle generazioni future. L’architettura cattolica dalla fine del XIX al XXI secolo propone una rilettura di questo concetto, non solo in termini occidentali, ma anche in termini di metissage culturale. Esso offre la possibilità di porsi delle domande sulle costruzioni assimilate al patrimonio occidentale e di proporre una lettura in termini di acculturazione e di riappropriazione di modelli architettonici nati dal movimento moderno.