31 luglio 2009
Il vodu in Benin, patromonializzazione di una religione
Presentazione dell’articolo “Patrimonializzazione della ‘religione tradizionale': la festa del vodu in Benin” pubblicato sul numero 60-61 di Africa e Mediterrraneo a firma di Alessandra Brivio, Università di Milano Bicocca.
L’articolo vuole evidenziare alcuni risultati del processo di patrimonializzazione del vodu nel contesto politico e sociale beninese contemporaneo. A partire dagli anni novanta la religione vodu divenne un elemento politico portante per la costruzione di uno spazio pubblico democratico in Bénin.
Perché il vodu diventasse patrimonio utile allo sviluppo democratico del Bénin è stato necessario crearne un’immagine democratica eliminando ogni suo riferimento alla stregoneria e all’occulto. Solo in questo modo è stato possibile avviare un processo di “internazionalizzare” e patrimonializzazione della religione vodu.
Tale processo è conforme alla tendenza in atto di elevare le religioni africane al livello di quelle universali, liberandole dall’appellativo dispregiativo di “religioni primitive”.
Dovendo il vodu rispondere all’esigenza occidentale di una spiritualità positiva e rassicurante, esso è stato spogliato delle sue stratificazioni semantiche, simboliche e relazionali e depurato delle sue contraddizioni intrinseche (e non alla concretezza troppo materiale tipica del vodu).
La patrimonializzazione non deve, tuttavia, essere interpretata come segno di degenerazione e mercificazione del vodu. Anche se, infatti, in Bénin il vodu è sempre più attraversato da discorsi che lo omologano e normalizzano –sottolinea Alessandra Brivio- la “reinvenzione della tradizione” non è riuscita a congelare il vodu in un “presente a-storico”.
La patrimonializzazione e il percorso politico intrapreso dal paese mutano la religione vodu in quanto fenomeno profondamente storico, ma non la rendono un “patrimonio”, se con tale termine si intende il risultato di un processo imposto dall’esterno. Il vodu riesce ancora a eludere le maglie del “discorso dominante”, soprattutto facendo prevalere la pratica corporea sulla teorizzzzione.