Lampedusa si è riempita anche quest’anno di studenti e studentesse provenienti da diverse regioni d’Italia, per ricordare il naufragio del 2013 in cui morirono 368 persone.
Il programma messo in campo dall’associazione Comitato 3 ottobre è stato particolarmente ricco, con diversi incontri, concerti, un commovente spettacolo teatrale con Yong Di Wang, attore di origine cinese non vedente e Amadou Diouf un giovane senegalese sordo arrivato solo un anno prima a Lampedusa (a cura di Raizes teatro di Alessandro Ienzi) e un musical realizzato dagli studenti del Liceo coreutico-musicale di Pesaro, ispirato al libro di Enaiatollah Akbari e Fabio Geda, “Nel mare ci sono i coccodrilli”, che narra il drammatico percorso migratorio di un bambino afghano fuggito al regime dei Talebani.
Gli spettacoli e gli incontri si sono tenuti nella centrale via Roma, accanto al museo archeologico, e sono stati sempre molto partecipati.
Quest’anno è stato organizzato dall’amministrazione comunale anche un cartellone parallelo che ha voluto colmare una certa frattura tra le celebrazioni ufficiali, che coinvolgono soprattutto personalità politiche e del mondo associativo nazionale e internazionale, e la cittadinanza di Lampedusa, che le percepisce a volte come un “festival arrivato dall’esterno”. Il 2 ottobre le realtà culturali e sociali dell’Isola coinvolte hanno aperto le loro porte in piccole iniziative di dialogo e racconto, e il 3 si è proseguito con alcuni momenti molto intensi. Innanzitutto, la veglia silenziosa con i sopravvissuti e i parenti alle 3:20 del mattino, ora in cui la grande barca colma di 500 persone si ribaltò 11 anni fa.
Questo commovente incontro si svolge dal 2019 ogni anno attorno al memoriale con i nomi delle persone morte realizzato da Vito Fiorino, il “pescatore” che con 7 amici e amiche dette l’allarme e quella notte salvò sulla sua piccola barca 47 persone. Alle 18 si è svolta una cerimonia interreligiosa in chiesa e alle 19 l’inaugurazione del Giardino dei Giusti, realizzato dall’amministrazione grazie a un progetto FAMI, e patrocinato da Fondazione Gariwo.
I primi Giusti di Lampedusa riconosciuti dai grandi ulivi, piantati in un’area riqualificata accanto al Museo Archeologico delle Pelagie affacciata sul Porto Nuovo, sono I pescatori di Lampedusa, rappresentanti di una comunità che nel corso degli anni ha salvato centinaia di vite in mare, e Alexander Langer, politico e attivista che ha dedicato la sua vita alla pace e al dialogo tra culture. “Questi pescatori, soccorrendo delle persone in mare, non hanno solo salvato delle vite umane, hanno scosso le coscienze dell’Europa. E questo Giardino dei Giusti a loro dedicato vuole insegnare che tutti siamo chiamati a prenderci delle responsabilità”, ha detto Gabriele Nissim, presidente della Fondazione Gariwo. Oltre a Vito Fiorino sono intervenuti i pescatori Pietro Riso (“È un istinto naturale che mettiamo in campo, perché, noi diciamo che in mare non ci sono taverne, bisogna far salire chiunque sia in difficoltà. Ma questo è un fenomeno che perdura dagli anni 90.”) ed Enzo Partinico (“un giorno del del 2021, erano le 5 di mattina e si è avvicinata una barchetta. In quel momento, la prima cosa a cui si pensa è solo di salvarle, e come fare a mettere queste persone sulla barca, ma è difficilissimo… li guardavo negli occhi e pensavo al loro padre e alla loro madre… c’era uno che contava le persone: erano 24”) e Alexander, un giovane eritreo salvato la notte del 2013 che ora vive in Olanda.
La serata è proseguita con il musical “Sotto lo stesso cielo”, interpretato da studentesse e studenti della Compagnia del Kintsugi del Liceo di Pesaro, ispirato alla vicenda del naufragio come raccontata dai superstiti e dal gruppo di 8 persone che dettero l’allarme e quella notte salvarono sulla loro piccola barca 47 persone. Al termine si è svolta la proiezione del documentario “A Nord di Lampedusa”, diretto da Davide Demichelis e Alessandro Rocca, che sono andati a vedere come vivono alcune persone sopravvissute al naufragio del 3 ottobre nelle loro vite attuali in Olanda, Svezia e Norvegia, e come non si è mai interrotto il rapporto con i pescatori che li hanno salvati, tra questi Vito Fiorino.
Queste iniziative hanno forse riallacciato un legame e coinvolto le persone che nell’isola vivono, e che hanno vissuto in ottobre 2013 un trauma terribile che non è ancora passato, e dato spazio alla voce di questo piccolo territorio che all’estremo sud dell’Italia continua a essere il luogo di approdo di centinaia di persone. In questi giorni, tra l’altro, non sono mancati approdi e salvataggi di barche di migranti, e il 3 ottobre nell’hotspot di contrada Imbriacola, nonostante i continui trasferimenti, erano accolte 732 persone.