Chi sono le donne che offrono il proprio corpo in cambio di denaro sulle nostre strade? Molte di loro sono migranti e nella stragrande maggioranza provengono dalla Nigeria. Come funziona il sistema della tratta? Che cos’è il madamato? Le ragazze sono complici o sono vittime? Per riflettere su queste tematiche vi proponiamo l’estratto in italiano dell’articolo Migrant Nigerian Women in Bonded Sexual Labour: The Subjective Effects of Criminalisation and Structural Suspicion, beyond the Trafficking Paradigm, scritto da Irene Peano e pubblicato sul numero 79 di Africa e Mediterraneo.
Dalla metà degli anni ’80 l’Italia è meta di un significativo traffico di prostituzione che coinvolge in buona parte le donne nigeriane. Si stima infatti che tra il 1990 e il 2010 le prostitute provenienti dalla Nigeria siano state circa la metà del totale delle prostitute migranti. La maggior parte delle donne nigeriane che finisce sulle nostre strade stipula un contratto con uno “sponsor”, accumulando nei suoi confronti un grosso debito con alti tassi di interesse. Gli sponsor molto spesso sono le madams, ovvero donne che hanno già vissuto sulla loro pelle lo sfruttamento sessuale e sono riuscite a fare il salto di potere diventando loro stesse delle sfruttatrici; si accollano le spese di viaggio, di vitto e di alloggio e pagano il dazio per la postazione che le loro ragazze occuperanno sulla strada. Il debito contratto dalle donne che stipulano l’accordo con le madams può raggiungere i 70.000 euro e viene suggellato in Nigeria presso i santuari delle divinità juju oppure in Italia, dove una volta arrivate le ragazze sono costrette con minacce e abusi. Alcune donne affermano di sapere quello a cui vanno incontro, altre si dichiarano completamente ignare al momento della stipula.
Negli ultimi anni, in Italia, soprattutto attraverso il Pacchetto Sicurezza del 2009, sono stati dati maggiori poteri alle amministrazioni locali, le quali hanno preso di mira la prostituzione in quanto comportamento immorale che lede l’immagine pubblica. Il risultato è stato quello di decentrare le aree adibite all’adescamento dei clienti spostandole in luoghi periferici e isolati, aumentando così il rischio sia per le donne, sia per i loro clienti. Le prostitute nigeriane sono particolarmente esposte alla criminalizzazione dell’immigrazione, di cui il Pacchetto Sicurezza rappresenta il climax. Basti dire che nelle sezioni femminili dei CIE, ovvero i Centri di Identificazione e di Espulsione per gli immigrati, ci sono in maggioranza donne nigeriane. Il cosiddetto articolo 18, offrendo percorsi di protezione e legalizzazione solo a fronte di una denuncia per tratta, si rivela inadeguato nel combattere la strutturale produzione di vulnerabilità.
In Nigeria, per secoli la violenza si è accompagnata a pratiche segrete e il valore della verità è collassato. Le narrazioni da parte delle donne sul loro reclutamento possono cambiare a seconda delle situazioni e delle opportunità. Il destino delle ragazze che partono verso l’Italia è conosciuto in Nigeria attraverso il passaparola e le campagne di sensibilizzazione, ma molte si illudono che per loro sarà diverso. Inoltre esse provano rispetto e timore verso le madams, che percepiscono come autorevoli e potenti.
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