12 ottobre 2021

Lampedusa ospita il modulo finale della School sul ruolo del settore privato nella giusta transizione

Il 5 ottobre si è chiusa la International School on Migration 2021 con l’ultimo modulo, svolto in presenza a Lampedusa. Quest’isola di frontiera, sfondo degli incontri/scontri che stanno ridefinendo il destino dei popoli del Mediterraneo, è capofila del progetto europeo Snapshots from the Borders, nell’ambito del quale è stata organizzata la School. Con essa condivide l’obiettivo di migliorare la comprensione dei fenomeni migratori e le complessità dell’integrazione, identificata oggi come uno dei pilastri delle politiche di sviluppo sostenibile. Lampedusa ha ospitato una tre giorni di attività educative focalizzate sull’approfondimento del ruolo del settore privato proprio nella transizione giusta. A precedere i seminari la giornata di commemorazione del naufragio del 3 ottobre 2013 nel quale persero la vita 368 persone in viaggio dall’Africa verso l’Europa. Alla commemorazione, che ha incluso anche un momento di riflessione alla Porta d’Europa e la deposizione di una corona di fiori nel luogo del naufragio, hanno partecipato Vito Fiorino, il pescatore che per primo ha dato l’allarme la notte del naufragio e ha salvato 48 persone, ora attivo nelle attività di sensibilizzazione, e Totò Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa, che ha presentato il Percorso della Pace istituito tra i diversi luoghi dell’isola.

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A seguire,  il 4 e il 5 ottobre le sessioni educative hanno coinvolto docenti di economia e moda e rappresentanti del settore privato per approfondire le strategie di sviluppo sostenibile e giustizia sociale attuate da questa fetta del mondo produttivo. Il Prof. Piergiuseppe Morone ha moderato l’incontro del 4 che ha ospitato i saluti di Gian Luca Galletti – vice presidente di Emil Banca e già Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare –, una presentazione di Marco Frey – Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa e presidente della fondazione Global Compact Italia e dell’organizzazione Cittadinanzaattiva  – e un tavolo di discussione con Simone Cipriani – fondatore di Ethical Fashion Initiative –, Sofia Arena – compliance specialist di Fendi –, Byron e Dexter Pearts – co-fondatori di Goodee  – e Roberta Marsi – Head of Corporate PR and General Services presso DHL Express Italia. Le presentazioni hanno evidenziato il ruolo fondamentale del settore produttivo nel processo di decoupling con il quale le aziende abbandonano lo sfruttamento intensivo delle risorse e attuano metodi innovativi di produzione che combinano modello circolare ed economia verde. Gli ospiti hanno presentato il contributo delle proprie aziende alla creazione di capitale sociale e culturale non solo nel Nord del mondo ma anche, e soprattutto, nel Sud, nell’ottica di un piano d’azione diffuso e integrato che non lasci indietro nessuno. Queste aziende si impegnano ad attuare il cambio di passo necessario a combinare crescita economica, ambientalismo, e sostegno alle categorie fragili in quadro internazionale che, come sottolineato da Frey, presenta ancora notevoli criticità. Questi temi sono tornati nell’ultima sessione del 5 ottobre a cui ha partecipato Alessandra Vaccari – Professore Associato di Storia e Teoria della Moda presso l’Università IUAV di Venezia – e moderata da Sandra Federici, organizzatrice della School e direttrice di Africa e Mediterraneo. Come emerso anche durante la tavola rotonda, la moda è un settore chiave della transizione giusta e il banco di prova critico di strategie efficaci di responsabilità sociale e inclusività. In seguito, Andrea Marchesini Reggiani, Presidente della cooperativa Lai-momo, fondatore del laboratorio Cartiera e membro del Comitato di Esperti per il supporto al G20 Ambiente, ha proposto una riflessione riassuntiva sul percorso fatto, spiegando che è stata proprio l’esperienza di Cartiera, in cui l’integrazione lavorativa dei migranti si è unita all’applicazione dei principi dell’economia circolare grazie al recupero dei materiali dismessi dalle case di moda, a far nascere l’esigenza di dedicare la scuola agli aspetti sociali della transizione ecologica. Subito dopo, il Prof. Morone ha presentato un breve approfondimento sulla valutazione d’impatto ambientale e una sua applicazione concreta ad alcune specifiche attività di Cartiera. A conclusione, un saluto di Laura D’Aprile, Direttrice Generale per l’Economia circolare del Ministero italiano della Transizione ecologica, e di Totò Martello, Sindaco di Lampedusa..

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Lampedusa hosts the final module of the School on the role of private companies in the just transition

The last module of the International School on Migration 2021 took place in Lampedusa on 5 October. This frontier island, the backdrop of the encounters and clashes that are shaping the destiny of Mediterranean populations, is principal partner of the European project Snapshots from the Borders, within which the School was organized. The project shares the School’s goal of improving the knowledge of migration phenomena and the complexities of integration, which is today identified as one of the pillars of sustainable development policies. Lampedusa hosted three days of educational initiatives on the role of the private sector in the just transition. Preceding the seminars, there was the Day of Remembrance of the October 3rd shipwreck, when 368 persons lost their lives as they crossed the Mediterranean to reach Europe from Africa. The event, that included a moment of reflection at Porta d’Europa and the deposition of a wreath of flowers in the site of the shipwreck, saw the participation of Vito Fiorino, the fisherman who was the first person to alert the authorities on the night of the tragedy and who saved 48 migrants, now an activist, and Totò Martello, the Mayor of Lampedusa and Linosa, who introduced the Pathway to Peace that connects several sites on the island.

The seminars of 4 and 5 October involved economists, fashion scholars, and representatives of private companies to discuss the social justice and sustainable development strategies that are being implemented by this sector. Professor Piergiuseppe Morone moderated the first session that included remarks by Gian Luca Galletti – Vice President of Emil Banca and Italy’s former Minister of the Environment –, a presentation by Marco Frey – Full Professor of Economics and Company Management at Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna of Pisa and Chairman of Global Compact Italia and Cittadinanzaattiva – and a roundtable with Simone Cipriani – founder of the Ethical Fashion Initiative  –, Sofia Arena – compliance specialist at Fendi –, Byron and Dexter Pearts – co-founders of Goodee – and Roberta Marsi – Head of Corporate PR and General Services, DHL Express Italia. The session highlighted the essential role of the private sector in the decoupling process with which companies are shifting from an intensive exploitation of resources towards innovative models that combine the green and circular models. Our guests illustrated how their respective companies are contributing to producing social and cultural capital not only in the Northern hemisphere, but increasingly in the South, in the framework of integration that aims at leaving no one behind. These companies have committed to enact the change of pace needed to combine economic growth, environmentalism, and support of vulnerable communities in an international context that, as underlined by Fray, still presents several criticalities. These themes also animated the 5 October session that featured a talk by Alessandra Vaccari – Associate Professor of Fashion History and Theory at IUAV University, Venice – and was moderated by Sandra Federici, organizer of the School and director of Africa e Mediterraneo. Continuing the conversation began at the roundtable, this session confirmed the key role of the fashion industry in the just transition. Andrea Marchesini Reggiani – Chairman of the Lai-momo cooperative, founder of the Cartiera laboratory and member of the Committee of Experts for the Support the G20 Environment in Italy – took the floor to comment on the accomplishments of this edition of the School, explaining how the experience at Cartiera, where the work integration of migrants includes learning to apply circular economy principles to use deadstock from fashion houses, inspired the themes of this year’s edition of the School. Prof. Morone commented on impact evaluation and its application at Cartiera. Finally, Laura D’Aprile – Directorate General for the Circular Economy of the Italian Ministry for the Ecological Transition – and Totò Martello – Mayor of Lampedusa – offered some concluding remarks.

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28 settembre 2021

Uno sviluppo sostenibile centrato sulle persone: il terzo modulo dell’ISoM approfondisce il ruolo delle autorità locali nella transizione verde

Il terzo modulo della International School on Migration 2021, tenutosi a distanza il 24 settembre, ha lasciato spazio alle autorità locali che hanno discusso delle strategie regionali e municipali per attuare la transizione verde. Come già evidenziato nel corso del primo modulo dalla dott.ssa Marta Foresti, questo processo richiede il coinvolgimento diretto e continuo delle città, molte delle quali stanno sviluppando azioni dal basso di resilienza sociale e lotta al cambiamento climatico. Si tratta di soluzioni efficaci che, per la prima volta, integrano ambientalismo e giustizia sociale. Le sfide tuttavia non mancano; il coinvolgimento locale è disomogeneo e le competenze messe in campo spesso inadeguate. C’è dunque bisogno di migliore coordinamento, finanziamenti adeguati e formazione.

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Luigi di Marco, analista di politiche presso AsviS, ha moderato la sessione mattutina dedicata al ruolo delle municipalità nel processo di inclusione e coesione sociale. La prima ospite è stata  Gemma Pinyol-Gimenéz, responsabile per le politiche sulla migrazione e la diversità di InStrategies, il think tank spagnolo che crea innovazione sociale inclusiva. Pinyol-Gimenéz ha parlato dell’importanza di adottare un approccio interculturale alla questione dell’integrazione dei migranti nelle contesti urbani. Tale approccio garantisce che siano rispettati i principi di uguaglianza, rispetto delle differenze e pari opportunità e allo stesso tempo attuati gli obiettivi mondiali di sviluppo sostenibile. La nostra ospite ha descritto l’interculturalità come un principio innovativo che mette in atto azioni intersezionali per farsi carico di esigenze reali come quella di costruire comunità più solide e solidali. A seguire è intervenuto Matthew Bach, coordinatore per la giusta transizione dell’ICLEI. Bach ha presentato le iniziative della sua associazione in materia di giustizia ambientale, iniziative che si allineano con quelle attuate da InStrategies con cui ICLEI condivide la missione di fare in modo che le politiche municipali integrino i principi della giustizia sociale, dell’inclusione e dell’uguaglianza. Bach ha posto l’attenzione su alcuni comuni europei virtuosi che attuano iniziative in grado di unire sostenibilità ambientale e sociale e fatte su misura per i territori. Ma resta ancora molto da fare per diffondere, a livello urbano, una cultura condivisa di ambientalismo socialmente solidale.

La sessione pomeridiana è stata moderata da Anna Lisa Boni, Segretario Generale di EUROCITIES, la rete di 200 comuni europei che promuove la diplomazia cittadina e politiche di benessere diffuso e inclusivo. La sessione ha ulteriormente approfondito i temi emersi nella mattinata con gli interventi di Fátima Fernández – Segretario di UCLG Barcelona, la più vasta organizzazione di autorità governative locali e regionali – Norbert Ciperle – consigliere comunale a TraiskirchenCONTROLLARE NOME in Austria – e Cristian Vasile – responsabile per gli affari esteri presso la municipalità di Constanza in Romania. Gli ospiti hanno   descritto le strategie attuate dalle rispettive autorità cittadine per rispettare gli obiettivi dell’Agenda 2030. Il messaggio emerso da questo modulo è chiaro: i governi locali hanno il polso del territorio e la visione migliore per creare opportunità di crescita collettiva basate sui valori della cooperazione, della solidarietà, della difesa dei diritti umani e dell’armonia sociale che siano, allo stesso tempo, in linea con le esigenze ambientali del nostro momento storico. È dunque necessario migliorare la coordinazione e lo scambio con le istituzioni nazionali e internazionali affinché il percorso di sviluppo sostenibile avvenga nel nome dell’integrazione e della resilienza sociale.

La sessione finale del modulo è stata dedicata al terzo appuntamento del programma di formazione sulla Valutazione di Impatto Sociale curato da Ashoka Italia.

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People-centred sustainable development: the ISoM examines the role of local authorities in the green transition

The third module of the International School on Migration 2021, held remotely on September 24, gave the floor to local authorities to better understand how they put the green transition into action. As already evidenced by Dr. Marta Foresti in Module 1, cities are the at forefront of this process and are indeed developing bottom up solutions to improve social resilience and combat climate change. These solutions are an example of a successful intersection of justice and environmentalism. However, they face a number of challenges, showing different levels of commitment and skills that highlight a need for better coordination, funding and training.

The morning session was moderated by Luigi di Marco, policy analyst at AsviS Secretariat, and delved into the role of municipalities in fostering migrant inclusion and social cohesion. The first speaker was Gemma Pinyol-Gimenéz, Head of Migration Policies and Diversity at InStrategies, the Spanish think tank creating inclusive social innovation. She made a strong case for adopting an intercultural approach to migrant integration at the municipal level, which ensures equality, positive interaction, and respect for diversity, while fitting into the sustainable development goals agenda. For Pinyol-Gimenéz, interculturalism is innovative and addresses real, on-the-ground needs for intersectional actions that preserve differences while building community. The second presentation was given by Matthew Bach, who coordinates work for the just transition at ICLEI. Bach introduced ICLEI’s work on urban environmental justice, which aligns with that of InStrategies in that it also promotes justice, inclusion, diversity and equity at city level. He provided a number of examples of municipalities across Europe that have put in place site-specific initiatives to harmonize social and environmental sustainability. But more work needs to be done.

The afternoon session was moderated by Anna Lisa Boni, the Secretary General of EUROCITIES, which gathers 200 cities across Europe with the mission of maximizing well-being for all. It followed up on the theme of the morning with presentations by Fátima Fernández – UCLG World Secretariat Barcelona, Spain, the world’s largest organization of local and regional authorities – Norbert Ciperle – city councilor of Traiskirchen Municipality, Austria – and Cristian Vasile – Foreign Affairs Officer of Constanta Municipality, Romania. The speakers illustrated how their respective municipalities carry out the specifications of the 2030 Agenda. The message is clear that coordination and exchange should be improved so that local governments can bring a new perspective based on cooperation, human rights, solidarity, and peace to the sustainable development agenda.

Finally, the participants joined Ashoka for the third project work session on Social Impact Assessment.

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21 settembre 2021

Le sfide della crescita inclusiva all’International School on Migration

Il secondo modulo della International School on Migration 2021, tenutosi a distanza venerdì 17 settembre, ha affrontato il tema della trasformazione del lavoro e delle competenze in chiave inclusiva.

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Francesco Quatraro – professore ordinario di economia dall’Università di Torino – ha aperto i lavori con una lezione sulle sfide dell’inclusione sociale nella crescita verde. La transizione richiede infatti l’elaborazione di soluzioni puntuali basate contemporaneamente su fattori locali e globali che tengano conto di una vera e propria rivoluzione e anche contrazione temporanea del sistema lavoro. Le misure di welfare devono dunque essere al cuore della transizione ecologica per garantire ai soggetti più esposti al cambiamento i mezzi per avere una vita dignitosa. Tra questi, i migranti e rifugiati occupano un posto di primo piano, essendo doppiamente spiazzati – non solo dal punto di vista occupazionale, ma anche da quello socio-culturale. Alessia Lefebure, secondo ospite della sessione mattutina e preside di Agrocampus Ouest – l’Istituto Agrario Francese –, ha posto l’accento proprio sulla necessità di facilitare l’integrazione socio-economica di questi soggetti – prevista dall’SDG 4 (promuovere pari opportunità e istruzione equa per  tutti) – e sulle scarse misure ad oggi implementate nel Nord del mondo per rispettare gli obiettivi della Convenzione di Lisbona che stabilisce il diritto all’istruzione e alla formazione professionale per tutti. Nel quadro di una transizione trainata da innovazione tecnologica e competenze altamente specialistiche, Lefebure ha insistito sulla necessità di introdurre un modello che tuteli i diritti dei meno competenti, in cui quindi il lavoro qualificato non sia una barriera alla conquista del benessere diffuso. Ha concluso il suo intervento con un bel video [https://www.youtube.com/watch?v=2_uZ8AZfPTU ] che ben raccoglie il messaggio della transizione giusta.

La sessione pomeridiana ha invece approfondito il tema del giorno con un focus sull’economia circolare, le energie rinnovabili e il cambiamento climatico. Ne hanno parlato, con la moderazione di Toloue Miandar della Bologna Business School, Alessandra Bonoli, professoressa ordinaria di Ingegneria Meccanica all’Università di Bologna, Bezawit Eshetu, rappresentante per l’Etiopia presso l’African Circular Economy Network e Circular Economy Pioneer presso la Ellen MacArthur Foundation, Maria Alessandra Ancona, ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale all’Università di Bologna e Salvatore Pascale, ricercatore presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia all’Università di Bologna. Il Green Deal Europeo e le iniziative africane hanno messo in  evidenza un quadro complesso di pratiche diffuse che stanno già intervenendo sulla configurazione del mondo del lavoro, pur con difficoltà legate, nel caso africano, alla mancanza di una leadership centralizzata e del know-how necessario ad implementarle e coordinarle a livello continentale.

Sabato 18 si è poi tenuta la seconda sessione del programma di formazione sulla Valutazione di Impatto Sociale a cura di Ashoka Italia.

 

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The challenges of inclusive growth at the International School on Migration

The second module of the International School on Migration 2021, held remotely on Friday 17 September, focused on the theme of an inclusive job transformation.

Francesco Quatraro – Full Professor of Economics at Turin University – opened the morning session with a talk on the challenges of social inclusion and green growth. The transition requires developing precise solutions based, at the same time, on local and global factors that implement a real revolution while also causing a temporary contraction of the job market. Welfare policies should, therefore, be at the heart of the green transition as a measure to ensure that the persons risking the worst effects of this change have the means for a dignified living. These include migrants and refugees who are geographically and socio-culturally displaced. Alessia Lefebure, the second guest and Dean of Agrocampus Ouest – the French Institute for agricultural sciences –, drew attention to the importance of fostering the social and economic integration of these people – the topic of SDG 4 (ensure inclusive and equitable quality education for all) – and on the limited measures that have been taken in the Northern hemisphere to implement the objectives of the Lisbon Convention, which guarantees fair education and training to all students. In the framework of a transition driven by technological innovation and highly-skilled competences, Lefebure emphasized the need to introduce a paradigm that protects the right of under-skilled or unskilled laborers, where qualification is not a barrier to reach widespread wellbeing. The speaker concluded her presentation with a video [https://www.youtube.com/watch?v=2_uZ8AZfPTU ] that captures the ethical message of a just transition.

The afternoon session focused on the circular economy, renewable energy implementation, and climate change. Toloue Miandar of Bologna Business School moderated the panel that included Alessandra Bonoli – Full Professor of Raw Materials Engineering at Bologna University – Bezawit Eshetu – Ethiopia’s Country Representative at the African Circular Economy Network and Circular Economy Pioneer at the Ellen MacArthur Foundation – Maria Alessandra Ancona – Junior Assistant Professor of Energy Systems and Power Generation at Bologna University – and Salvatore Pascale, Junior Assistant Professor at the Department of Physics and Astronomy, Bologna University. The examples of the European Green Deal and African initiatives evidenced a complex framework of widespread practices that are already changing the  industry and its labour dynamics, although with difficulties due, in the African case, to the lack of centralized leadership and the know-how needed to implement and coordinate them at the continental level.

Saturday 18 Ashoka Italia hosted the second session of the training programme on Social Impact Assessment.

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14 settembre 2021

Prendersi cura dei fragili per curare il pianeta: il primo giorno della International School on Migration affronta il tema della giustizia sociale

Venerdì 10 settembre si è tenuto il modulo inaugurale della International School on Migration 2021 dedicata agli aspetti sociali della transizione ecologica. L’evento, aperto da Andrea Marchesini Reggiani – direttore del comitato organizzativo, esperto di sostenibilità e presidente della cooperativa Lai-momo – ha visto la partecipazione di Elly Schlein, Vice Presidente della Regione Emilia-Romagna, un punto di riferimento per chi si occupa di diritti umani e della migrazione.

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Quattro ospiti hanno partecipato a questa prima giornata, finalizzata a introdurre i temi della Scuola, con particolare attenzione ai rapporti Europa-Africa. La sessione mattutina dei lavori è stata moderata da Sören Bauer, direttore del think tank Revolve Circular, un’associazione austriaca che promuove l’economia circolare, con particolare attenzione all’Africa. Bauer ha presentato Grammenos Mastrojeni, Vicesegretario dell’Unione per il Mediterraneo, che ha parlato di migrazione e cambiamento climatico. Mastrojeni ha discusso soprattutto dei rapporti causali che collegano migrazioni umane e stress ambientale, spiegando che le crisi hanno impatti più violenti sulle zone socialmente fragili dove la sopravvivenza dipende in modo diretto dal mantenimento degli equilibri ambientali. Ha dunque enfatizzato la necessità di immaginare la transizione ecologica come un’operazione sistemica in cui la difesa dei diritti umani è una componente imprescindibile dei programma di sviluppo sostenibile. Il principio che “i muri non funzionano” – per citare Mastrojeni – è stato ripreso da Marta Foresti, direttrice del think tank ODI Human Mobility Initiative Europe e seconda ospite della mattinata. Foresti ha spiegato che bisogna integrare sviluppo e migrazione attraverso policy di gestione adeguate alla situazione eccezionale in cui flussi consistenti di persone si muovono sulla spinta di fenomeni ambientali catastrofici. In particolare, Foresti ha portato l’esempio di alcune iniziative transcontinentali e pratiche di comunità lanciate da attori non governativi e da sindaci di singole città che sviluppano sul campo misure di resilienza e adattamento urbano. Interdipendenza, cooperazione, solidarietà e diritto a un’esistenza dignitosa sono state anche le parole chiave della sessione pomeridiana, moderata da Giovanni Bettini, docente del centro per le “International Development and Climate Politics” dell’Università di Lancaster. Gli speaker sono stati François Gemenne, direttore dell’Osservatorio Hugo sul Cambiamento Climatico e la Migrazione presso l’Università di Liegi, e Nisreen Elsaim, Coordinatrice del Gruppo di giovani consiglieri attivisti per il cambiamento climatico delle Nazioni Unite. Gemenne ed Elsaim hanno posto l’accento sull’impatto negativo delle narrazioni mainstream sui legami tra cambiamento climatico e migrazione sulla percezione della portata sistemica e globale del fenomeno. Ancora una volta, i loro interventi hanno fatto emergere l’importanza di pensare la transizione come ambientale e sociale allo stesso tempo, un impegno da attuare nel presente per garantire a tutti un domani più giusto, prospero e inclusivo.
Ogni intervento è stato seguito da un lungo dibattito che ha coinvolto la platea di partecipanti provenienti da diversi paesi europei e africani che si sono poi incontrati in forma virtuale anche sabato 11 settembre per partecipare alla prima sessione del programma di formazione sulla Valutazione di Impatto Sociale condotto da Ashoka Italia.

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Taking care of the vulnerable to take care of the planet: the first day of the International School on Migration tackles social justice

The opening day of the International School on Migration 2021 took place last Friday, 10 September. The event, which looks into the social dimension of the environmental transition, was opened by Andrea Marchesini Reggiani – head of the organizing committee, sustainability expert, and president of Lai-momo cooperative – and Elly Schlein, Vice President of Emilia-Romagna region and an advocate of human rights.
Four speakers took the floor during the engaging first module on Europe-Africa relations that laid down the foundational notions of the four-module educational initiative. The morning session was moderated by Sören Bauer, head of Revolve Circular, the Austrian not-for-profit media think tank that creates knowledge on the circular economy with a focus on Africa. Bauer introduced Grammenos Mastrojeni, Deputy Secretary of the Union for the Mediterranean, who talked about migration in the context of our ongoing environmental disruption. Mastrojeni pointed to the causal and reciprocal relationship between increased human mobility –  what he says is wrongly labeled “climate migration” – and environmental stress, explaining that crisis hits harder in socially-fragile areas where survival is directly dependent on ecosystem balance. He thus stressed the need to address the green transition as a systemic operation rooted in the knowledge that human rights are at the heart of sustainable development. Mastrojeni’s uncompromising statement that “walls do not work” was taken up by Marta Foresti, director of ODI Human Mobility Initiative Europe. Foresti talked about the need to integrate development and migration in the framework of inadequate European management policies, focussing on the positive example of non-state actors and the mayors of individual cities developing resilient strategies to adapt to fast urban changes. Interdependence, cooperation,  solidarity, and the right to a dignified existence were also the keywords of the afternoon session moderated by Dr. Giovanni Bettini, who teaches at the International Development and Climate Politics center at Lancaster University. The speakers were François Gemenne, director of the Hugo Observatory on Climate Change and Migration at Liège University, and Nisreen Elsaim, Chair of the United Nations’ Youth Advisory Group on Climate Change. Gemenne and Elsaim highlighted the need to change the narrative on climate change and migration in favor of a clear claim that environmental justice is social justice and that achieving social justice in the presence is an insurance for a more inclusive, prosperous, and equitable tomorrow.
The presentations generated a lively debate involving participants from several African and European countries, who convened again on Saturday 11 September to attend Session 1 of our training programme on Social Impact Assessment led by Ashoka Italia.

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31 agosto 2021

I partner della School

L’International School on Migration 2021 vanta una solida rete di partner che sostengono e diffondono il messaggio di sviluppo socialmente sostenibile di cui si fa portavoce. Ogni partner promuove il principio della creazione di lavoro condiviso e crescita orizzontale in ambito locale, nazionale e internazionale, portando avanti le tematiche sociali dell’Agenda 2030 nel mondo dell’imprenditoria e della formazione.

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Global Compact Italia è la fondazione delle Nazioni Unite che diffonde in Italia la cultura della cittadinanza d’impresa e della sostenibilità espresse nel Global Compact internazionale. GCI tutela l’ambiente e i diritti umani e dei lavoratori, supportando gli Obiettivi Globali di sviluppo sostenibile grazie al contributo di una rete di oltre 400 di sostenitori e volontari che nel 2020 hanno incluso, tra gli altri, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e UN Women.

Associazione Coordinamento Agende 21 Locali Italiane promuove lo sviluppo equo e durevole tramite azioni di informazione, sostegno e lobbying che sensibilizzano gli stakeholder del territorio sull’importanza di conciliare crescita economica e tutela della natura e della cittadinanza.   

Kyoto Club è un’associazione romana no-profit che crea conoscenza e promuove interventi per il consolidamento di una cultura d’impresa e sociale ambientalista, valorizzando le buone pratiche di contrasto ai cambiamenti climatici.

Mercato Circolare è una start-up torinese innovativa a vocazione sociale che crea connessioni tra imprese e società civile, promuovendo l’economia circolare e lo sviluppo sostenibile tramite eventi formativi, divulgativi, workshop e sperimentazioni artistiche. 

Ashoka, nata nel 1980 in India e poi diffusasi in 89 paesi del mondo, è la rete che diffonde il messaggio di sostenibilità e innovazione della migliore imprenditoria sociale internazionale. Ashoka accompagna questi “agenti del cambiamento” visionari in un percorso di divulgazione finalizzato a generare sviluppo sociale positivo e diffuso, con una grande attenzione alla misurazione d’impatto. Ashoka Italia, partner ufficiale della Scuola, gestirà il lavoro di gruppo sulle metodologie di valutazione.

B&W: Black and White – The Migrant Trend è un’associazione di promozione sociale con sede a Roma che collabora con la rete nazionale di sartorie sociali, brand e stilisti di origine migrante, creando occasioni di formazione, divulgazione, integrazione e networking tra queste realtà e il mondo del Made in Italy.

BJCEM – Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe et de la Méditerranée è una rete di 47 partner che diffonde il messaggio di solidarietà, rispetto per la differenza e integrazione socio-culturale attraverso l’arte. Ogni anno BJCEM organizza un festival multidisciplinare che propone laboratori, attività formative e performance per giovani artisti da tutte le sponde del Mediterraneo.

NATION 25 è un collettivo artistico italiano e piattaforma artistica che affronta le tematiche della migrazione  in modo critico e creativo, concentrandosi, nello specifico sulle esperienze degli oltre 50 milioni di rifugiati che oggi popolano il pianeta.

CEMORE è il centro di ricerca sulla mobilità fondato nel 2003 all’Università di Lancaster per mappare e analizzare gli aspetti socio-culturali dei fenomeni migratori planetari. Il modello di ‘qualità della vita’ sviluppato dal CEMORE mette al centro della discussione i temi della sostenibilità, dell’uguaglianza, della giustizia e della responsabilità sociale che, dal 2020, confluiscono in una ricerca approfondita sui cambiamenti climatici.

La Scuola di Alta Formazione sulla sostenibilità ed economia circolare di “Unitelma Sapienza” è un’istituzione leader europea che promuove la ricerca e la formazione sui modelli di produzione e consumo non-lineare nella cornice degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. 

Abantu è una cooperativa sociale che dal 2013 porta avanti azioni di sostenibilità sociale, promuovendo lo sviluppo umano e misure di inclusione e democrazia sociale attraverso iniziative di inserimento lavorativo dei migranti orientate a contrastare il disagio e all’emarginazione. Da anni, Abantu porta avanti il laboratorio di moda etica Cartiera che produce accessori in pelle e altri materiali destinati allo smaltimento impiegando lavoratori e lavoratrici in condizione di svantaggio.

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The School’s partners

The International School on Migration 2021 relies on a network of partners that share and support the idea of socially sustainable development. Each partner promotes the goal of creating shared value and fostering horizontal growth in the fields of business and education, at the local, national, and international level and in the framework of Agenda 2030.

Global Compact Italia is the United Nations foundation that endorses the culture of business citizenship and sustainability in Italy, according to the principles of the international Global Compact. GCI safeguards the environment and human and workers’ rights, supporting the Sustainable Development Goals with the help of more than 400 partners, supporters and volunteers, which in 2020 included the Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation, the Italian Ministry of Environment, Land and Sea, and UN Women.

Associazione Coordinamento Agende 21 Locali Italiane encourages equitable and long-lasting development through educational and lobbying actions that raise awareness among Italian stakeholders on the need to combine economic growth with environmental and human safety.   

Kyoto Club is a Rome-based not-for-profit association that creates knowledge and promotes actions to strengthen a socially and environmentally-oriented business culture, promoting good practices that combat climate change.

Mercato Circolare is an innovative start-up from Turin with a social vocation that fosters connections between businesses and the civil society, endorsing the circular economy and sustainable development models with educational events, workshops, and art performances. 

Ashoka is a global network launched in 1980 in India and now active in 89 countries that advocates for sustainability and innovation. Ashoka supports visionary “agents of change,” who are on a mission to generate a widespread and positive social development in the business world, focusing specifically on social impact assessment. As the official partner of the school, Ashoka Italia will lead the participants in the analysis and evaluation of submitted projects.

B&W: Black and White – The Migrant Trend is a Rome-based social promotion association that collaborates with the Italian network of tailoring workshops, brands, and designers with a migrant background, creating training and fostering connections between these realities and those of Made in Italy.

BJCEM – Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe et de la Méditerranée is a network of 47 partners that promotes solidarity, respect for difference and social integration through art. BJCEM organizes an annual multidisciplinary festival featuring workshops, educational activities, and performances involving young artists from all the countries of the Mediterranean.

NATION 25 is an Italian art collective and art platform that critically examines the phenomenon of international migration, focusing specifically on the experiences of more than 50 million refugees around the world.

CEMORE is the research center on mobility founded in 2003 at Lancaster University. CEMORE maps and analyzes the sociocultural aspects of planetary migrations. Its ‘good life’ model promotes sustainability, equality, justice, and social responsibility. Since 2020, CEMORE has focused on the links between climate change and migration.

The Advanced Professional Training School for Sustainability and the Circular Economy at “Unitelma Sapienza” is a leading European institution that promotes research and training on non-linear production and consumption models in the framework of the UN Sustainable Development Goals. 

Abantu is an Italian social cooperative that, since 2013, has endorsed social sustainability, supporting human development and an inclusive and democratic society by creating employment opportunities for migrants. For several years, Abantu has managed the Cartiera ethical social enterprise, where disadvantaged workers create accessories with cast-off leather and fabrics.

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26 agosto 2021

Le raccomandazioni europee sulla responsabilità sociale d’impresa per migranti e rifugiati

Negli ultimi vent’anni la responsabilità sociale d’impresa (RSI) – o corporate social responsibility (CSR) – è stata al centro di importanti trasformazioni dei processi di gestione del mondo del lavoro. Il Libro Verde della Comissione Europea la descrive come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ambientali delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate”
[https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/committees/deve/20020122/com(2001)366_it.pdf].

Questo si traduce in un insieme di comportamenti e buone pratiche di sostenibilità indirizzate ad ottimizzare le relazioni tra le parti e i loro effetti sul mondo circostante. Le imprese si impegnano ad attuare norme e condotte collegate al dialogo e allo sviluppo sociale e al rispetto dei diritti fondamentali con l’obiettivo, sancito ancora dal Consiglio Europeo di Lisbona già nel 2000, di rafforzare la coesione a livello continentale e la competitività dell’industria. 

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La sostenibilità passa dunque per politiche aziendali che riconoscono la complementarietà tra obiettivi economici e sociali, facendosi carico degli effetti delle proprie attività sul mondo. La RSI si presenta dunque come uno strumento fondamentale di tutela delle soggettività vulnerabili nel quadro di una transizione ecologica giusta e inclusiva. Le imprese possono intervenire positivamente sulle condizioni di vulnerabilità di questi soggetti, fornendo protezione sociale, occupazione durevole e un ambiente di lavoro dignitoso che produca indipendenza economica e integrazione del lavoratore nel tessuto della comunità di accoglienza. Ugualmente, possono integrare  norme di ospitalità e accoglienza nelle proprie pratiche di assunzione, partecipando così direttamente alla gestione dei fenomeni migratori.

Il sotto-gruppo per la RSI alla Commissione Europea ha prodotto una serie di raccomandazioni [https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/recommendations-subgroup-corporate-social-responsibility_en.pdf] su questo punto, identificando l’assunzione di migranti e rifugiati come uno strumento strategico per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). In particolare, il gruppo sollecita l’adozione e l’ampliamento di iniziative imprenditoriali e multi-imprenditoriali nazionali, regionali e locali che facilitino l’integrazione di queste soggettività nella forza lavoro. Tra le proposte elencate ci sono attività di valutazione delle competenze, con la possibilità di fornire strumenti di upskilling ai migranti, rafforzamento degli strumenti di gestione e sviluppo delle risorse umane associati al coinvolgimento dei migranti nella forza lavoro e formazione aziendale per i nuovi assunti. Il quarto modulo della International School on Migration 2021 si concentrerà proprio su questi aspetti, lasciando la parola ad alcune aziende che presenteranno i propri modelli di inclusione e sostenibilità sociale alla tavola rotonda del 4 ottobre.

 

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The European recommendations on corporate social responspibility for migrants and refugees

 

In the last twenty years Corporate Social Responsibility (CSR) has been at the core of important changes in business management. The Green Paper of the European Commission describes CSR as  “a concept whereby companies decide voluntarily to contribute to a better society and a cleaner environment.” [https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/committees/deve/20020122/com(2001)366_it.pdf]

This translates in good practices of sustainability aimed at streamlining relationships among partners and  their effects on the outside world. Companies commit to implement norms in favour of social developmoent and respect of human rights with the goal, voiced by the European Council of Lisbon 2000, of enhancing social cohesion at continental level and competitiveness. 

Sustainability is therefore also linked to company policies that acknowledge the complementary nature of economic and social objectives, taking responsibility for the impact of their activities on the surrounding world. CSR is thus a crucial tool of protection of fragile subjects in the framework of a just and inclusive green transition. Companies can improve their status, offering social protection, a stable job and dignified working conditions that yield economic independence and the integration of labourers in the local community. They can also adopt codes of hospitality and reception in their hiring practices, taking an active role in the management of migration.

The sub-group on CSR at the European Commission published a number of recommendations  [https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/recommendations-subgroup-corporate-social-responsibility_en.pdf] on this, identifying the employment of migrants and refugees as a strategic tool to reach some sustainable development goals. In particular, the sub-groups supports the adoption and/or expansion of business or multi-stakeholder initiatives at regional, local, or national levels that facilitate integration of these subjects in the labour force. The topics include skills assessment to identify the upskilling needs of migrants and refugees; capacity building for employers and workers on employing and working with migrants and refugees, and joint mentoring for migrants and refugees within companies. The fourth module of the International School on Migration 2021 will focus on this aspect with a round table on 4 October, where companies will present their models of social inclusion and sustainability.

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21 luglio 2021

Oltre il take-make-waste: la moda ha bisogno di una rivoluzione sociale

Che ruolo ha il settore privato nella transizione ecologica? E, in particolare, come si posiziona la moda in questo contesto? Si parlerà di questo il 4 ottobre a Lampedusa, alla giornata conclusiva della International School on Migration. 

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È diventato ormai un luogo comune associare moda e cambiamento climatico. I dati del suo impatto ambientale sono impietosi e sono la prima ragione per invocare una vera e propria rivoluzione del nostro stile di vita. Il modello lineare di produzione e consumo dei capi – il cosiddetto take–make–waste –  assorbe risorse immense, restituendo al pianeta tipologie molteplici di rifiuti che compromettono i già instabili meccanismi rigenerativi del nostro sistema antropocentrico. Il fast fashion, la moda usa e getta, alimenta comportamenti iper-consumistici che giustificano l’acquisto compulsivo di capi – e l’altrettanto compulsiva eliminazione degli stessi che avviene entro una finestra d’uso sempre più ridotta – come una risposta al susseguirsi acceleratissimo dei trend, una strategia commerciale minuziosa che arriva a immettere sul mercato – fisico e digitale – anche due collezioni in un mese. I report pubblicati da organizzazioni internazionali come la Ellen McArthur Foundation [https://www.ellenmacarthurfoundation.org/assets/downloads/A-New-Textiles-Economy_Summary-of-Findings_Updated_1-12-17.pdf] restituiscono la fotografia di un’industria che fa ancora troppo poco per interrompere la catena dello sfruttamento. 

La pandemia ha anzi esacerbato questo modello commerciale, rendendo ancora più marcati i suoi effetti sui lavoratori e le loro geografie sociali di appartenenza. Il Sud e le periferie del mondo, che sono la fucina della moda usa e getta, hanno subito il contraccolpo dell’atrofizzazione dei consumi scatenata dal lockdown [https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/15487733.2020.1829848?needAccess=true]. La contrazione dei consumi nel Nord ha accresciuto la vulnerabilità sociale nel Sud e messo a nudo la natura sistemica dello sfruttamento in cui produttori e consumatori condividono la responsabilità del cambiamento. Inoltre, alcuni paesi del Sud fungono da discarica dell’enorme quantità di abiti gettati al sistema di consumo del fast fashion [https://www.afrosartorialism.net/2021/02/26/sustainability-files-managing-fashion-waste-in-ghana/] Come risponde il made in Italy a questo stato delle cose? In che modo l’industria leader che alimenta e confeziona da decenni il sogno di fare la differenza affronta la sfida di lasciare spazio alla differenza? Il quarto modulo della School approfondirà le pratiche di transizione sostenibile nell’industria della moda italiana, analizzando in che modo le aziende assicurano il rispetto dei diritti umani e attuano i principi etici di responsabilità verso la collettività, ricerca del benessere, giustizia e uguaglianza.  


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Beyond take-make-waste: fashion needs a social revolution

 

What is the role of the private sector in the green transition? And where does fashion stand in this context? The final session of the International School on Migration happening in Lampedusa on 4 October will address these questions. 

It is well known that fashion has a huge impact on climate change. The figures on its environmental impact are staggering, giving cause for us to call for a revolution of our ways of life. The  take – make – waste linear model of production and consumption of clothes requires immense resources, yields such quantities of material and immaterial waste that compromise the ability of our Anthropocentric planet to regenerate itself.  Fast fashion triggers hyper-consumeristic behaviours of compulsive shopping and disposing of new clothes in short spans of time, taking place in a scenario of hyper-accelerated seasonal change that sees mega retailers producing up to two new collections every month. The reports published by international bodies like the Ellen McArthur Foundation [https://www.ellenmacarthurfoundation.org/assets/downloads/A-New-Textiles-Economy_Summary-of-Findings_Updated_1-12-17.pdf] present the picture of an industry that has not step up yet to ending exploitation. 

The pandemic has instead exacerbated this commercial model, accentuating its negative effects on workers and their social geographies. The peripheries and South of the world, where fast fashion factories are located,  have suffered the consequences of the decline of consumption that followed the lockdown of 2020[https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/15487733.2020.1829848?needAccess=true].  Moreover, a number of countries in the South of the world operate as actual landfills of the huge amount of textile waste generated by the fast fashion system [https://www.afrosartorialism.net/2021/02/26/sustainability-files-managing-fashion-waste-in-ghana/]This phenomenon originating in the richer North increased social vulnerability in the South, unveiling the systemic nature of exploitation and the shared responsibility of producers and consumers to enact change. How has made in Italy reacted to this state of affairs? How is the industry that for decades has nurtured and manufactured the dream of distinction making a difference? The fourth session of the School will examine good practices of sustainable transition in Italian fashion with respect to human rights protection, equality, workers prosperity, and social justice.

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24 giugno 2021

Gli aspetti sociali del Green Deal europeo

Il Green Deal europeo indica il 2050 come data ultima per raggiungere la neutralità climatica in Europa. Cosa significa? Fermare il cambiamento climatico e conquistare la sostenibilità ambientale e sociale richiedono una vera e propria rivoluzione del nostro stile di vita. Alla base di questa transizione c’è un progetto di sviluppo sostenibile alimentato dall’economia circolare, un modello di crescita che restituisce al pianeta più di quanto prende. Questo si traduce in un insieme di iniziative volte a controllare l’inquinamento, ridurre le emissioni di gas serra e minimizzare la dipendenza dalle risorse non rinnovabili con l’obiettivo di attuare pratiche verdi e rigenerative di produzione e consumo e preservare in questo modo la biodiversità – il nostro capitale naturale.

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L’obiettivo finale è passare a un’economia dematerializzata che applica soluzioni innovative e sviluppa relazioni più strette con i consumatori tramite strumenti digitali come i big data, l’intelligenza artificiale e l’Internet delle Cose. L’Action Plan sull’Economia Circolare prevede che il patto verde abbia effetti positivi diffusi sulla qualità della vita, promuovendo inclusione e prosperità sociale “a condizione che i lavoratori acquisiscono le competenze necessarie per la transizione verde”. Ma tutti i cittadini e le cittadine che vivono in Europa sono pronti/e a fare questo passo? Mentre alcuni settori della popolazione si adatteranno facilmente ai cambiamenti che ci aspettano, altri probabilmente resteranno indietro. Si tratta delle frange dei meno preparati e degli emarginati, inclusi i migranti, che hanno già un accesso limitato al mercato del lavoro. L’economia sociale promossa dal Green Deal rifletterà la capacità dell’unione e delle autorità locali di attuare policy di supporto, solidarietà e cura di queste soggettività vulnerabili. Su questo lavoreranno docenti e partecipanti alla International School on Migration di settembre, sviluppando una lettura critica delle policy proposte per proporre soluzioni a sostegno di una crescita realmente inclusiva per tutti. https://www.migrationschool.eu/

La transizione deve infatti essere accompagnata da politiche solide di sostegno sociale. Le azioni da attuare dovranno combattere la disuguaglianza e la polarizzazione, sia in termini di possibilità che di condizioni delle persone, rese ancora più urgenti dal passaggio al digitale reso necessario dalla pandemia. Consentire a tutti/e di acquisire le competenze e abilità per partecipare all’economia non lineare è uno dei punti fermi del percorso verso un futuro sostenibile. Per raggiungere questo obiettivo, l’Europa intende adottare un nuovo Patto per le Competenze e una “Skills Agenda”. Per saperne di più su questa strategia di economia sociale visita questo link: https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/economy-works-people_en

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The social side of the European Green Deal

 

The European Union set 2050 as the deadline to become the first climate-neutral continent. What does it mean, in practice? Halting climate change will require a revolution of our way of life and a vision of sustainability that has environmental and social goals. The building blocks of the European Green Deal are sustainable development and a circular economy model that gives back to the planet more than it takes. This translates into a set of actions targeted at controlling pollution, reducing gas emissions, and minimising dependency on non-renewable materials, in order to implement cleaner and regenerative practices of production and consumption that preserve Europe’s biodiversity – its natural capital.

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The final objective is moving towards a dematerialised economy of new relationships with consumers and innovative solutions powered by digital technologies like big data, artificial intelligence, and the Internet of Things. The Circular Economy Action Plan envisions that the Green Deal will have positive widespread effects on quality of life, fostering inclusion and prosperity, “provided that workers acquire the skills required.” Indeed, are Europeans fit for this? Whereas sectors of the population will easily adapt to the changes ahead, others will most likely be left behind. These are the culturally-disempowered, the migrants, the uneducated that already have limited to no access to the labour market due to low qualifications. The social economy that will grow out of the Green Deal will reflect whether Europe will be able to implement policies of care and support of its vulnerable subjects. The speakers and participants of the forthcoming International School on Migration will look critically at Europe’s green policies, elaborating solutions in support of a truly inclusive growth for all. https://www.migrationschool.eu/

The transition must be accompanied by solid social policies. Actions will have to be aimed at combating inequalities and polarization of people’s possibilities and conditions, which have become even more urgent in the light of the switch to digital accelerated by the pandemic. Developing skills and abilities to bring everyone up to date with the functioning of the non-linear economy is a mandate of the path to a sustainable future. To meet these goals the Union will implement an updated Skills Agenda, a new Pact for Skills, and the Action Plan for Social Economy. Read more about Europe’s plan for the social economy at this link: https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/economy-works-people_en

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07 giugno 2021

Sono aperte le iscrizioni alla prossima International School on Migration. Si parlerà di transizione ecologica e inclusione sociale

Dopo una pausa di due anni torna l’International School on Migration, il progetto di Africa e Mediterraneo e coop. Lai-momo che dal 2016 crea conoscenza e consapevolezza sui temi della migrazione e dell’interdipendenza globale. L’edizione del 2021, inserita nell’ambito del progetto europeo Snapshots from the Borders, è dedicata all’impatto sociale della transizione ecologica e formerà i partecipanti a pensare e praticare la sostenibilità in chiave inclusiva e democratica.

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L’anno scorso l’Unione Europea con il Green Deal ha formalizzato l’impegno per il passaggio a un sistema di crescita a impatto ambientale zero che assicuri un livello orizzontale e diffuso di prosperità sociale. La sfida dell’Agenda 2030 sarà estendere l’obiettivo del benessere collettivo alle soggettività fragili e culturalmente prive di potere, in particolare quelle che giungono in Europa sull’onda di migrazioni accelerate dal cambiamento climatico. Fornire lavoro dignitoso sarà fondamentale per garantire l’assorbimento di questi flussi e creare la società giusta e tollerante che immaginiamo oggi.

La prossima edizione della School approfondirà le opzioni di sviluppo sostenibile e giustizia sociale inerenti all’inclusione in Europa e ai rapporti Europa-Africa nati intorno alla sfida ambientale attuale, avvalendosi della partecipazione di esperti, accademici e attivisti ambientali. Le quattro sessioni proporranno altrettanti percorsi analitici multidisciplinari sulle basi giuridiche internazionali della transizione ecologica, gli strumenti di uguaglianza e inclusione del nuovo mercato del lavoro e il ruolo di autorità locali e settore produttivo nella transizione ecologica – in particolare a lampedusa si incontreranno alcuni stakeholder della moda. I partecipanti prenderanno parte a dei project work indirizzati ad approfondire il tema della valutazione di impatto delle buone pratiche di sostenibilità sociale e ambientale.

L’evento prenderà il via il 10 settembre e si svilupperà in 4 moduli, di cui tre saranno on-line. L’ultimo si svolgerà invece in presenza e online sull’isola di Lampedusa il 3, 4 e 5 ottobre, in concomitanza con l’anniversario del naufragio del 3 ottobre 2013.

Le iscrizioni sono già aperte. La registrazione early bird, che permette di partecipare alla International School al costo ridotto di 150 €, è valida fino al 31 luglio.

https://www.migrationschool.eu/registration/

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Registrations are now open for the International School on Migration 2021, on social inclusion and the ecological transition

The International School on Migration, the project by Africa e Mediterraneo and cooperative Lai-momo, is back after a two-year hiatus. Since 2016, the School has been raising awareness and creating knowledge on migration and global interdependency. The 2021 edition will focus on the social impact of the ecological transition, training participants on practicing sustainability in inclusive and democratic ways.

Last year the European Union announced the Green Deal, formalising its commitment to moving toward a zero-impact growth model that will ensure widespread and horizontal levels of social prosperity. The challenge of Agenda 2030 is to extend the goal of collective well-being to vulnerable and culturally-powerless subjectivities, especially climate migrants. Providing dignified employment will be crucial to ensuring that these flows are absorbed and creating the tolerant and just society that we imagine today.

The School’s upcoming edition will delve, with the help of experts, scholars, and climate activists, into the options of sustainable development and social justice inherent in the European inclusion and the Europe-Africa relationships connected with the contemporary environmental challenge. The four sessions will offer multidisciplinary analyses on the international legal bases of the ecological transition, the tools of equality and inclusion of the new job market, and the role of local authorities and the private sector in the ecological transition. In particular, some fashion stakeholders will take part in the Lampedusa session scheduled for October. The participants will also join project works aimed at exploring the theme of impact assessment of good practices of social and environmental sustainability.

The School will start on 10 September and will be divided into four sessions. The first three will take place online, the fourth will be held in person on the island of Lampedusa on 3, 4, and 5 October, in conjunction with the anniversary of the shipwreck of 3 October, 2013.

The early-bird registration is open until 31 July to get a discounted fee of 150€.

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26 marzo 2021

Tutela ambientale, rifiuti ed economia circolare in Africa. È aperta la nuova call for papers di Africa e Mediterraneo

Secondo le stime delle Nazioni Unite, da qui al 2050 il mondo consumerà risorse pari a tre pianeti, a fronte di una crescita della popolazione che, nello stesso periodo, raggiungerà i 9,6 miliardi di persone. Ci troviamo di fronte a un aumento della domanda di materie prime necessarie allo sviluppo economico e al tempo stesso a una scarsità delle risorse, che mette in crisi un modello economico a crescita illimitata.
Già nella Conferenza di Rio de Janeiro nel 1992 si era espresso un consenso sulla necessaria cooperazione nella lotta al degrado ambientale, con responsabilità comuni ma differenziate: le nazioni più sviluppate hanno riconosciuto la loro responsabilità verso uno sviluppo sostenibile, sulla base della loro maggiore impronta sul pianeta e delle risorse tecnologiche e finanziarie che possiedono. Negli ultimi anni il tema è affermato in maniera sempre più urgente, in particolare con i 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile, adottati dalle NU nel 2015 all’interno dell’Agenda 2030.

Nei Paesi africani gli attivisti e le organizzazioni della società civile da tempo sollevano il tema (l’esempio di Ken Saro-Wiwa resta paradigmatico, così come quello di Wangari Maathai), e non mancano iniziative a livello continentale, come la creazione nel 2008 della piattaforma Pan African Climate Justice Alliance, che riunisce più di 1000 organizzazioni e comunità.

plastic-bottles-115071_1920Nella consapevolezza dei fattori che contribuiscono al degrado ambientale, a partire dal predominio del modello di sviluppo “energivoro”, l’Africa si trova tuttavia a dover gestire varie dimensioni: l’essere ormai attore globale che dialoga, commercia e si allea con tanti partner secondo i propri interessi (EU, USA, Cina, India, Turchia, mondo arabo, ecc.); il voler crescere e creare condizioni per il mercato interno (è stata da poco creata l’African Continental Free Trade Area-AfCFTA) e per gli investimenti esteri, valorizzando al meglio le sue risorse (naturali e umane); il dover accrescere drammaticamente le infrastrutture materiali (strade, ferrovie, porti, aereoporti, energetiche) e immateriali e l’utilizzo sostenibile delle fonti energetiche.
Un tema cruciale è quello dei rifiuti smaltiti in Africa, nonostante sia in vigore dal 1998 la Convenzione di Bamako che proibisce ai Paesi africani di importare rifiuti pericolosi, compresi quelli radioattivi. Oltre che sulla circolazione globale di questi materiali, da reinserire in catene di valore, è necessario concentrarsi sulla condizione dei raccoglitori di rifiuti che vivono in condizioni di grave marginalità, impiegati in lavori pericolosi e sottopagati e, ancora a monte, sul problema della crescita dei consumi. Tutto questo crea opportunità e contraddizioni che dovranno sfociare in una via alla crescita sostenibile concepita e voluta dagli Africani.

Dal punto di vista delle istituzioni, un rilancio green arriva in Africa dalla visione dell’Agenda 2063, the Africa we want, un piano strategico comune per la trasformazione socioeconomica del continente lanciato nel 2013 dall’Unione africana. Parallelamente, la strategia per l’Africa del Global Compact delle NU richiama il ruolo del settore privato e dell’impresa responsabile, al fine di “creare mercati più integrati, società più resilienti e raggiungere uno sviluppo duraturo e sostenibile”, mentre l’Unione europea ha varato nel 2020 il Green New Deal, che prevede anche una strategia di partenariato con l’Africa basata su un nuovo mix di aiuti e di investimenti privati per creare insieme con alleanze e crescita sostenibile. La devastazione economica e sociale portata dalla pandemia Covid-19 nel continente sembra stimolare un’accelerazione dell’azione dei vari stakeholder: nel 7° Africa Regional Forum on Sustainable Development tenutosi dall’1 al 4 marzo 2021, l’idea che ha permeato gli interventi è che la ricostruzione post-Covid-19 dovrà seguire traiettorie green e tendenti alla minima emissione di carbonio.

climate-change-2241061_1920Una risposta a queste sfide è individuata nella transizione verso l’economia circolare, che può aprire nuovi scenari, tra cui la sicurezza energetica, la minore dipendenza dagli altri Paesi, la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Le sue declinazioni sono molteplici: ad esempio, il settore della moda produce interessanti progetti applicando questi principi, mentre quello della produzione agricola e del food sta sperimentando da tempo nuove soluzioni tecniche. Dal punto di vista espressivo, se il riciclo è da molto tempo interpretato tecnicamente e tematicamente dagli/lle artisti/e africani/e, il mondo della comunicazione è sempre più impegnato in questa direzione. Anche il mondo accademico africano si interroga sulla persistenza degli approcci scientifici occidentali nelle università del continente, mentre invece inserire le conoscenze indigene nei curriculum di studio porterebbe risultati applicativi più adatti. Inoltre, molte culture africane sono tradizionalmente sostenibili e le pratiche del recupero stanno ritornando molto tra i giovani. In questo senso anche il recycling/upcycling assume un valore diverso, improntato non solo all’innovazione, ma anche all’imprenditoria sociale e culturale.

A partire da queste premesse, il nuovo dossier di Africa e Mediterraneo vuole approfondire il concetto di economia circolare in Africa, indagandone le diverse sfaccettature, con il suo consueto approccio multidisciplinare. Tra le questioni su cui questo dossier intende concentrarsi:

  • Quali sono le connessioni tra politiche e pratiche di economia circolare in una prospettiva africana? Come si intrecciano le politiche di lungo termine con le micro-pratiche di riciclo dei rifiuti urbani, industriali, agricoli? Quale può essere il ruolo della società civile e della ricerca scientifica nel favorire un cambiamento di paradigma su larga scala? Quale il ruolo del settore privato?
  • Come cambia la categoria del consumo e come cambia lo statuto di un oggetto nelle traiettorie che esso compie, da scarto a oggetto di valore? Si sta formando una nuova estetica nel continente relativa agli oggetti derivati da modelli produttivi basati sull’up-cyling?
  • Se si tende a pensare alla sostenibilità incrociando fattori ambientali, economici e socio-politici, cosa succede se si prova a spostare l’attenzione sulle componenti culturali?
  • In Africa sostenibilità significa esplicitamente ripensare i rapporti di potere globale e assumere un ruolo di leadership per il Sud del mondo. Si tratta di un ripensamento profondo, un progetto che ben si inserisce nel filone della decolonialità. Che ruolo possono avere formazione, comunicazione, filosofia ed espressione artistica in questo processo?
  • Sguardi letterari presenti e passati (ad es., Ayi Kwei Armah in Ghana, Ken Bugul in Senegal e Benin, Bessie Head in Botswana, ecc.)

Scadenza per l’invio:

Le proposte (400 parole al massimo) dovranno pervenire entro il **30 aprile 2021** agli indirizzi s.federici@africaemediterraneo.it e s.saleri@laimomo.it Le proposte saranno esaminate dal comitato di redazione. In caso di accettazione la consegna del contributo, completo di abstract (100 parole, in inglese) e bionota, dovrà avvenire entro il **30 giugno 2021**.
Africa e Mediterraneo si avvale di peer reviewers. Gli articoli e le proposte potranno essere inviate nelle seguenti lingue: italiano, inglese e francese.

Di seguito è possibile leggere e scaricare la call for papers in italiano:

Di seguito è possibile leggere e scaricare la call for papers in inglese:

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