Sabato 31 marzo, alle 18.30, presso la Biblioteca Dergano-Bovisa di Milano, saranno presentati gli ultimi due numeri della rivista “Africa e Mediterraneo” sul Senegal e la diaspora senegalese e sulla figura del grande scrittore sudafricano Lewis Nkosi.
L’iniziativa, organizzata in collaborazione con il Centro Culturale Multietnico La Tenda, intende dedicare uno spazio di approfondimento ai dossier “Il Senegal e la diaspora senegalese” e “Lewis Nkosi: Sudafrica, esilio, scrittura”, per far luce sull’attualità politica della “primavera senegalese”, grazie al supporto del mosaico di arte, letteratura, musica, politica e società senegalese fornito dal penultimo numero della rivista, e per riflettere sull’apartheid sudafricano, attraverso l’esperienza vissuta dal celebre giornalista e scrittore Nkosi.
Durante l’incontro, sotto il coordinamento della direttrice di “Africa e Mediterraneo” Sandra Federici, sarà possibile ascoltare gli interventi dello scrittore Pap Khouma, della Professoressa dell’Università del Piemonte Orientale Francesca Romana Paci, della Professoressa dell’Università di Milano Itala Vivan e del linguista del Centro Orientamento Studi Africani Ndiaye Mbaye.
Parole chiave : Africa e Mediterraneo, Biblioteca Dergano-Bovisa, Centro Culturale Multietnico La Tenda, Francesca Romana Paci, Itala Vivan, Lewis Nkosi, Ndiaye Mbaye, Pap Khouma, sandra federici, Senegal
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11 luglio 2011
49° Journée Internationale de la Femme Africaine
In occasione del 49° anniversario della “Journée Internationale de la Femme Africaine”, promossa dall’ONU e dall’OUA nel 1962, l’OFAD (Organisation des Femmes Africaines de la Diaspora) promuove una giornata interamente dedicata al ruolo della donna africana in ambito socio-economico, che si terrà venerdì 15 luglio 2011 (dalle ore 13.30 alle ore 17.45), presso l’Assemblea Nazionale (Palais Bourbon), a Parigi.
In qualità di madrina d’eccezione, parteciperà alla giornata Ellen Johnson Sirleaf, attuale Presidente della Liberia. Una presenza importante quella di Ellen Johnson Sirleaf, prima donna nera al mondo divenuta Presidente di stato e prima donna ad esser stata eletta come capo di stato in Africa; una partecipazione significativa, che sottolinea l’evoluzione e la crescita del movimento di emancipazione femminile portato avanti dalle donne africane nel corso di questi anni.
L’autore del manifesto della giornata è il noto fumettista congolese Serge Diantantu, le cui opere hanno spesso grande rilevanza sociale, come “Bulambemba, mémoire de l’esclavage” e il suo ultimo libro Femme Noire, d’Afrique, d’Amérique et des Antilles, pubblicato da Caraïbéditions questo.
La storia delle donne africane non manca di figure eroiche, sapientemente presentate da Diantantu, che raccoglie le biografie di una trentina di donne di origine africana che hanno assunto rilevanza storica a livello mondiale. L’autore dedica illustrazioni a ognuna di queste “donne d’eccezione”, in modo tale che il lettore possa conoscere e scoprire il loro percorso e la loro esperienza.
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18-01-2011
La Fondazione Euro-mediterranea Anna Lindh ha annunciato i vincitori del Premio regionale di letteratura per bambini dal titolo “Leggere qui, lì e ovunque”. Il premio annuale mira a incoraggiare e promuovere la pubblicazione di libri per bambini, scritti in lingua araba e non tradotti, nonché a supportare il processo di produzione letteraria sia a livello nazionale che regionale.
I vincitori dell’ultima edizione del Premio sono i seguenti:
– Ahlam Al Hayawanat, scritto e illustrato da Walid Taher, pubblicato da Dar El Shorouk, Egitto.
– Al Ta’a Al Marbouta Tateer, scritto da Ibtissam Barakat e illustrato da Housni Radwan, pubblicato da Tamer Institute for Community Education, Palestina.
– Al Aayn, scritto da Dr. Afaf Tuballah e illustrato da Dr. Hanadi Sliet, pubblicato da Nahdet Mist Publishing Group, Egitto.
– Temsaheyya, scritto da Dr. Najla Nasseir Bashour e illustrato da Yasmine Nashabah Te’an, pubblicato da Tala Establishment, Libano.
– Kitab Al Duhk wa Al Buka’a, scritto da Fatima Sharrafeldine e illustrato da Sinan Hallak, pubblicato da Asala for Publishing and Distribution, Libano.
Gli editori di ciascun titolo vincitore riceveranno un premio pari a 2000 euro, mentre ogni autore e illustratore rispettivamente 1000 euro. La giuria, inoltre, ha deciso di conferire anche la menzione d’onore ad alcuni autori del Libano e dell’Egitto.
Nel mese di marzo la Fondazione organizzerà una cerimonia pubblica, in occasione della quale presenterà il premio ai rappresentanti delle case editrici, agli autori e agli illustratori dei libri vincitori, nonché a coloro che hanno ricevuto la menzione d’onore.
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27 maggio 2010
31/12/2010- Concorso letterario nazionale “Lingua Madre”
Diamo notizia della VI Edizione del Concorso nazionale “Lingua Madre”.
Il concorso è organizzato dalla Regione Piemonte e dal Salone Internazionale del Libro.
Si tratta di un concorso letterario rivolto alle donne straniere residenti in Italia che vogliono approffondire e comunicare il rapporto tra la propria realtà e quella che le accoglie.
Una sezione particolare è inoltre, dedicata alle donne italiane che vogliono raccontare storie di donne straniere e fare da tramite tra differenti culture.
É previsto un premio in denaro per le prime tre classificate:1000 euro per la 1° classificata, 500 euro per la seconda, 400 euro per la terza e ci sarà un premio Sezione Speciale per le “Donne Italiane Raccontano le Donne Straniere” di 400 euro. Verrà rilasciato un diploma e le vincitrici potranno essere coinvolte, a discrezione del concorso, in attività e presentazioni.
Gli elaborati devono prevenire entro il 31 dicembre 2010 a:
Concorso letterario nazionale Lingua Madre
CASELLA POSTALE 427
Via Alfieri, 10 – 10121 Torino Centro
Parole chiave : concorsi, Donne, Letteratura, Premi letterari
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08 aprile 2010
Razzismo e pregiudizio, il limite fra conscio e incoscio
Di Biancoenero
Ho recentemente trascorso una settimana a New York. Camminando per strada sono stato fermato da due giovani eleganti, che mi hanno chiesto se fossi ebreo. Ho risposto che, benché non di religione ebraica, ho alcuni parenti ebrei. Allora mi hanno domandato se mia madre fosse ebrea. Alla mia risposta negativa, mi hanno gentilmente salutato. Anche nel diritto romano “mater certa est”. Così in quello ebraico: per essere ebrei occorre la madre ebrea.
E’ chiaro che quei ragazzi, in una città come New York, nella quale la comunità ebraica è molto forte, cercavano nuove persone da affiliare. Queste dovevano però essere “ebrei”. Per loro e per chi organizza questo proselitismo “essere ebrei” è innanzitutto un fatto genetico. Di fronte a un atteggiamento così selettivo viene spontaneamente alle labbra la parola “razzismo”. No, non si tratta di razzismo. Il razzismo è proporre e approvare leggi che discriminano su base biologica gli esseri umani. Questa comunità, pur praticando una chiusura nei confronti degli altri antipatica e poco produttiva, non è razzista.
Proprio in questi giorni a New York va molto un bel libro di Gladwell, che si intitola “Blink”, sulle nostre procedure intellettuali inconsce e istantanee. In particolare si menziona un test, che è possibile anche fare on-line.
L’Implicit Association Test funziona così: prima si chiede alla cavia di attribuire delle parole a uno dei due insiemi denominati “bene” e “male”. Parole tipo “bellezza”, “gioia” e “luce” andranno nella prima categoria, mentre parole tipo “diavolo”, “violenza” e “dolore” nella seconda. Dopo di che si chiede alla cavia di attribuire parole a una delle due categorie composte “bene o di cultura afro-americana” e “male o di cultura anglosassone”.
Il risultato è che in generale gli americani bianchi, pur dichiaratamente anti-razzisti, diminuiscono la rapidità delle loro prestazioni ad associare parole evidentemente positive in una categoria dove ci può stare anche qualcosa di afro-americano. Questo significa che il loro inconscio possiede associazioni negative implicite per ciò che è afro-americano. Ognuno di noi presumo abbia associazioni negative implicite per ciò che è diverso e positive per ciò che è simile a lui. Questo non è razzismo, chiaramente. E’ un fenomeno, però, che va seriamente preso in considerazione e discusso. Certo quegli ebrei danno un po’ troppa importanza alle loro IAT anti-gentili.
Parole chiave : Blink, comunità ebraica, Gladwell, Implicit association test, New York, razzismo
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18 febbraio 2010
Festival della letteratura africana a Brussels
Giovedì 4 e venerdì 5 febbraio Africa e Mediterraneo ha partecipato al Festival della letteratura africana (Salon des Littèratures africaines) a Bruxelles nel quartiere di Matonge, cuore della cultura e della comunità africana nella capitale belga.
Si è trattato di una manifestazione interessante, con grande partecipazione di pubblico e in cui abbiamo avuto modo di assistere ad incontri e dibattiti con artisti e scrittori africani. Sono stati giorni di vivace attività intellettuale, attraverso i quali si sono potute ascoltare le diverse voci provenienti dall’Africa e dalla diaspora africana in Europa. Si è potuto assistere infatti, a confronti tra gli autori e tra coloro che hanno partecipato al festival: confronti spesso molto appassionati. Chiunque ha potuto far sentire la propria voce, in quanto gli interventi venivano incoraggiati, rendendo così la manifestazione un luogo di scambi e d’incontri. Interessante il dibattito nato durante la conferenza della giornata inaugurale intitolata “Littérature africaine et les jeunes d’Europe”. Gli autori (Christian Kamtchueng, Serge Boutsindi, Fatouma Sidibé), hanno dovuto rispondere a domande e a riflessioni da parte del pubblico, che ha ascoltato con attenzione i loro interventi. Punto cruciale di questo dibattito, ma anche delle conferenze delle giornate successive, è stato il ruolo della letteratura come mezzo di comunicazione e di insegnamento della storia dei Paesi dell’Africa nei confronti dei giovani. I libri venivano visti come strumento di rinascita sociale e politica e per legare l’Africa alle sue genti. C’era chi polemizzava e riteneva che i romanzi non potessero essere un mezzo efficace, in quanto non rappresentano un vissuto reale e provocano un distorsione quindi, della realtà. Si è arrivati infine, alla conclusione che scrivere e trasmettere un proprio pensiero vuol dire comunicare e che attraverso la letteratura si possano invogliare le persone a conoscere la verità.
Il festival è stato un modo inoltre, per entrare in contatto e conoscere differenti realtà. Incontri e discussioni davanti ad un bicchiere e un piatto colmo di specialità culinarie. Sullo sfondo gli stand in cui potersi avvicinare per sfogliare o per comprare un libro. Stand in cui anche Africa e Mediterraneo ha avuto il suo spazio, in cui poter presentare i propri fumetti africani e i cataloghi dei concorsi passati di Africa Comics.
L’arte della scrittura ed il piacere della lettura hanno fatto da contorno ad uno scambio di opinioni e di pensieri, a cui hanno partecipato personalità più o meno influenti, come ad esempio l’ambasciatore del Congo in Belgio, che è intervenuto venerdì 5 febbraio alla presentazione della guida turistica sul Congo, intitolata Petit Futè.
La letteratura ancora una volta è stata dunque, uno strumento di comunicazione, un mezzo di conoscenza, un filo che lega culture, paesi, popoli e che si pone come obiettivo quello di non disperdere l’enorme patrimonio culturale e storico di un intero continente, qual è l’Africa.
Parole chiave : Bruxelles, Festival, Letteratura
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14 settembre 2009
Recensione – “L’arrivée de mon père en France”
Segnaliamo volentieri il sito della scrittrice Martine Storti il cui ultimo libro, L’arrivée de mon père en France, è stato recensito nell’ultimo numero di Africa e Mediterraneo. Per l’occasione ripubblichiamo di seguito la nostra recensione.
Martine Storti,
L’arrivée de mon père en France
Éditions Michel De Maule, 2008
pp. 219, euro 20,00
Ormai il nostro è diventato quasi un rendez-vous abituale per riflettere sul complesso e purtroppo sempre più drammatico fenomeno migratorio.
Questa volta il trait-d’union tra migrazioni di ieri e migrazioni di oggi, tra passato e presente, tra Italia e Francia, tra storia e attualità è il libro della giornalista Martine Storti.
L’arrivée de mon père en France è un libro ibrido, come qualcuno l’ha definito: un racconto, ma anche un saggio, un romanzo di riflessione famigliare, ma anche un documento giornalistico.
Con una scrittura viva e fluida la Storti punta il riflettore su quelli che sarcasticamente definisce “i miserabili che non hanno ancora trovato il loro Hugo”, ovvero gli immigrati, i rifugiati, i clandestini, gli esiliati, le vittime delle politiche sicuritarie del Nord del mondo.
L’autrice ha avuto l’ispirazione per scrivere questo libro a Calais. Più precisamente dalle parole di alcuni stranieri accampati vicino al porto di questa città di frontiera, città che insieme a Patrasso, a Ceuta e a Melilla è divenuta una zona di stallo in cui ogni mattina, per anni, i migranti si svegliano sperando che quel giorno possa essere quello decisivo per riuscire ad arrivare nella propria Eldorado.
A Calais quelli che cercano di arrivare in Inghilterra ripetono “Abbiamo un fratello, uno zio, un parente di là che ci aspetta”: dopo aver sentito questa frase ripetuta decine di volte la giornalista si è chiesta se anche il padre Matteo, operaio italiano, all’inizio degli anni ’30 quando varcò la frontiera alla volta di Parigi utilizzò le stesse parole. In fondo anche lui come molti altri italiani aveva deciso di lasciare un paese dove il Regime fascista aveva iniziato la sua guerra ai diritti fondamentali, alla ricerca di un futuro migliore, con la speranza di poter contare su membri della famiglia espatriati anni prima.
E così la giornalista ha iniziato a porsi delle domande: “Come è arrivato mio padre in Francia?”, “Cosa ha passato nella sua esperienza di migrante?”, “E’ stato anche lui fermato e umiliato alla frontiera?”, “E l’inserimento nel contesto francese come è avvenuto?”.
Sfortunatamente questo desiderio di scoprire le proprie radici e l’iter affrontato dal padre sono arrivati solo tardivamente, come se il processo che ha fatto dimenticare ai politici di oggi che il fenomeno migratorio è vecchio come l’uomo avesse investito anche lei. E quando ormai il padre non c’è più e come lui gran parte degli altri potenziali testimoni, all’autrice non resta che ipotizzare, basandosi sui pochi ricordi, sui dati della Storia e rimpiangendo di non aver fatto le domande quando era il momento.
La sua ricerca però ci permette di ri-aprire una pagina della storia che può indurre alla riflessione sulle politiche attuali: allora come oggi si poteva parlare di caccia all’immigrato.
Negli anni ’30, infatti, in Francia convergevano le masse rese apolidi dalla ridefinizione dei confini nell’est europeo, la maggior parte degli antifascisti italiani, i tedeschi perseguitati dal nazismo e, dopo il ’35, gli ebrei tedeschi. Nel maggio del 1938 il governo Deladier emanò un decreto che consentì di internare in centri speciali di raccolta chiunque non fosse di nazionalità francese.
Certo non è il caso di banalizzare, nè di giungere a semplificazioni attraverso similitudini tra contesti politico-temporali e storici diversi, tuttavia ritengo fondamentale partire da queste considerazioni per riformulare certi pensieri che guidano le politiche di oggi, per evitare il ripetersi di errori aberranti.
La Storia non si fa con i se e con i ma, ma dalla storia si possono imparare molte lezioni, per questo consiglio vivamente di leggere questo libro, che propone un viaggio emozionante tra il passato e il presente.
Elisabetta Degli Esposti Merli
Parole chiave : Martine Storti, N67
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05 agosto 2009
Poesia – “Le chant de l’exil” di Kama Kamanda
Su richiesta di una nostra lettrice pubblichiamo volentieri una poesia di Kama Kamanda ripresa dall’archivio di Africa e Mediterraneo.
Le chant de l’exil
Je quitte mes songes
Je pars avec le vent du refus
Pour un horizon sans figures sans cris
Et sans langage clôs
Où désormais se prolonge la grâce
Du pauvre et de l’égaré
Je pars fredonnnant le chant spectral
De nos ancêtres aux brisures recommencées
Que dessinent les yeux de mon peuple
Témoins de mes tourments
Je pars au pays de l’oubli
Où nul ne verra mon visage scellé
Ni ne consultera mon historie mêlée
D’héritages lointains et de poussière
Je pars sans offrandes
Comme le mort sans tombe et sans bannière
Avec ma mémoire dépeuplée
Dans le silence de la nuit sans fin
Il canto dell’esilio
Lascio i miei sogni
Parto col vento del rifiuto
Per un orizzonte senza visi senza grida
E il suo linguaggio chiuso
Dove ormai si allunga la grazia
Del povero e del disperso
Parto canticchiando un canto spettrale
Dei nostri antenati dalle piaghe riaperte
Che disegnano gli occhi del mio popolo
Testimoni dei miei tormenti
Parto per il paese dell’oblio
Dove nessuno vedrà il mio viso sigillato
Né consulterà la mia storia impastata
D’eredità lontane di polvere
Parto senza offerte
Come la morte senza tomba e senza insegne
Con la mia memoria spopolata
Nel silenzio della notte senza fine.
Parole chiave : Kama Kamanda, poesia
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31 luglio 2009
Recensione – “La Madonna di Excelsior”, di Zakes Mda
Riporto qui un brano del romanzo La Madonna di Excelsior, di Zakes Mda (2002, ed. it Edizioni e/o 2006, traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini), uno dei migliori scrittori sudafricani. Il romanzo racconta la storia di una donna, Niki, abitante nella township Mahlatswetsa, accanto alla città di Excelsior, e del caso che nel 1971 coinvolse 19 cittadini accusati di avere avuto rapporti sessuali tra bianchi e neri e di avere quindi violato l’Immorality Act. Niki partorisce una bimba meticcia, Popi, bellissima ma sempre discriminata dai neri per il suo aspetto “misto”. Popi è in realtà il frutto di una vendetta nei confronti di una donna che aveva impietosamente umiliato Niki: è per questo che Popi accetta la relazione con il marito.
La descrizione di questi rapporti extraconiugali tra nere e bianchi, in cui le nere sono oggetto di inconfessabile desiderio – perché proibite dalle leggi dello Stato e della religione – ma anche di sopraffazione, è inserita con efficace contrasto nei quadretti dell’ambiente ipocrita, moralista e basato sulla violenza in cui erano barricati i bianchi nell’epoca dell’Apartheid.
Ma il romanzo, seguendo le vicende della protagonista, racconta anche la crisi e il crollo di questa società “ideale”, e la salita al potere della maggioranza africana nella Nazione Arcobaleno di Mandela. Questo cambio epocale viene raccontato attraverso il caso del consiglio comunale della cittadina di Excelsior, dove i vecchi consiglieri afrikaner si trovano seduti accanto a nuovi politici neri, abitanti della township, e con un sindaco nero, Viliki, il fratello maggiore di Popi in precedenza impegnato nel movimento anti-Apartheid.
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Parole chiave : Apartheid, Chimurenga, Excelsior, Immorality act, Nelson Mandela, Sudafrica, Zakes Mda
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09 luglio 2009
Un reading poetico in Mozambico
Ho visto un reading di poeti “Poetry Africa” al centro culturale franco mozambicano di Maputo e mi ha colpito molto: il pubblico partecipava, era coinvolto (ed erano almeno 150 persone). Applaudivano, facevano gli ululati di festa, rispondevano e dialogavano con i poeti sul palco… Erano poeti di vari paesi africani. Io sono arrivata appena prima dell’esibizione di Lebo Mashile, cantante, poeta e presentatrice della televisione sudafricana. Ricordo la poesia che iniziava ogni paragrafo con “What kind of a woman…?” ed enunciava i dolori, le fatiche e le gioie delle donne. Il pubblico era entusiasta, anche perché Lebo è una star della televisione.
Poi ha preso la parola Paco Sininho, poeta di Maputo, accompagnato da un giovane virtuoso suonatore di marimba, lo strumento nazionale mozambicano. Mi ha spiegato Matteo Angius dell’Istituto Camoes di Maputo, che era seduto a fianco a me, che Sininho lavorava in banca e ha lasciato il lavoro per fare il poeta e performer. La poesia che ha recitato era una lunga critica sociale e politica alla società di Maputo, e a un certo punto mi sono accorta che la gente sapeva dei versi a memoria e li recitava assieme a lui.
Ho chiesto a Matteo: “ma come, conoscono questa poesia a memoria?” “Sì”, mi ha risposto lui, “questa poesia è famosa”. Una poesia contemporanea famosa. Tanto da saperne delle parti a memoria. Impensabile per noi. C’era anche il poeta zimbabwano Chirikurè Chirikurè: mi è venuto in mente il reading contro Robert Mugabe che avevo organizzato con Vittoria Ravagli nel 2007 alla Fiera di Pontecchio. La fondazione Peter Weiss aveva lanciato un reading mondiale per sollevare l’attenzione sulla dittatura dello Zimbabwe e io ho organizzato la lettura italiana alla Fiera degli Sdazzi di Pontecchio.
Organizzammo anche la traduzione delle poesie in italiano, che fu curata da Anna Lombardo, e la Fondazione poté pubblicare una pagina italiana dell’iniziativa. La poesia zimbabwana non c’entrava nulla con questa fiera popolare vecchia di 300 anni, ma la data mondiale era quella e il posto è comunque bellissimo. Ma delle centinaia, forse migliaia, di persone che circolavano in quel momento in fiera se ne sono fermate non più di 20.
Beh, quella sera a Maputo era proprio diverso. Le parole erano ascoltate, ripetute, commentate e ho visto la poesia non solo come atto di resistenza linguistica, ma come partecipazione, divertimento, espressione del contemporaneo riconosciuta dal pubblico.