07 maggio 2014
Dak’Art, la biennale africana inaugura oggi
La Biennale Dak’Art, il principale evento di arte contemporanea in Africa, si svolgerà dal 9 maggio all’8 giugno 2014 a Dakar, in Senegal. L’evento riunirà molti artisti e professionisti dell’arte visiva provenienti dall’Africa e dal resto del mondo. Elise Atangana, Abdelkader Damani e Smooth Ugochukwu Nzewi sono i curatori di questa edizione il cui filo conduttore è “produrre il comune”, ossia collegare la politica e l’estetica in un approccio attivo e impegnato. La concezione di arte che scaturisce da questa edizione è quella legata a una vocazione pubblica, a una “condivisione del sensibile” in grado di tener conto delle aspirazioni comuni, delle paure, delle speranze e dei lutti quotidiani con la massima sincerità.
Il programma di questa manifestazione che da più di 20 anni è un appuntamento fisso per l’arte e la cultura africane è molto ricco e oltre a Dakar coinvolge numerose altre città del Senegal con incontri sui mestieri dell’arte, l’esposizione internazionale degli artisti africani e della diaspora, i tributi a Dimé, Diop e Diakhaté, la mostra di scultura africana, la Green Art nel Campus e 200 mostre off. Inoltre la città di Dakar sarà animata da concerti, sfilate di moda e proiezioni cinematografiche. Gli eventi sono visibili sulla pagina twitter www.twitter.com/DakArtBiennale e sul sito www.biennaledakar.org.
Parole chiave : Abdelkader Damani, DAK'ART, Diakhaté, Dimé, Diop, Elise Atangana, Smooth Ugochukwu Nzewi
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L’espressione artistica è uno degli specchi attraverso cui un Paese si guarda dentro e allo stesso tempo è una vetrina per dare mostra di sé agli altri. Non sempre però è facile avere a disposizione le risorse necessarie per finanziare progetti artistici e per investire sulla cultura. In Camerun è l’iniziativa privata a sopperire all’inefficacia dello stato. A questo proposito vi proponiamo un abstract in italiano dell’articolo Le forme de l’action privée dans le paysage artistique contemporain au Cameroun, scritto da Paul-Henri Souvenir Assako Assako e pubblicato sul n. 79 di Africa e Mediterraneo.
Nonostante l’inefficacia dello stato nel dare uno slancio all’arte nelle sue diverse forme, l’attività artistica prende sempre più piede in Camerun, principalmente grazie al supporto di varie istituzioni private nazionali e straniere. Queste ultime cercano di stimolare l’azione artistica contemporanea attraverso programmi di promozione culturale in sinergia con la nuova generazione di artisti locali. Nell’ultimo decennio diverse sono state le azioni che dimostrano il sostegno privato all’attività artistica camerunense: ad esempio, un programma di alta formazione di arte contemporanea rivolto a giovani artisti supportato dall’Istitut de Formation Artistique (IFA – Istituto di Formazione Artistica) di Mbalmayo in collaborazione con una ONG italiana; il programma di mobilità Moving Africa del Goethe Institut volto a facilitare la partecipazione di attori culturali nazionali a importanti incontri di arte e cultura nel continente africano; gli incontri di arte visiva di Yaoundé (RAVY – Rencontres d’Art Visuels de Yaoundé) a carattere internazionale organizzati, a partire dal 2008, ogni due anni; o ancora il Salon Urbain de Douala (Salone Urbano di Douala), festival triennale organizzato dalla galleria Doual’Art, che sin dal 2007 mobilita professionisti nazionali e internazionali a prendere parte ad interventi artistici in contesti urbani.
In occasione di queste iniziative i giovani artisti si attivano ed espongono le loro opere in gruppo o individualmente in sale di alberghi o sui muri all’aria aperta. Altri beneficiano di soggiorni all’estero che permettono loro di farsi conoscere anche sulla scena internazionale. Sin dalla fine degli anni ’70 nelle città di Douala e Yaoundé diversi artisti hanno creato dei laboratori e delle associazioni aperte, aperto gallerie e organizzato mostre anche in luoghi “non conformi”. La precarietà del settore ha reso effimere molte iniziative e costretto gli artisti a trovare continuamente soluzioni alternative per emergere e costruirsi una carriera professionale. È grazie all’iniziativa privata che in Camerun prendono forma i frammenti di una cultura ibrida che è la caratteristica principale di una nuova identità artistica.
Per acquistare on line il N. 79 di Africa e Mediterraneo, per conoscere o acquistare i numeri precedenti, o sottoscrivere un abbonamento vai al sito di Lai-momo, l’editore.
Parole chiave : Camerun, galleria Doual’Art, Goethe Institut, Istitut de Formation Artistique de Mbalmayo, Moving Africa, Paul-Henri Souvenir Assako Assako, Rencontres d’Art Visuels de Yaoundé, Salon Urbain de Douala
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Su iniziativa dell’Università libera di Bruxelles è stata inaugurata il 21 febbraio Nass Belgica, la mostra itinerante dedicata alla comunità marocchina in Belgio, in partenariato con Le Botanique e l’Università di Liegi. L’espressione Nass Belgica significa letteralmente “la gente del Belgio” in dialetto marocchino e dà il nome a questa mostra che celebra l’anniversario della firma dell’accordo belga – marocchino del 17 febbraio 1964 relativo all’occupazione di lavoratori marocchini in Belgio. L’obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza del contributo che gli immigrati marocchini e i loro discendenti hanno dato alla storia del Belgio, al suo sviluppo economico e sociale e alla sua vita culturale.
La mostra è arricchita da testimonianze pubbliche e archivi familiari, fotografie, disegni e altri documenti e incorpora frammenti di vita, immagini di ieri e di oggi, testi, spezzoni di film, mappe, manifesti, manufatti e dispositivi interattivi. Ragione ed emozione sono i due poli attorno ai quali si articola l’esposizione che fa appello allo humor attraverso brevi video comici, sketch e spezzoni di spettacoli. L’intento è quello di essere uno strumento per decostruire gli stereotipi da entrambe le parti, sia quelli della società d’accoglienza, sia quelli della comunità marocchina, così da promuovere il valore e la ricchezza del vivere insieme.
La mostra è aperta fino al 27 aprile presso Le Botanique, rue Royale 236, Bruxelles.
Parole chiave : comunità marocchina in Belgio, Le Botanique, Nass Belgica, Università di Liegi, Università libera di Bruxelles
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Nel 2012 nel mondo erano 45 milioni le persone sfollate, rifugiate o richiedenti asilo. Di tutte le richieste di asilo a livello mondiale, una su tre è stata presentata a uno dei 27 stati della UE, che si sono così trovati a dover affrontare l’arrivo di persone in fuga da conflitti e insicurezza. Il fotografo congolese Badouin Mouanda ha visitato tre zone di Italia (Sicilia), Malta e Ungheria, lavorando con fotografi e operatori locali per rappresentare l’accoglienza dei richiedenti asilo e l’integrazione dei migranti economici. La vita nei centri di accoglienza e detenzione dei rifugiati, le operazioni di soccorso in mare, la vita dei migranti che si sono inseriti nel lavoro: questi i temi delle foto scattate e selezionate in questo workshop, ora presentate nella mostra Snapshots from the border, a Bruxelles e nei tre luoghi in cui sono ambientate.
Africa e Mediterraneo con la collaborazione di Afrique in visu, Collective Génération Elili e Pentaprisma Fotografia inaugura a Bruxelles martedì 11 febbraio “Snapshots from the border”, la mostra prodotta come parte del progetto europeo “Screens – Southern Visions of the Millennium Development Goals”. Il progetto coinvolge aree di confine dell’Unione Europea, rispettivamente Italia, Malta e Ungheria, tutte interessate dal fenomeno dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Le tre città partner di Vittoria, Siġġiewi e Màtèszalka, in qualità di rappresentanti dei rispettivi paesi, assieme all’associazione Africa e Mediterraneo hanno deciso di ritrarre i propri territori raccogliendo fotografie di confini d’acqua (mari e fiumi), rifugiati, richiedenti asilo e migranti.Si tratta dell’evento conclusivo del progetto Screens che ha cercato di valorizzare il punto di vista del sud del mondo riguardo agli Obiettivi di sviluppo del millennio che tutti i 191 stati membri dell’ONU si sono impegnati a raggiungere per l’anno 2015, ovvero:
1. Sradicare la povertà estrema e la fame
2. Rendere universale l’istruzione primaria
3. Promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne
4. Ridurre la mortalità infantile
5. Migliorare la salute materna
6. Combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie
7. Garantire la sostenibilità ambientale
8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.
Parole chiave : Afrique in visu, Badouin Mouanda, Collective Génération Elili, Pentaprisma Fotografia, richiedenti asilo, Rifugiati, Screens – Southern Visions of the Millennium Development Goals
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J.D. ‘Okhai Ojeikere, Onile Gogoro or Akaba, 50 x 60 cm, Gelatin silver print, 1975, date of signature: 04.10.2010. Courtesy André Magnin (MAGNIN-A), Paris © J. D. ’Okhai Ojeikere
Qual è la presenza dell’Africa nella Biennale di Venezia di quest’anno, la cui chiusura è prevista il 24 novembre? Si può leggere un’analisi dettagliata nell’articolo “Spiriti indipendenti: arte e Africa alla Biennale di Venezia 2013”, pubblicato sul numero 78 di Africa e Mediterraneo, a firma di Mary Angela Schroth, direttrice della Sala 1 – Centro Internazionale d’Arte Contemporanea – di Roma, che qui presentiamo brevemente.
Ogni due anni Venezia accoglie più di 500.000 visitatori che da giugno a novembre decidono di immergersi in quelle che possono essere considerate come le Olimpiadi dell’Arte: la 55a esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia. La Biennale d’arte ha luogo da ormai quasi un secolo, ma è solo dal 1990 che l’Africa vi partecipa in maniera significativa. Quest’anno sono ben 88 i Paesi rappresentati, tra essi fanno la loro prima comparsa, padiglioni quali quello dell’Angola e della Costa d’Avorio.
Prendendo ispirazione dal progetto Palazzo enciclopedico di Marino Auriti, Massimiliano Gioni, curatore di questa nuova edizione, ha creato un’esposizione che include più di 4.800 opere d’arte: un impulso universale verso la creazione di contatto e uno sguardo alla molteplicità sono le linee guide di questa mostra.
Il “leone d’oro” è stato assegnato al padiglione dell’Angola, new entry di quest’anno. Questo padiglione si trova all’interno della galleria di Palazzo Cini, dove immaginari album fotografici dalle enormi dimensioni si mescolano, giustapponendosi, all’estetica delle opere di Botticellli e di Piero della Francesca. Dal titolo evocativo, Luanda. Encyclopedic city, i visitatori possono girare per le installazioni fotografiche composte dalle immagini di Edson Chagas: 23 foto dal titolo The not found object impilate su pallet di legno.
Lo Zimbabwe con il suo Dudziro – interrogating the visions of religious beliefs consacra il padiglione all’etnografia socio-religiosa con rappresentazioni che rievocano le tradizioni delle sette pentecostali, afro-cattoliche, cristiane o afro-apostoliche come anche la religione musulmana attraverso la calligrafia islamica.
Altri Paesi africani già presenti nella scorsa edizione del 2011 che riconfermano il loro ruolo artistico sono l’Egitto, il Sudafrica e il Kenya. Non è da tralasciare la presenza africana in altri padiglioni, primo tra tutti quello dell’Irlanda, dove espone il fotografo Richard Mosse con le sue immagini che ritraggono la Repubblica Democratica del Congo. Grazie all’utilizzo di una pellicola fotografica scaduta, l’artista crea paesaggi surreali dove il verde naturale si trasforma in un fucsia sgargiante.
Grazie al lavoro pionieristico di curatori africani quali Grace Stanislaus, Olu Oguibe, Salah Hassan, Okwui Enwezor, Simon Njami e Ferdinando Alvim, la presenza africana alla Biennale di Venezia è diventata ormai parte del sistema, discostandosi da qualsiasi agenda politica.
Per aquistare on line il N. 78 di Africa e Mediterraneo, conoscere o acquistare i numeri precedenti, sottoscrivere un abbonamento vai al sito di Lai-momo, l’editore.
Parole chiave : André Magnin, arte africana, Biennale Venezia 2013, Edson Chagas, Ferdinando Alvim, Grace Stanislaus, Okwui Enwezor, Olu Oguibe, Richard Mosse, Salah Hassan, Simon Njami
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16 ottobre 2013
Un secolo di immigrazione a fumetti: a Parigi la mostra “Albums”
Al Musée de l’histoire de l’immigration di Parigi è stata appena inaugurata la mostra Albums – Bande dessinée et immigration. 1913-2013, che sarà aperta al pubblico fino al 27 aprile 2014.
Con più di cinquecento opere in esposizione tra carte e documenti originali, tavole, bozzetti, film di animazione, interviste video e fotografie, la mostra prende in considerazione il fenomeno migratorio visto attraverso l’arte di 117 fumettisti.
Il percorso comincia da Goscinny e Uderzo, padri dell’eroe nazionale Asterix, che hanno avuto entrambi una storia di migrazione e finisce con gli autori africani residenti in Francia come rifugiati politici.
Anche un po’ di Africa e Mediterraneo sarà a Parigi, tra le opere esposte infatti vi segnaliamo:
- alcune tavole originali di Une éternité à Tanger di Eyoum Ngangué e Fustin Titi (Africa e Mediterraneo, 2004);
- la proiezione su schermo della storia Le voyage di Paul Assako Assako, tra i vincitori del premio Africa e Mediterraneo 2007/2008.
Parole chiave : Africa e Mediterraneo, Arte contemporanea, Fumetti, Fumetto africano, Immigrazione
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08 ottobre 2013
Inizia oggi il Festival Internazionale del Fumetto di Algeri
Il fumetto africano, o meglio l’identità africana dei fumetti ha una storia relativamente recente. Fino all’Ottocento i fumetti che si ritrovavano nelle colonie in Africa provenivano prevalentemente dai paesi colonizzatori, come la Francia. Ciò nonostante, il fumetto africano oggi non può essere ridotto alla semplice colonizzazione culturale da parte di paesi occidentali, nonostante ci sia come dappertutto uno scambio e un interesse per il fumetto europeo (Gulp!… un fumetto africano? di Massimo Repetti).
A dimostrazione di una sempre maggiore vitalità nella scena del fumetto africano, segnaliamo il Festival International de la Bande Dessinée d’Alger, giunto quest’anno alla sua sesta edizione. Il festival è aperto ad artisti di tutto il mondo ma costituisce attualmente una vetrina molto importante per gli autori africani. Tra gli artisti selezionati per il concorso legato al festival troviamo 13 autori che in passato hanno partecipato ad Africa Comics, il progetto di Africa e Mediterraneo per la promozione e la diffusione del lavoro dei fumettisti africani in Europa.
Congratulazioni a:
Landry Kamdem
Kokouvi D. Anthony
Parole chiave : africa comics, FIBDA, Fumetti, Fumetto africano
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Il Leone d’Oro per la migliore Partecipazione nazionale alla Biennale di Venezia va alla serie fotografica Found not Taken di Edson Chagas, che fa di Luanda, capitale dell’Angola, il paradigma delle evoluzioni strutturali che stanno subendo le città dell’Africa sub-sahariana.
Edson Chagas documenta la quotidianità della propria città natale, concentrandosi sulle principali problematiche che la caratterizzano: consumismo, capitalismo e tradizionalismo. Il progetto iniziò nel 2010 quando in occasione della Coppa delle Nazioni Africane, Luanda iniziò a modernizzarsi e per strada era facile e frequente trovare oggetti abbandonati da riutilizzare. La serie fotografica si basa infatti sul reinserimento, in spazi cittadini della capitale angolana, di oggetti abbandonati che non presentano precisi legami con questi ultimi. L’obiettivo che si pone il fotografo è quello di creare una sintonia tra oggetti di per sé insignificanti ed il contesto in cui vengono collocati.
In conformità con il tema del Palazzo Enciclopedico, stabilito quest’anno dal direttore della Biennale, il fotografo Chagas prova a rappresentare la complessità strutturale della propria città, caratterizzata da un insieme di spazi imprevedibili e di situazioni contrastanti: contesti urbani e rurali, infrastrutture e abitazioni, spazi pubblici e discariche.
La mostra fotografica “Luanda, Encyclopedic City” è stata inaugurata il 30 Maggio presso il Palazzo Cini di Venezia e rimarrà esposta fino al 24 Novembre.
Per maggiori informazioni sugli orari e i giorni di visita, e i prezzi dei biglietti, consultare il sito: http://www.labiennale.org/it/arte/esposizione/biglietteria/
(Foto della serie fotografica ‘Found not Taken’ di Edson Chagas)
Parole chiave : Angola, Biennale, Edson Chagas, Found not Taken, Leone d’Oro, Luanda, Palazzo Cini, Palazzo Enciclopedico
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28 marzo 2013
L’Africa alla Bologna Children’s Book Fair 2013
Anche quest’anno l’Africa è presente alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, il più importante appuntamento internazionale per i professionisti dell’editoria per ragazzi, che si chiude oggi.

Gli operatori osservano lunghissime pareti ricoperte di biglietti di illustratori e autori che cercano contatti e occasioni di lavoro
La fiera fa sempre impressione per la quantità e varietà di presenze e proposte: non solo editori e agenti letterari, ma anche illustratori, autori, editor, traduttori, bibliotecari, librai… Gli editori africani di solito partecipano grazie a contributi degli Stati o della cooperazione internazionale in uno stand collettivo. Quest’anno l’Alliance internationale des éditeurs Indépendants (http://www.alliance-editeurs.org/) ha organizzato in partenariato con la Children’s Bookfair un atelier di formazione che ha riunito diversi editori africani a Bologna dal 23 al 27 marzo.
In fiera abbiamo incontrato le case editrici presenti che ci hanno raccontato le loro attività, con le difficoltà e i successi, e l’esperienza presso la fiera Bolognese.
Tutti erano molto soddisfatti dell’atelier, in cui sono state presentate da parte di esperti alcune fasi della filiera del libro, in particolare quelle legate all’evento a cui stavano partecipando e cioè acquisto e vendita di diritti e presenza a fiere internazionali, regole editoriali nella produzione dei libri in vista dell’accesso a mercati esteri.
Ecco gli editori presenti allo stand collettivo. Éditions Ruisseaux d’Afrique (Benin), di Beatrice Lalinon Gbado, la casa editrice dell’Africa Occidentale più strutturata e collegata internazionalmente, con pubblicazioni di ottima qualità. Éditions Bakame, fondata in Rwanda dopo il genocidio, che pubblica in francese e kinyarwanda. La fondatrice, Agnès Gyr, ha partecipato anche al convegno Multiculturalism in children’s books: difference in translation, con editori e agenti letterari da Brasile, Francia e Regno Unito.
Éditions Donniya, del Mali, una struttura che oltre ai libri scolastici pubblica storie per ragazzi in francese e bambara sulla storia africana precoloniale, come l’epopea di Sundjata.
Éditions Jeunes malgaches, librai di Antananarivo che dal 2004 si lanciati nelle pubblicazioni in malgascio e che sono impegnati anche nella promozione della lettura con biblioteche itineranti.
Erano presenti anche le Éditions Eburnie della Costa d’Avorio, le Éditions Ago, del Togo, e Pallas, casa editrice brasiliana che pubblica libri per l’infanzia sulle radici africane del Brasile e che ha venduto due delle sue storie “africane” ai beninesi di Ruisseaux d’Afrique (i flussi dell’intercultura sono sempre sorprendenti).
Partecipa autonomamente alla fiera anche la casa editrice sudafricana Fantasi, presente con un ricco catalogo di diritti.

Lucy Stuart Clark, Table Mountain's Holiday. Un enorme dinosauro sta facendo il bagno nel mare di Cape Town, tra surfisti e balene... chissà cosa succede nel seguito della storia?.
Da ultimo, nell’Esposizione internazionale degli illustratori, uno dei più grandi e prestigiosi concorsi internazionali del settore, è stata selezionata tra i 77 autori (tra 3147 illustratori partecipanti da 64 paesi) la sudafricana Lucy Stuart-Clark, che viene dal Department of Visual Arts della Stellenbosch University, punto di riferimento per l’arte e il fumetto sudafricani contemporanei.
Parole chiave : Agnès Gyr, Alliance internationale des éditeurs Indépendants, Beatrice Lalinon Gbado, Éditions Ago, Éditions Eburnie, Éditions Ruisseaux d’Afrique, Esposizione internazionale degli illustratori, Fantasi, Lucy Stuart-Clark, Pallas, Stellenbosch University
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La mostra “Africa Comics: viaggio nel fumetto africano tra realtà e fantasia” presso il salone della Banca Popolare di Lodi a Sant’ Angelo Lodigiano, organizzata in collaborazione con la Onlus Africa Chiama, si è conclusa il 24 ottobre scorso. La mostra ha riscosso molto successo tra il pubblico locale che numeroso si è voluto affacciare al mondo africano attraverso la creatività di alcuni dei suoi artisti più incisivi. Èstata poi molto interessante e stimolante la partecipazione di ben 24 classi tra asilo nido, scuole elementari e scuole medie. I giovani ragazzi hanno letto e commentato le tavole esposte assieme alle insegnanti e alle operatrici delle scuole coinvolte. Le insegnanti hanno accompagnato i ragazzi nel percorso espositivo della mostra, proponendo spunti di riflessione a partire dalle storie raccontate dai fumettisti africani, facendo emergere differenze e punti in comune tra realtà solo apparentemente molto lontane tra di loro.