29 luglio 2020

Un tempo senza lingua. La povertà educativa delle famiglie straniere durante l’emergenza Covid-19

La didattica a distanza (DAD) ha fatto emergere le differenze, più che costruire inclusione. A sottolinearlo è il Sottosegretario dell’Istruzione Giuseppe De Cristofaro nel recente documento E’ la lingua che ci fa uguali. Note per ripartire senza dimenticare gli alunni stranieri, diffuso dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e l’intercultura. Il 33,8% delle famiglie in Italia non è in possesso di un tablet o un pc (Istat 2019). Inoltre il 57% dei minori deve condividere gli strumenti informatici con i familiari, e il 41,9% vivono in condizioni di sovraffollamento abitativo. L’emergenza Covid-19 ha reso sempre più evidenti le diseguaglianze nell’ambito dell’istruzione: molti alunni stranieri nati in Italia, che costituiscono il 10% della popolazione scolastica complessiva secondo il comunicato stampa del Centro Studi e Ricerche IDOS, sono stati penalizzati dal lockdown e dalla chiusura delle scuole.

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Alla povertà economica delle famiglie di origine immigrata si accompagna una povertà educativa per mancanza di dispositivi digitali e di una connessione internet adeguata, inoltre le basse competenze linguistiche dei genitori non agevolano il supporto didattico dei figli. Gli alunni stranieri devono affrontare anche il problema della lingua italiana: la scuola è il luogo privilegiato in cui l’esposizione alla seconda lingua è intensa, continuativa e quotidiana, ma se questo percorso è interrotto, si bloccano anche le possibilità di apprendimento, rischiando di regredire in un tempo “senza lingua”, come esplicita Giuseppe De Cristofaro. Per questo motivo, a fronte anche di una riapertura delle scuole a settembre, occorre intervenire con misure compensative a partire dai mesi estivi, promuovendo progetti, laboratori e attività extrascolastiche per agevolare gli alunni stranieri nell’apprendimento linguistico, scolastico e digitale.

La pandemia ha messo in evidenza le debolezze di un sistema scolastico ancora sprovvisto di tutte le risorse organizzative e professionali necessarie. Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, attribuisce la responsabilità alla lentezza politica e istituzionale italiana, che ostacola l’integrazione e l’inclusione sociale e culturale.

Occorre, dunque, superare l’illusione di una strategia didattica standardizzata, e quindi l’idea di una “normalità” basata sull’omogeneità di chi apprende, e privilegiare invece una visione di didattica come realtà caratterizzata da un’ampia pluralità di bisogni e necessità individuali. La didattica inclusiva dovrebbe essere intesa come una trasformazione dell’ambiente educativo, che coinvolge e favorisce l’intera comunità scolastica, valorizzando le diversità culturali.

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13 settembre 2018

La scuola multiculturale: alcuni dati

I Centri Studi IDOS e Confronti mettono a disposizione un’anticipazione sull’importante tema dell’educazione interculturale, che verrà trattato nel Dossier Statistico Immigrazione 2018, la cui presentazione è prevista per il prossimo 25 ottobre in tutte le Regioni e Province Autonome italiane, e di cui Africa e Mediterraneo è focal point regionale. Si riporta in questa sede il comunicato stampa.

“Straniero 1 studente su 10, ma in 3 casi su 5 è nato in Italia: nuove priorità per la scuola multiculturale”
Nell’imminenza della riapertura delle scuole, in Italia le classi saranno ancora spiccatamente multiculturali. Secondo i dati raccolti nel Dossier Statistico Immigrazione 2018, che il Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato col Centro Studi Confronti, presenterà il prossimo 25 ottobre, sono 826.000 gli iscritti di cittadinanza straniera nell’a.s. 2016/2017, circa un decimo (9,4%) della popolazione scolastica complessiva.
Una incidenza in continua crescita, visto che gli alunni figli di italiani vanno sempre più diminuendo (-96.300 in un anno, -1,2%) per il costante calo delle nascite, mentre quelli nati da genitori stranieri vengono gradualmente aumentando (+11.200 e +1,4%), grazie alla maggiore giovinezza e fecondità della popolazione di origine immigrata. Basti osservare che tra gli italiani gli ultra65enni sono ormai 1 ogni 4 residenti (24,3%), tra gli stranieri invece, che per il 37,6% hanno meno di 30 anni, sono solo 1 ogni 25 (4,0%).
Tuttavia, anche tra gli stranieri le nascite sono in progressivo calo e, se fino ad oggi la presenza di figli di immigrati aveva compensato la decrescita della popolazione scolastica nazionale, attualmente gli alunni stranieri non bilanciano più la perdita in atto e il numero complessivo di iscritti è calato in un solo anno di 85.000 unità (-1,0%).
Più della metà degli alunni stranieri (56,6%) frequenta la scuola dell’infanzia (20,0%) e quella primaria (36,6%), dove sono quasi l’11% di tutti gli scolari, mentre meno di un quarto (23,2%) le scuole superiori, dove rappresentano solo il 7,1% di tutti gli studenti e, anche per le maggiori difficoltà di inserimento e rendimento scolastico, scelgono con più frequenza istituti professionali (orientandosi così a un immediato inserimento nel lavoro piuttosto che alla prosecuzione degli studi, a scapito della futura mobilità).
Sebbene tra loro siano rappresentate 190 nazionalità, si tratta, per oltre la metà dei casi, di giovani romeni (158.000), albanesi (112.000), marocchini (102.000) e cinesi (49.500). D’altra parte, le regioni in cui è più alta la loro incidenza nelle scuole sono nell’ordine: Emilia Romagna (15,8%), Lombardia (14,7%), Umbria (13,8%), Toscana (13,4%) e Piemonte (13,0%).
Ma il dato più importante è la quota sempre più ampia di alunni stranieri che sono nati in Italia, le cosiddette “seconde generazioni”, che spesso riconoscono l’italiano come propria lingua madre, vivono con e come i coetanei italiani e si sentono tali a tutti gli effetti, condividendo con loro ogni cosa eccetto la cittadinanza (e ciò che essa comporta, in termini di riconoscimento giuridico e di diritti). Se nell’a.s. 2007/2008 erano appena un terzo (34,7%) di tutti gli alunni stranieri, nell’a.s. 2016/2017 sono più di mezzo milione (503.000), i tre quinti (60,9%) del totale. Rispetto all’a.s. precedente, costoro sono aumentati di ben il 12,9% (+57.600).
Si tratta – osserva Luca Di Sciullo, presidente di IDOS – di identità non riconosciute dalla legge e spesso scisse tra due mondi culturali di riferimento, ora in conflitto con le famiglie immigrate d’origine, quando ne rifiutano il modello identitario per abbracciare quello italiano, ora con la società italiana, quando accade il contrario”. “Con l’aggravante – continua il presidente di IDOS – che nel primo caso essi rischiano un doppio conflitto: oltre che con la famiglia d’origine, perché si sentono italiani, anche con la società ospitante, se, al momento di inserirsi nel mondo del lavoro o nei contesti di partecipazione sociale, verranno comunque discriminati perché formalmente stranieri”.
Se fino a diversi anni fa – dice Di Sciullo – la priorità della scuola in Italia era di mandare a regime una didattica meno incentrata sulla sola storia, geografia e cultura italiana e più aperta alla conoscenza dei paesi e delle tradizioni del resto del mondo, in considerazione delle provenienze e dei portati culturali degli studenti stranieri, oggi che i tre quinti di essi sono nati e cresciuti in Italia senza esserne cittadini, la priorità è diventata la necessità di affrontare e gestire il loro conflitto d’identità, perché esso non finisca per esplodere, quando, usciti dalle aule, questi giovani si inseriranno nella società”.
Un compito – conclude – in cui la scuola non può essere lasciata da sola, ma che richiede la collaborazione di tutte le altre agenzie formative (famiglie, associazioni, gruppi sportivi ecc.) che una volta formavano la cosiddetta comunità educante”.

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 Per maggiori informazioni: www.dossierimmigrazione.it

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19 gennaio 2016

A scuola per sfatare alcuni miti sull’immigrazione!

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In che modo i media influiscono sulla nostra percezione della realtà? Quanti sono i richiedenti asilo in Italia? E quanti gli italiani residenti all’estero?

Africa e Mediterraneo prosegue con le sue attività di educazione interculturale in diverse scuole italiane. L’obiettivo è quello di dialogare con gli studenti e accompagnarli verso una conoscenza e comprensione critica dei fenomeni attuali, verso il superamento dei pregiudizi e la comprensione dell’altro. Il progetto Media4= Media for Equality, cofinanziato dalla Tavola Valdese a settembre 2015, ha l’obiettivo di incoraggiare il dialogo interculturale e promuovere una cultura antirazzista tra le giovani generazioni in 3 regioni italiane: Emilia Romagna, Piemonte e Sardegna.

Ma come farlo? Conoscendo, conoscendosi, aprendosi verso ciò che si crede di sapere o che non si conosce e sapendo che lo stereotipo tradisce se stesso nel momento in cui lo si va ad analizzare.

Il percorso didattico è suddiviso in due momenti, una prima fase di lettura-riflessione attraverso i materiali educativi di Africa e Mediterraneo: i fumetti realizzati dai giovani europei con background migrante e quelli realizzati dagli artisti africani che in vario modo negli anni hanno collaborato con la nostra associazione. La seconda fase è quella più appassionante per gli studenti: tavole a fumetto, murales e ricette anti-razziste per gli istituti alberghieri sono i materiali da realizzare durante i laboratori.

A Bologna, in cui la fase laboratoriale sta per concludersi, vogliamo condividere l’esperienza della 3A dell’IC12. La 3A ha incontrato 3 richiedenti asilo ospitati presso una struttura di accoglienza della città, e insieme stanno lavorando alla realizzazione del murales anti-razzista. “Ci racconti come vive un ragazzino di 12 anni nel tuo paese? Come vedi il tuo futuro in Italia? Ti piace la pizza? Che musica ascolti?” Queste sono alcune delle domande che gli studenti hanno posto ai tre ragazzi che hanno ospitato in classe, condividendo parte delle loro esperienze e punti di vista. Suddivisi in gruppi, gli studenti hanno poi lavorato alla creazione dell’immagine da realizzare sul muro e dopo gli auguri e i regali di Natale, il muro della scuola inizia finalmente a prendere forma.

I laboratori stanno per iniziare anche ad Alghero e a Torino, continuate a seguirci!

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01 aprile 2015

Un Manifesto per le Seconde Generazioni

Manifesto delle seconde generazioni

I giovani di “seconda generazione” in Italia vivono una situazione complessa: oltre alla questione della cittadinanza – i ragazzi nati in Italia di genitori stranieri devono aspettare di essere maggiorenni per chiedere la cittadinanza italiana – i problemi da affrontare si declinano su vari livelli. “I giovani di seconda generazione si trovano spesso in bilico tra realtà diverse e a volte conflittuali: quella del migrante e quella del nativo, quella della famiglia e del contesto sociale, quella della cultura di origine e della cultura acquisita, la realtà degli adulti e il mondo giovanile”, ci dice la premessa del Manifesto delle Seconde Generazioni, un testo elaborato da più di 30 associazioni d’Italia all’interno dell’iniziativa “Filo diretto con le seconde generazioni” in seguito a una call pubblica lanciata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sul Portale integrazione migranti.
Il testo del documento è disponibile in 10 lingue ed offre un’analisi completa della situazione, affrontando temi fondamentali come la scuola, il lavoro, la cultura e lo sport, la partecipazione e la cittadinanza attiva nel contesto di una società plurale. Propone per esempio di promuovere una formazione specifica dei docenti rivolta alla gestione di classi multiculturali, o ancora di potenziare le azioni di sostegno scolastico, psicologico e di mediazione linguistico-culturale. Per quanto riguarda il lavoro, chiede il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze non-formali e informali, e suggerisce di incentivare l’internazionalizzazione del mercato del lavoro. Al livello culturale, è ribadita l’importanza di valorizzare e favorire la conservazione della cultura del Paese d’origine e rafforzare il legame con la cultura italiana. Il manifesto si chiude con due punti che riguardano la cittadinanza attiva, una tema che ritiene fondamentale per costruire insieme una società migliore; chiede infatti di potenziare i servizi d’informazione sui diritti e le opportunità di partecipazione, e di favorire l’associazionismo, la cittadinanza attiva e le pari opportunità. I dieci punti del manifesto declinano quindi dei buoni propositi mirati a migliorare la nostra società per renderla più inclusiva, capace di valorizzare le diversità e di aprirsi sul mondo. Il manifesto si appoggia su rigorosi dati e statistiche, documentando ed esplicitando ogni singola proposta. Un’iniziativa costruttiva, ricca di spunti per tendere verso una società inclusiva e partecipata da tutti.

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28 ottobre 2013

I laboratori didattici di Africa e Mediterraneo

La Scuola è un ambito privilegiato per osservare le conseguenze concrete e quotidiane del fenomeno dell’immigrazione, l’influenza che la multiculturalità ha nell’evoluzione delle relazioni fra le persone, le trasformazioni necessarie ed indispensabili al successo del processo educativo dei ragazzi.

La Scuola è il campo in cui vivono e si confrontano quotidianamente ragazzi, docenti, famiglie, sistema dei servizi pubblici, ministero: ciascuno porta interessi, manifesta esigenze ed interpreta ruoli che si intrecciano fra loro producendo una sintesi culturale sempre nuova che a sua volta influenza la realtà sociale, imponendo un cambiamento.

Con l’obiettivo che il prodotto di questo intreccio sia una sintesi più “alta”, da anni Africa e Mediterraneo propone laboratori didattici nelle scuole sia a livello nazionale che europeo:

  • Pubblicizziamo i Valori si propone di incoraggiare e sostenere la cultura della pace, alla luce di un confronto diretto e concreto, nonché pluralista, tra le religioni e le culture attualmente diffuse in Europa.
  • ComiX4= – Comics for Equality intende accrescere la consapevolezza sui temi legati alla discriminazione e al razzismo attraverso la creazione di fumetti.
  • Approdi – Percorsi generazionali a confronto mette i ragazzi a confronto con i temi dell’integrazione e dell’immigrazione attraverso attività di animazione interculturale e di laboratorio espressivo volte a stimolarne la creatività.
  • Manifesta! consiste in attività di informazione e sensibilizzazione volte a incrementare la consapevolezza dei ragazzi sui diritti fondamentali dell’uomo individuati dall’Unione Europea, attraverso vignette e illustrazioni.
  • Screens – Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio a scuola coinvolge gli studenti e gli insegnanti in momenti di confronto ed elaborazione creativa per affrontare le tematiche legate agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell’ONU.
  • Corsi di allineamento di Italiano L2 per studenti delle scuole secondarie superiori, di diversi livelli, nell’ambito della programmazione scolastica.
  • Risorse per l’Intercultura a Scuola prevede un percorso di formazione sulla didattica interculturale e laboratoriale rivolto ai docenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado.
  • La relazione in gioco – Formazione e coinvolgimento dei genitori nella scuola dell’infanzia si realizza con l’obiettivo di sperimentare nuove strategie di coinvolgimento dei genitori nella partecipazione alla vita scolastica dei figli valorizzando a tal fine le esperienze e le progettualità già poste in essere dalle scuole coinvolte.

Scarica il catalogo dei laboratori

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15 novembre 2012

“Africa Comics: viaggio nel fumetto africano tra realtà e fantasia”: si conclude la mostra di Africa Comics a Lodi

La mostra “Africa Comics: viaggio nel fumetto africano tra realtà e fantasia” presso il salone della Banca Popolare di Lodi a Sant’ Angelo Lodigiano, organizzata in collaborazione con la Onlus Africa Chiama, si è conclusa il 24 ottobre scorso. La mostra ha riscosso molto successo tra il pubblico locale che numeroso si è voluto affacciare al mondo africano attraverso la creatività di alcuni dei suoi artisti più incisivi. Èstata poi molto interessante e stimolante la partecipazione di ben 24 classi tra asilo nido, scuole elementari e scuole medie. I giovani ragazzi hanno letto e commentato le tavole esposte assieme alle insegnanti e alle operatrici delle scuole coinvolte. Le insegnanti hanno accompagnato i ragazzi nel percorso espositivo della mostra, proponendo spunti di riflessione a partire dalle storie raccontate dai fumettisti africani, facendo emergere differenze e punti in comune tra realtà solo apparentemente molto lontane tra di loro.

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02 novembre 2011

Dossier statistico immigrazione Caritas 2011: in Emilia-Romagna aumenta l’incidenza dei residenti stranieri sulla popolazione

Bologna – 544mila, pari al 12,3% della popolazione residente. È la stima della Caritas sui soggiornanti in Emilia-Romagna (al 31 dicembre 2010), dove il fenomeno migratorio conferma le sue caratteristiche di stabilità. Infatti, se si considerano i 164.597 permessi di lungo periodo (ex carte di soggiorno), emerge un andamento di continuo incremento negli anni (+343% dal 2004 al 2010). Anche dal dato delle residenze è evidente un progressivo aumento dell’incidenza percentuale, che va dal 9,7% del 2009 al 10,5% del 2010 fino all’11,3% del2011. Rallentata la crescita (dell’8,2%) della popolazione straniera residente rispetto agli anni precedenti: 10% nel 2006, 15% nel 2007 e 2008, 9,8% nel 2009. È, in sintesi, il quadro che emerge dal 21° Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes, presentato il 27 ottobre a Bologna dall’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi, Pietro Pinto (Comitato scientifico Dossier Caritas/Migrantes e associazione “Africa e Mediterraneo”) e Gianmarco Marzocchini (delegato regionale Caritas Emilia-Romagna).
«I dati ci dicono che in Emilia-Romagna l’immigrazione è caratterizza dalla stabilità» ha sottolineato l’assessore Marzocchi. «Sono cittadini che fanno parte a tutti gli effetti della nostra società. Cittadini perlopiù giovani che lavorano, che svolgono anche attività in proprio. Non sono una minoranza: tant’è che la nostra politica regionale non prevede assolutamente la creazione di servizi separati, a parte, ma accessibili a tutti i cittadini che vivono sul territorio. Gli immigrati residenti in Emilia-Romagna – l’11,3% sul totale della popolazione – ‘consumano’ solo l’1% del welfare – ha aggiunto l’assessore – : questo dato sfata il luogo comune, la percezione purtroppo diffusa, secondo cui questi cittadini ci ‘costerebbero’ di più di quanto producono. Non è affatto così». Infine, «per attuare politiche migratorie adeguate e corrette per i nostri territori – ha concluso l’assessore – è necessario che vengano modificate le normative nazionali: soprattutto quelle relative ai minori, in rapporto all’ottenimento della cittadinanza italiana, e anche agli adulti, per quanto riguarda il voto e la regolazione dei flussi. Altrimenti si ostacolano accoglienza e integrazione».

Residenti e Paesi di provenienza

I Comuni emiliano-romagnoli che superano il 10% dei residenti stranieri passano dai 22 del 2004 ai 161 sui complessivi 348 del 2010, con Galeata (Fc) al 21,7%, Luzzara (Re) e Castel San Giovanni (Pc) al 20,3% e Rolo (Re) al 18,1%. I principali Paesi di provenienza degli stranieri residenti sono il Marocco (14,1%, in decremento di mezzo punto percentuale), la Romania (13,2%, pressoché stabile), l’Albania al 12,1% (a sua volta in diminuzione di mezzo punto). Parallelamente, risultano in marcata crescita alcuni Paesi dell’Est europeo, quali l’Ucraina (che passa dal 5,1% al 5,5%) e, soprattutto, la Moldavia (dal 4,6% al 5,6%). Presentano percentuali fra il 4 e il 5% la Cina e la Tunisia.

Scuola

L’Emilia-Romagna rimane al primo posto in Italia per incidenza percentuale di alunni stranieri. Nell’anno scolastico 2010/2011 gli alunni con cittadinanza non italiana sono 82.535, pari al 14% dei 589.152 iscritti totali. L’incidenza è salita pertanto rispetto al 13,5% dell’anno scolastico 2009/2010 e al 12,8% del 2008/2009. In particolare, rispetto a questo dato medio complessivo, emergono valori più elevati nella scuola primaria (15,2%) e secondaria di primo grado (15,7%). Quasi la metà (44,7%) degli alunni stranieri è nata in Italia. Anche nei nidi la presenza è in crescita: nell’anno scolastico 2010/2011 la percentuale di stranieri è del 9,2% (8,2% nell’anno precedente). Va ricordato che quasi un cittadino straniero residente su quattro (22,8%) è minorenne.

Lavoro

Nel corso del 2010 la banca dati Inail indica 311.238 lavoratori dipendenti stranieri occupati in Emilia-Romagna. Si tratta del 19,8% dei lavoratori complessivi, che confermano una crescita costante registrata negli ultimi anni: nel 2007 i lavoratori stranieri rappresentavano il 17,8%, il 18,8% nel 2008, il 19,3% nel 2009. I lavoratori stranieri si concentrano prevalentemente nei settori dell’industria (25,2%), nel settore alberghiero-ristorativo (14%), delle costruzioni (11,7%), servizi alle imprese (10,7%) e agricoltura (10%). I Paesi più rappresentati fra i lavoratori dipendenti sono, nell’ordine, Romania, Marocco, Albania, Cina. La banca dati Inail contiene anche i dati relativi ai lavoratori parasubordinati: risultano 9.826 occupati stranieri, pari al 9,6% del totale.
Non solo lavoratori dipendenti, però: secondo i dati Infocamere – Camera di Commercio (al 31 dicembre 2010) i titolari stranieri di impresa individuale sono 32.196 e rappresentano il 7,5% di tutte le imprese attive. Ai primi posti si collocano il settore delle costruzioni, del commercio e le attività manifatturiere. Le provenienze più rappresentate sono nell’ordine Albania, Marocco e Cina.

Fisco e previdenza

L’apporto dei lavoratori stranieri è importante non solo sul versante produttivo, ma anche su quello fiscale, contributivo e dei consumi. In particolare, nel 2009, dai 216.000 lavoratori stranieri stimati in Emilia-Romagna sono stati versati oltre 800 milioni di euro di contributi previdenziali e 452 milioni di gettito fiscale (tra Irpef, Iva sui consumi, imposte sui fabbricati, e così via), per un totale di 1,25 miliardi di euro. Il basso livello dei redditi, che si traduce in un minor gettito fiscale, viene tuttavia “compensato” da una struttura del welfare italiano orientata prevalentemente verso le prestazioni previdenziali e i servizi socio-sanitari per gli anziani. Prestazioni e servizi di cui gli stranieri possono essere beneficiari in parte molto ridotta, anche perché la normativa in vigore permette loro il pensionamento solo al compimento del sessantacinquesimo anno di età. La percezione che gli immigrati rappresentino un onere per i conti pubblici non è dunque suffragata dai dati: gli stranieri sono l’11,3% dei residenti, ma il solo 1% delle spese di welfare da loro assorbite e i contributi previdenziali da loro versati sono un indubbio vantaggio per il bilancio Inps, almeno nel breve periodo.

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30 marzo 2010

“Two-minute clips on humanitarian aid” su Radio 1


Lunedì 29 marzo dalle ore 13,35 alle ore 14 all’interno del programma News Generation di Radio 1 Rai è andato in onda il progetto “Two-minute clips on humanitarian aid”.

I ragazzi del Liceo Scientifico “Leonardo” di Giarre (CT) e del Liceo Classico “Altavilla” di Palermo, due delle scuole coinvolte nel progetto “Two-minute clips on humanitarian aid”, finanziato da ECHO (il servizio di Aiuti Umanitari della della Commissione Europea) e realizzato dalla cooperativa Lai-momo e Gopa-Cartermill, sono stati intervistati da Alma Grandin, conduttrice di News generation, il programma di Radio 1 dedicato al mondo dei giovani che si raccontano e che crescono sui banchi di scuola, diventando protagonisti dell’informazione che li riguarda.

I ragazzi hanno parlato della loro esperienza e ci hanno aggiornato sullo stato di avanzamento dei loro video-clip: il progetto, infatti, prevede che ognuna delle 10 classi coinvolte, realizzi un breve video sull’aiuto umanitario in situazioni di emergenza, catastrofe naturale, guerra, offrendo alla comunità il proprio messaggio.
Questa campagna di videoclip ha l’obiettivo di dar rilievo agli interventi dell’Unione Europea, che nel campo degli aiuti umanitari è il primo donatore mondiale.

E’ possibile ascoltare l’intervista direttamente dal nostro blog oppure sul sito di News Generation: http://www.radio.rai.it/radio1/newsgeneration/

Per ulteriori informazioni:
Lai-momo soc. coop.
Tel. + 39 051 840166
progetti@laimomo.it

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14 giugno 2009

Alessandro Jalal Manzoni, l’integrazione che funziona

La commedia di fine anno scolastico (5° elementare) di mio figlio Iginio era “Questo matrimonio non s’ha da fare”, una trasposizione comica e musicale dei Promessi Sposi pensata e diretta dalla maestra Tina Fiorita.

La voce narrante Alessandro Manzoni, il nostro Scrittore Nazionale nonché principale esponente del Romanticismo italiano nonché padre della lingua italiana nonché protagonista di una esemplare conversione al Cattolicesimo, era interpretato da Jalal, un bimbo marocchino, alto, magro ed elegantissimo in un completo nero con ottocentesco collo di pizzo.

Ho letto su Metropoli che quella italiana è la società più razzista d’Europa, secondo una ricerca di Europolis. Che i casi di discriminazione, di veri e propri insulti razzisti nelle nostre scuole si stanno intensificando. Io nella scuola dei miei figli ho sempre visto una buona integrazione dei bimbi di origine straniera. La naturalezza e sincera amicizia con cui ho visto rapportarsi i bimbi italiani con quelli stranieri, i miei figli con quelli delle signore etiopi, marocchine o rumene con cui chiacchiero del più e del meno fuori da scuola, non può che essere il riflesso di un’apertura che i ragazzi respirano dagli insegnanti, da una scuola ancora forte e strutturata, dove gli insegnanti prendono sul serio il loro lavoro. Certo, ogni tanto arriva qualche frase strana, probabilmente sentita in casa, “Federico ha detto che i tunisini sono tutti delinquenti”, ma non passa allo strato profondo, non cambia le cose nella quotidianità.

Jalal Manzoni è un simbolo della scuola aperta e accogliente che i maestri – e i bidelli! -costruiscono ogni giorno, una scuola in cui ognuno ha un ruolo, ognuno può essere protagonista, e non contano le differenze, nemmeno, bisogna dirlo, nel caso dei bimbi portatori di handicap. Tutti hanno partecipato a questi Promessi Sposi, e si sono dovuti impegnare, facendosi travolgere da quel vulcano di idee e impegno che è la maestra Tina, ritrovandosi in un divertente ma anche faticoso vortice di audizioni teatrali, balletti, canzoni, prove costumi… E tutti si sono alla fine goduti gli applausi.

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