17 dicembre 2014
Pakistan: intervista a Ejaz Amad su Redattore Sociale
Nell’unirci al grande dolore per la tragedia che ha colpito il Pakistan, con l’attentato che ieri ha causato la morte di 132 bambini, vi segnaliamo un’intervista a Ejaz Amad, giornalista pakistano, figura storica della mediazione interculturale e della promozione del dialogo in Italia.
Leggi l’intervista su Redattore Sociale: Ejaz Ahmad, “quell’attentato è l’11 settembre del Pakistan, cambierà il paese”.
Parole chiave : Ejaz Ahmad, Pakistan, Redattore sociale
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Dal 17 al 19 aprile, a Milano, Roma e Napoli, si terranno tre seminari di formazione sul rapporto tra giornalismo e immigrazione.
L’iniziativa – organizzata dall’Agenzia Redattore Sociale, Unar, Ordine dei giornalisti e Fnsi, in collaborazione con le scuole di giornalismo e altri 25 partenr – intende fornire un’occasione per affrontare il tema dell’immigrazione, attraverso un’attenta riflessione sui dati forniti dalle “Linee guida per l’applicazione della Carta di Roma” – elaborate dall’Ordine dei giornalisti, dalla Federazione della stampa e da Unchr, a seguito del protocollo deontologico lanciato quattro anni fa dagli stessi – e dall’handbook “Comunicare l’immigrazione. Guida pratica per gli operatori della comunicazione”, realizzato dalla Cooperativa Lai-momo e dal Centro studi e ricerche Idos, nell’ambito del progetto “Co-in – comunicare l’integrazione”, promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e finanziato dal Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi Terzi.
Agli incontri interverranno oltre 50 relatori, tra cui Salvatore Natoli, Gian Antonio Stella, Mauro Valeri, Dijana Pavlovic e tanti altri esperti di immigrazione e rappresentanti di associazioni, che si confronteranno su vari aspetti critici legati al tema dell’immigrazione, quali le discriminazioni, il lavoro, e le espulsioni, aprendo una tavola di discussione con i capiredattori delle principali testate delle tre città coinvolte.
A Roma, sarà possibile assistere ad una mostra fotografica sul tema dell’immigrazione e alla presentazione de “I vicini”, una sitcom sulla convivenza tra persone diverse in uno stesso condominio promossa dall’Unar.
Al termine dei seminari, i partecipanti riceveranno una copia di “Comunicare l’immigrazione. Guida pratica per gli operatori della comunicazione”.
Parole chiave : Carta di Roma, Comunicare l'Immigrazione, Fnsi, Immigrazione, ministero del lavoro, Ordine dei giornalisti, Redattore sociale, UNAR, Unchr
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Si è conclusa domenica 29 novembre, a Capodarco di Fermo, la XVI edizione del Seminario di formazione per giornalisti organizzato da Redattore Sociale. Come ogni anno al centro del dibattito sono stati i temi normalmente trascurati dalla cronaca, relegati al margine dai famosi “criteri di notiziabilità” che stabiliscono a priori il potenziale di interesse degli avvenimenti. Si parla di marginalità, zone liminali del quotidiano, si parla di giornalisti, del corretto modo di fare informazione per garantire il basilare diritto di informare ed essere informati nel rispetto dell’altro, della diversità, dell’umanità che tutti accomuna.
Il titolo del seminario “Disorientati. Giornalisti in cerca di bussole per capirci qualcosa” vuole esprimere il senso di disagio spesso vissuto dagli operatori della comunicazione nel nuovo mondo globalizzato, in cui i collegamenti tra causa ed effetto si perdono tra le maglie di reti sempre più confuse e lontane tra loro. C’era un bell’ambiente al seminario, la maggior parte dei partecipanti sono giovani e se questo da un lato fa ben sperare per il futuro dell’informazione, dall’altro solleva una serie di interrogativi un po’ amari circa la mancanza di disorientamento della vecchia e ben più affermata classe di professionisti.
Apre i lavori Don Vinicio Albanesi. La prima giornata, venerdì 27 novembre, gravita attorno al tema della crisi. Crisi economica, “crisi di coscienza e forse di identità”. Il filosofo Fabio Merlini, autore del libro “L’efficienza insignificante”. Saggio sul disorientamento, parla di “temporalità abbreviata” come dimensione attuale in cui si articola il discorso pubblico, una temporalità che non lascia spazio alla critica e alla riflessività necessarie alla produzione di verità accertabili che poggino su una condivisione tra chi produce la notizia e chi la riceve.
L’attuale panorama dell’informazione non consente di soffermarsi sui significati, ma si articola secondo un discorso funzionale chiamato a spettacolarizzare gli eventi e mobilitare l’attenzione secondo i parametri della sensibilità e dell’emozione, veicolando un mondo “sempre più oscillante tra tragedia e commedia”.
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