C’è un ex-atleta italiano, campione europeo nei 10.000 metri, che da anni è impegnato attivamente in progetti di animazione sportiva a Palermo, con l’associazione Libera. E’ un simbolo dell’impegno sociale attraverso lo sport e un punto di riferimento per tanti bambini che al di fuori della scuola non hanno nessuna possibilità educativa.
Si chiama Rachid Berradi, è nato a Meknes, in Marocco, ed è immigrato a Palermo all’età di 10 anni. E ha un forte accento siciliano.
Insomma, un emblematico esempio di seconda generazione.
Oggi, 24 maggio, è impegnato a commemorare l’uccisione di Giovanni Falcone con i ragazzi del progetto “Libera natura” (organizzato da Libera e dal Corpo forestale dello Stato), che faranno una “camminata” sulle terre confiscate alla mafia, in particolare a Corleone, nel maneggio gestito dalla Coop. Placido Rizzotto, intitolato al piccolo Giuseppe Di Matteo.
Ho avuto occasione di conoscerlo durante la cerimonia di consegna del Premio Città di Sasso Marconi, sabato 22 maggio. Ha ricevuto il “premio per la comunicazione sportiva”.
Mi ha raccontato dei progetti che organizza come Coordinatore Sport dell’associazione Libera-Sicilia. Lavora nel quartiere Zen (Zona Espansione Nord), uno scherzo urbanistico dove sono imprigionati migliaia di bambini che non hanno a disposizione né aree verdi né strutture sportive o sociali e che vengono cresciuti nell’adesione ai valori della mafia e nell’odio per le forze dell’ordine e lo Stato. Recentemente ha organizzato due stage di atletica in cui gli allenatori erano dei carabinieri in borghese. Dopo alcuni giorni in cui si era creato un grande affiatamento tra i bambini e gli allenatori, in un momento di “chiacchiera” ogni allenatore ha rivelato la propria professione: la prima reazione dei bambini è stata di smarrimento e rifiuto, ma poi l’affiatamento che si era creato nei primi giorni ha preso il sopravvento e tutto è andato bene.
“Ho avuto più problemi con il secondo stage” mi ha spiegato Rachid, “perché appena sono arrivati gli ‘allenatori’, un bambino ha riconosciuto in uno di loro il carabiniere che aveva arrestato suo padre la sera prima! E così siamo stati scoperti. C’è voluto del tempo per convincerli ad accettare l’attività e alla fine siamo anche riusciti a fargli ammettere che chi sbaglia è giusto che paghi.”
Una volta hanno organizzato delle gare consegnando ai bambini partecipanti dei prodotti di “Libera terra”, sui quali era scritto “prodotto su terre confiscate alla mafia”. “Alcuni, i più educati, ce li hanno riconsegnati dicendo che non potevano tornare a casa con quei prodotti; altri li hanno versati nei bagni in segno di sfregio. Questo ci ha fatto riflettere sul lavoro che ci resta da fare…”
“Io penso che non è giusto che tanti bambini vivano così, senza possibilità. Non si sentono nemmeno parte della città, per loro Palermo è un luogo ‘altro’. In effetti non gli è stato dato nulla, in tutto il quartiere c’è solo una chiesa ma senza attrezzature, senza cortile. Lo Stato non è presente. Solo recentemente è stata aperta una caserma dei Carabinieri nel quartiere, dopo mille difficoltà dovute all’occupazione da parte dei senza casa dello stabile in via di ristrutturazione”.
Ha raccontato che suo padre teneva molto al fatto che facesse sport, magari la boxe, oltre al fatto che proseguisse gli studi dopo la scuola media. Ha iniziato a praticare l’atletica con l’aiuto degli insegnanti, e ha avuto grandissimi successi a livello internazionale.
Ora è guardia forestale e per due giorni alla settimana è distaccato sul progetto di Libera sulle aree confiscate alla mafia.
Parlava con grande equilibrio, riservatezza e persino umiltà delle attività che svolge. Le parole che mi venivano in mente mentre lo ascoltavo erano “normalità del bene”. Al momento della premiazione ci ha tenuto a sottolineare che lui non è una persona speciale, che è normale e che quello che fa lui lo fanno in tanti.
E’ vero, Rachid, sono tanti che vivono la cittadinanza sul serio, in maniera critica, attiva e generosa come te, ma non so perché abbiamo sempre bisogno di ricordarcelo.