16 ottobre 2009
Marzabotto e la paura dell’altro
Mi è arrivato in un giro di e-mail il discorso che Massimo Cacciari ha pronunciato a Marzabotto per la cerimonia di commemorazione dell’Eccidio, che si tiene ogni anno a inizio ottobre. Me ne aveva già parlato un’amica, Silvia, raccontandomi che quella domenica mattina aveva detto alle sue due bimbe di 7 e 15 anni: “oggi non si va a messa, si va a Marzabotto”.
Effettivamente, quella cerimonia ha qualcosa di sacro. Io ci sono stata qualche anno fa e sono rimasta impressionata dalla quantità di città, provincie, regioni e associazioni italiane presenti. Puntuali, ogni anno scendono dai pullman e si concentrano in una piazza strapiena, con i loro gonfaloni decorati, i gagliardetti e i fazzoletti al collo, a dire “ci siamo”. Poi c’è chi dice che è un’abitudine retorica e meccanica, però loro, cascasse il mondo, ogni anno a Marzabotto ci sono. E si vedono anche tantissimi giovani, studenti fuori sede che vengono su da Bologna, famiglie con i bambini.
Comunque, Silvia mi aveva detto di essere rimasta colpitissima dall’orazione di Cacciari, tanto da essersi a un certo punto scambiata con uno sconosciuto anziano signore uno sguardo di comune meraviglia e un commento ammirato “che discorso!”.
Beh, anche se non si è lì, perché davvero essere lì è un’esperienza che conta, questo testo è proprio da leggere. I punto in cui parla della paura colpisce molto, se si pensa alla retorica xenofoba (e ultimamente anche omofoba e misogina, per continuare con i vocaboli strani) che infetta il discorso politico in Italia: “Tutti questi crimini, nella loro sovra-umanità, vengono da una sistematica, nei paesi che li commettono, negli eserciti che li commettono, vengono da una sistematica educazione alla paura. Vengono da una sistematica ricerca, di fronte alle difficoltà, alle crisi, alle contraddizioni, da una sistematica ricerca del nemico.”
Ma c’è un punto che mi ha fatto venire un brividino nella schiena ed è quello in cui parla del “consenso”. “Ormai abbiamo tutti i dati, tutti gli elementi che confermano che fino a sotto i bombardamenti la gente in Germania appoggiava sostanzialmente Hitler, perché aveva un tenore di vita – fintanto che le loro città non sono state rase al suolo – un tenore di vita alto e diffuso.” Infatti, il regime nazista era riuscito ad ottenere “il totale assorbimento nell’ordine dato delle coscienze personali.” Non aggiungo altro, qui sotto copio il discorso.