Il tema della restituzione di oggetti culturali e resti umani presenti nei musei etnografici ai musei e alle comunità africane, già presente nel pensiero post-coloniale e fortemente sentito dalle comunità di attivisti/e, è al centro del dibattito contemporaneo. Africa e Mediterraneo lo ha scelto per il proprio dossier numero 100, che sarà curato da Lucrezia Cippitelli e Donatien Dibwe dia Mwembu.
La restituzione rientra nel più ampio movimento per la decolonizzazione di rapporti tra Nord e Sud globali. Le narrazioni spesso parziali e selettive della storia e della memoria proposte dai musei hanno un importante ruolo nel dare forma discorsiva e materiale al nostro posizionamento.
Ri-significare e re-immaginare queste istituzioni è indispensabile per riconoscere la violenza della storia coloniale e opporsi alle politiche razziste e discriminatorie che persistono nel mondo dell’arte e della cultura.
La pressione del movimento internazionale per la restituzione impone oggi ai musei occidentali di lavorare sui propri archivi con la consapevolezza che il lascito di appropriazione culturale e materiale che essi portano in sé ha un impatto diretto e immediato sulla loro stessa esistenza. Bisogna anche aggiungere che le condizioni di acquisizione dei manufatti sono state molteplici e che, oltre al saccheggio e alla sottrazione coercitiva, molti altri oggetti sono giunti in Occidente tramite donazioni diplomatiche, collezioni missionarie ed etnografiche e il mercato dell’arte.
Tutto questo dovrebbe spingere i musei a intraprendere approfondite analisi giuridiche e storiche delle collezioni esistenti. Iniziative politiche e culturali efficaci mettono in discussione il sapere occidentale, in particolare le classificazioni ancora in essere presso le nostre istituzioni. Allo stesso tempo, la restituzione condiziona le iniziative politiche internazionali, i programmi di insegnamento a tutti i livelli, e le pratiche culturali.
Il dossier numero 100/2024 di Africa e Mediterraneo si focalizzerà su casi studio nazionali per proporre uno studio comparato della situazione nei diversi paesi europei. Il dossier includerà una sezione speciale sul caso italiano.
Ecco la nuova call for papers.
Didascalia: Humboldt Forum, giugno 2022, allestimento sul tema dell’ingiustizia coloniale e restituzione. Foto di Sandra Federici
Parole chiave : Colonialismo, dossier numero 100, museo, razzismo, rivista
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04 dicembre 2018
Senegal. L’inaugurazione del museo panafricano
Il ministro della cultura del Senegal Abdou Latif Coulibaly ha dichiarato, durante la conferenza stampa di presentazione del Musée des civilisations noires a Dakar, che il Paese chiederà alla Francia la restituzione «di tutte le opere d’arte identificate come appartenenti al Senegal». Anche altri Paesi africani, come il Benin e la Costa D’Avorio, hanno richiesto la restituzione di opere d’arte portate in Francia a fine Ottocento, in piena epoca coloniale. Si sta infatti discutendo di un processo di decolonizzazione culturale all’interno delle società africane contemporanee: lo scorso 23 novembre Felwine Sarr – economista e scrittore senegalese – e Bénédicte Savoy – storica dell’arte francese – hanno presentato al presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron un rapporto sul patrimonio africano conservato in Francia, con lo scopo di chiedere la restituzione di beni culturali al proprio contesto di origine. Il nuovo museo senegalese, costruito grazie a una donazione dalla Cina e che sarà inaugurato il 6 dicembre 2018, vuole aprire la strada, infatti, alla più grande collezione di arte africana raccolta in un unico luogo. Questo edificio circolare, la cui idea era stata lanciata per la prima volta nel 1966 proprio dal padre dell’indipendenza senegalese, il poeta-presidente Léopold Sédar Senghor, fa parte del parco culturale conosciuto con il nome di Parco delle sette meraviglie di Dakar, dove hanno attualmente sede il Gran Teatro, il Museo d’Arte contemporanea, la Biblioteca nazionale, gli Archivi nazionali, l’Accademia delle Belle Arti, la Scuola di Architettura e il Palazzo della Musica.
(Abdoulaye Konaté / Photo: Peter Mallet)
L’obiettivo principale di questo museo, secondo il suo direttore, non è quello di diventare un monumento statico, ma di aprire uno spazio in costante movimento, dove sia possibile un incontro di civiltà e un dialogo tra culture differenti. Il tema della mostra inaugurale Civilisations africaines: création continue de l’humanité celebra il valore e l’opera umana dell’uomo africano nella storia: in uno spazio su due livelli, i visitatori viaggeranno dal Neolitico all’Età del Ferro fino a scenografie più moderne e contemporanee, che vantano anche dell’uso delle ultime tecnologie. Si scopriranno così manufatti, dipinti, sculture, maschere e capolavori di artisti africani affermati come Abdoulaye Konaté, tra i maggiori rappresentanti delle arti plastiche del Mali, che espone sculture tessili che racchiudono i simboli segreti delle società maliane, e lo scultore haitiano Edouard Duval-Carrié, che ha realizzato un baobab in argilla di 20 tonnellate e alto 12 metri. Questo museo è, dunque, un progetto definito «panafricano», che si propone di valorizzare il ruolo determinante delle civiltà africane nella storia mondiale.
Parole chiave : Abdoulaye Konaté, Dakar, Felwine Sarr, Léopold Sédar Senghor, Musée des civilisations noires, museo, Senegal
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Il prossimo 9 e 10 ottobre l’International Slavery Museum, inaugurato cinque anni fa a Liverpool, in Gran Bretagna, ospiterà la terza conferenza organizzata dalla Federazione internazionale Diritti umani e musei.
Questa conferenza vuole discutere i progressi fatti dalle diverse istituzioni museali nell’ambito della difesa e promozione dei diritti umani. È sempre più diffusa, infatti, l’idea che i musei possano ricoprire un ruolo attivo nel sostegno dei diritti fondamentali.
Con il patrocinio dell’UNESCO, questo convegno vuole quindi affrontare argomenti quali: la schiavitù, la lotta contro le discriminazioni e le disegualianze di genere ed etniche, tradizione, religione e memoria.
Come parte della conferenza vi sarà anche la possibilità di partecipare al workshop Anniversary — an act of memory sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Diretto da Monica Ross, questa serie di performances in 60 atti, vedrà svolgersi il suo 46esimo atto proprio alla fine delle due giornate di discussione quando una recitazione collettiva porrà l’accento sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. L’adesione a questo laboratorio è gratuita e aperta a tutti i partecipanti alla conferenza.
Per maggiori informazioni vai al sito ufficiale della Conferenza sui diritti umani organizzata dalla Federation of International Human Rights
Segnaliamo infine due numeri della rivista Africa e Mediterraneo dedicati interamente a musei africani, 4/07 L’Africa nei musei e nelle collezioni occidentali e 2-3/07 “Oggetti d’arte” nei musei e nelle collezioni nell’Africa contemporanea: le poste in gioco.