Martedì 17 aprile, a partire dalle 9.30, presso l’Aula Magna della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, si terrà un convegno dedicato al tema del diritto d’asilo.
L’iniziativa, organizzata dall’Istituto di Diritto, Politica e Sviluppo e dall’Associazione degli Allievi della Scuola Superiore Sant’Anna, con il patrocinio della Regione Toscana, del Comitato Territoriale Arci di Pisa e della Società della Salute della Toscana, intende far luce sul diritto d’asilo e sulla protezione dei rifugiati in Italia e in Europa.
Dopo la proiezione del trailer “Mare Chiuso” e i saluti introduttivi di Maria Chiara Carrozza, Rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, di Emanuele Rossi, Direttore dell’Istituto Dirpolis e di Massimo Toschi della Regione Toscana, sarà possibile ascoltare gli interventi del Direttore del CIR Christopher Hein, della Portavoce dell’UNHCR Laura Boldrini, del Professore di Diritto Internazionale della Seconda Università di Napoli Andrea Saccucci, del Segretario della Commissione per le Libertà Civili, la Giustizia e gli Affari Interni del Parlamento Europeo Emilio De Capitani.
A seguire, sotto il coordinamento del Professore di Relazioni Internazionali della Scuola Superiore Sant’Anna Francesco Strazzari e di Massimiliano Vrenna dell’Istituto Dirpolis, interverranno il regista e autore del documentario “Mare Chiuso” Andrea Segre, la coordinatrice di SPRAR Pisa Francesca Pala, Giovanni Lattarulo della Regione Toscana, Daniela Lucchi della Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale di Firenze, Giusy D’Alconzo di Amnesty International e Alessia Montuori dell’Associazione SenzaConfine.
Parole chiave : "Mare Chiuso", Alessia Montuori, Andrea Saccucci, Andrea Segre, Arci Pisa, Christopher Hein, Daniela Lucchi, Emanuele Rossi, Emilio De Capitani, Francesca Pala, Francesco Strazzari, Giovanni Lattarulo, Giusy D’Alconzo, Laura Boldrini, Maria Chiara Carrozza, Massimiliano Vrenna, Massimo Toschi, Regione Toscana, SdS Pisana, Stant'Anna Pisa
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Si è conclusa domenica 29 novembre, a Capodarco di Fermo, la XVI edizione del Seminario di formazione per giornalisti organizzato da Redattore Sociale. Come ogni anno al centro del dibattito sono stati i temi normalmente trascurati dalla cronaca, relegati al margine dai famosi “criteri di notiziabilità” che stabiliscono a priori il potenziale di interesse degli avvenimenti. Si parla di marginalità, zone liminali del quotidiano, si parla di giornalisti, del corretto modo di fare informazione per garantire il basilare diritto di informare ed essere informati nel rispetto dell’altro, della diversità, dell’umanità che tutti accomuna.
Il titolo del seminario “Disorientati. Giornalisti in cerca di bussole per capirci qualcosa” vuole esprimere il senso di disagio spesso vissuto dagli operatori della comunicazione nel nuovo mondo globalizzato, in cui i collegamenti tra causa ed effetto si perdono tra le maglie di reti sempre più confuse e lontane tra loro. C’era un bell’ambiente al seminario, la maggior parte dei partecipanti sono giovani e se questo da un lato fa ben sperare per il futuro dell’informazione, dall’altro solleva una serie di interrogativi un po’ amari circa la mancanza di disorientamento della vecchia e ben più affermata classe di professionisti.
Apre i lavori Don Vinicio Albanesi. La prima giornata, venerdì 27 novembre, gravita attorno al tema della crisi. Crisi economica, “crisi di coscienza e forse di identità”. Il filosofo Fabio Merlini, autore del libro “L’efficienza insignificante”. Saggio sul disorientamento, parla di “temporalità abbreviata” come dimensione attuale in cui si articola il discorso pubblico, una temporalità che non lascia spazio alla critica e alla riflessività necessarie alla produzione di verità accertabili che poggino su una condivisione tra chi produce la notizia e chi la riceve.
L’attuale panorama dell’informazione non consente di soffermarsi sui significati, ma si articola secondo un discorso funzionale chiamato a spettacolarizzare gli eventi e mobilitare l’attenzione secondo i parametri della sensibilità e dell’emozione, veicolando un mondo “sempre più oscillante tra tragedia e commedia”.
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