Presentazione dell’articolo “Costruire il patrimonio in Algeria: la valorizzazione degli ksour (qsûr) e dei wacdat (moussems) nel Sud Oranais” pubblicato sul numero 65-66 di Africa e Mediterraneo a firma di Sandra Guinand – politologa e urbanista, Università di Losanna – e Yazid Ben Hounet dottore di antropologia sociale, EHESS/Paris.
Da qualche anno l’Algeria è impegnata a perseguire una politica di valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale segnatamente a fini turistici.
Gli ksour, villaggi fortificati tradizionali del Sahara e della catena dell’Atlante Sahariano, situati lungo le antiche rotte commerciali transahariane, sono stati oggetto di un recente processo di restaurazione e riabilitazione su larga scala; i wacdat (sg. wacda), feste popolari che si tengono per celebrare i santi locali, si moltiplicano, attirando sempre più persone a testimoniare la loro rinascita.
Questo articolo, a partire dall’esempio degli ksour e degli wacdat del Sud Oranais, si propone di indagare le ragioni e le condizioni di una valorizzazione del patrimonio secondo i differenti attori, per capire in che modo si costruisca l’oggetto patrimoniale in Algeria.
In seguito all’indipendenza (1962), tramite un’ordinanza, il nuovo Stato algerino integra nel proprio patrimonio nazionale gli oggetti inventariati dalla Francia (siti e monumenti storici). La prima definizione ufficiale di “patrimonio culturale” del paese e delle misure assunte in sua difesa, verrà tuttavia formulata solo nel 1998 attraverso una legge che include il patrimonio culturale immateriale nell’insieme dei beni materiali da proteggere.
Al di là del suo riconoscimento politico, la questione patrimoniale partecipa di una dimensione simbolica che crea tensioni e conflitti. Infatti, il patrimonio, in quanto héritage, è necessariamente portatore di un’identità collettiva che tuttavia non si crea automaticamente.
Costruita, ricostruita o negoziata, essa è anche continuamente ridefinita. Le stesse modalità che definiscono e attribuiscono valore a ksour e wacdat sono sfruttate, tanto dagli attori locali che dalle autorità politiche, affinché veicolino alcuni aspetti della cultura e dell’identità locale e nazionale. Se il patrimonio ha un interesse turistico è perché al di là dei valori classici che lo caratterizzano, le società contemporanee gli hanno attribuito un valore economico senza precedenti.
Diversi Stati e autorità politiche hanno saputo trarne profitto. Basti pensare al caso della Tunisia che ha saputo valorizzare il proprio artigianato, l’architettura delle medine e il carattere dei propri souk per sviluppare un turismo che attualmente riveste un ruolo non trascurabile nell’economia nazionale del paese.
Tuttavia, nonostante il processo di patrimonializzazione dei siti sembri guidato prevalentemente da un interesse di sviluppo economico, vi intervengono diversi fattori, di ordine finanziario, politico e identitario.
[Foto: Sfissifa, di Sandra Guinand]