05 agosto 2009

Poesia – “Le chant de l’exil” di Kama Kamanda

Su richiesta di una nostra lettrice pubblichiamo volentieri una poesia di Kama Kamanda ripresa dall’archivio di Africa e Mediterraneo.

Le chant de l’exil

Je quitte mes songes
Je pars avec le vent du refus
Pour un horizon sans figures sans cris
Et sans langage clôs
Où désormais se prolonge la grâce
Du pauvre et de l’égaré
Je pars fredonnnant le chant spectral
De nos ancêtres aux brisures recommencées
Que dessinent les yeux de mon peuple
Témoins de mes tourments
Je pars au pays de l’oubli
Où nul ne verra mon visage scellé
Ni ne consultera mon historie mêlée
D’héritages lointains et de poussière
Je pars sans offrandes
Comme le mort sans tombe et sans bannière
Avec ma mémoire dépeuplée
Dans le silence de la nuit sans fin

Il canto dell’esilio

Lascio i miei sogni
Parto col vento del rifiuto
Per un orizzonte senza visi senza grida
E il suo linguaggio chiuso
Dove ormai si allunga la grazia
Del povero e del disperso
Parto canticchiando un canto spettrale
Dei nostri antenati dalle piaghe riaperte
Che disegnano gli occhi del mio popolo
Testimoni dei miei tormenti
Parto per il paese dell’oblio
Dove nessuno vedrà il mio viso sigillato
Né consulterà la mia storia impastata
D’eredità lontane di polvere
Parto senza offerte
Come la morte senza tomba e senza insegne
Con la mia memoria spopolata
Nel silenzio della notte senza fine.

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25 giugno 2009

Il poeta Kama Kamanda al Campus di Maputo

Kama Kamanda

Kama Kamanda

Come vi avevamo anticipato siamo in questi giorni al Campus Euroafricano di Maputo sulla cooperazione culturale. Lunedì sera siamo stati all’inaugurazione di una mostra sulla Cooperazione spagnola alla Fortaleza.
La Fortaleza è un posto bellissimo per le mostre, e soprattutto per il cocktail, che si fa nel giardino quadrato, circondato da mura basse ma possenti, con l’erba curata, le palme e i fiori illuminati discretamente. La musica, il vino, i salatini, la temperatura ideale: le chiacchiere possono scorrere all’infinito, e il primo degli scopi di questo campus, “generare dinamiche di rete tra i partecipanti, durante e dopo l’evento”, sembra raggiunto.

Ho fatto una lunga chiacchierata con Olivier Barlet, ci siamo raccontati reciprocamente le difficoltà e gli aspetti positivi di dirigere riviste sulla cultura africana (lui dirige Africultures). Ma tu paghi gli articoli? E con il sito come va? Conosci il tale? Cosa fa il talaltro adesso? A un certo punto mi ha mostrato un signore alto quasi due metri, dicendomi “Lui è Kama Kamanda”. “Kama Kamanda il poeta? – ho risposto – Noi abbiamo pubblicato un articolo su di lui nel ’96!”

Dopo ho incontrato Kamanda e gli ho detto “Signor Kama Kamanda, sono di Africa e Mediterraneo e…” Non l’avessi mai detto!
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