22 marzo 2021
La Giornata Mondiale dell’Acqua
di Sante Maurizi
L’inflazione di giornate dedicate a temi o ricorrenze non intacca la costante attualità della Giornata Mondiale dell’Acqua, che l’ONU volle istituire nel 1992 durante la Conferenza sull’ambiente e lo sviluppo di Rio de Janeiro.
Secondo l’UNDP (il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) in tutto il mondo circa 2,2 miliardi di persone non dispongono di acqua potabile sicura, 4,2 miliardi non sono dotate di servizi igienici efficienti e 700 milioni potrebbero emigrare a causa della scarsità d’acqua entro il prossimo decennio.
Contribuiscono alla crisi idrica mondiale una serie di fattori legati ai cambiamenti climatici quali l’aumento delle temperature, l’incostanza e la violenza delle precipitazioni, gli eventi meteorologici estremi. Fenomeni che inoltre si sovrappongono a consumi idrici globali aumentati di sei volte negli ultimi cento anni: impieghi che continuano a crescere a un tasso costante dell’1% annuo a causa dell’aumento della popolazione, dello sviluppo economico e del mutamento dei modelli di consumo.
Perciò fra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’ONU nel 2015 l’acqua è nominata espressamente ai numeri 6 e 14 fra i diciassette da raggiungere entro la data temerariamente fissata nel 2030. Ma diciamo che l’acqua è una pre-condizione, l’elemento che connette tutti i temi indicati dall’ONU: un anno fa lo Studio Ambrosetti ha licenziato il libro bianco “Valore acqua”, valutando che 10 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono influenzati da una gestione efficiente e sostenibile delle risorse idriche, che può impattare positivamente su 53 dei 90 target relativi.
L’agricoltura è la principale attività per la quale l’acqua rappresenta un input produttivo primario (69% dei prelievi annui a livello mondiale: settore industriale al 19%, usi civili al 12%). È dunque particolarmente vulnerabile agli impatti dei cambiamenti climatici, che influenzano la disponibilità, la qualità e la quantità delle risorse idriche, già sottoposte a forti pressioni.
Accanto all’incremento delle capacità di accumulo e all’efficienza dei sistemi di distribuzione, uno dei temi-chiave è l’uso di “acque non convenzionali”: una delle priorità nella politica europea e di cooperazione internazionale sulle acque. Menawara è uno dei progetti finanziati dall’UE (attraverso il programma ENI CBC Med) sul riutilizzo delle acque reflue. Condotto dal Nucleo Ricerca sulla Desertificazione dell’Università di Sassari, il progetto coinvolge Giordania, Palestina Spagna, Italia e Tunisia. Quest’ultimo Paese è fra i più esposti alle minacce climatiche per l’aumento delle temperature, precipitazioni ridotte, innalzamento del livello del mare, inondazioni e siccità sempre più frequenti. Uno dei nodi è rappresentato dai contrasti legati all’utilizzo dell’acqua da parte delle strutture turistiche sulla costa: tipica situazione in cui la governance del sistema ha valore almeno pari alle soluzioni tecniche da adottare.
Uno degli obiettivi di tutto il programma ENI CBC Med è quello di coinvolgere la popolazione residente nelle aree di intervento, perché i risultati di progetto possano essere condivisi, accettati e trasferiti alle comunità locali. Tutte le politiche di cooperazione delle varie organizzazioni internazionali hanno identico approccio, nel quale trovano grande spazio lo studio delle forme adatte di comunicazione e lo storytelling.
Un esempio in questo senso è dato dalla fiaba “Il topo e la montagna” che Antonio Gramsci incluse in una lettera del 1931 indirizzata, tramite la cognata Giulia, ai figli: testo utilizzato come “cornice” del video conclusivo (con musiche di Paolo Fresu) del progetto Wadis-Mar che NRD condusse alcuni anni fa nel Maghreb.