16 settembre 2010

16/09/2010- L’altra metà del Mediterraneo a Milano

teatro piccoloEvento: L’altra metà del Mediterraneo. L’universo femminile nella diaspora tra Oriente e Occidente.

Dove: Piccolo Teatro di Milano- Teatro Grassi a Milano.

Quando: 16 settembre 2010, ore 12.

Informazioni: L’OUTIS, il centro nazionale di drammaturgia contemporanea, organizza nell’ambito della X Edizione Festival Internazionale della Nuova Drammaturgia, un incontro dedicato all’universo femminile della diaspora tra Oriente e Occidente.

Ad accompagnare la lettura dei brani a cura di Debora Migliavacca Bossi, sono previsti interventi di esponenti del mondo accademico che si occupano di cultura islamica e di esperti del settore culturale e dell’immigrazione.

L’evento è organizzato in collaborazione con la nostra rivista, Africa e Mediterraneo, le Relazioni Internazionali Comune di Milano, l’IRER – Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia e l’IsIAO – Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e con il Patronato della Regione Lombardia. Info.

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11 giugno 2010

16/06/2010- Contemporary Art Africa a Basel (Svizzera)

ut85_FocusLogoBlauWebEvento: Contemporary Art Africa.

Dove: Utengasse 32- Basel, Svizzera

Quando: Dal 16 al 20 giugno.

Informazioni: Focus 10 presenta la seconda edizione di “Contemporary Art Africa”. Interessante esposizione d’opere di arte contemporanea africana. Saranno esposte opere di artisti africani provenienti da tutto il mondo. La manifestazione comprende inoltre, vernissage, concerti, dibatitti e workshop. Info.

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16 luglio 2009

L’UNESCO e l’isola di Gorée, diaspora senza memoria collettiva

in: Turismo

gore-senegalPresentazione dell’articolo “L’isola di Gorée, patrimonio mondiale dell’UNESCO: le contraddizioni memoriali di un sito riconosciuto e abitato” pubblicato sul numero 65-66 di Africa e Mediterraneo.

L ’isola di Gorée (Senegal), dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, costituisce un sito turistico di notevole interesse in quanto rappresenta un simbolo e un riferimento identitario strettamente legato sia ai suoi visitatori occidentali sia agli “Africani della Diaspora”. Tuttavia, oltre ad essere un luogo della memoria, Gorée è uno spazio abitato e, in virtù di tale duplice identità, costituisce l’oggetto di usi e rappresentazioni estremamente diversi. Inoltre, la popolazione locale si caratterizza per la sua costante ricomposizione, un fenomeno strettamente legato all’attrattiva turistica che il sito genera a partire dagli anni 80 del secolo scorso.

Le politiche culturali, locali e internazionali si sono interrogate troppo poco rispetto al duplice valore di questo patrimonio dell’umanità che, di fatto, si rivolge ai visitatori stranieri. Ne consegue che la popolazione dell’Isola di Gorée non ha costruito una “memoria collettiva” attorno a questo sito e ancor meno si è ancorata al ricordo di una schiavitù fortemente mediatizzata, commemorata dai turisti, dallo Stato e dall’UNESCO.

Gli studi e le ricerche condotte in Senegal mostrano che tale assenza di identificazione e di memoria collettiva locale in relazione alla tratta degli schiavi non concerne solo la popolazione dell’isola, ma anche quella di Dakar, quindi del Paese nel suo complesso. Gorée, a livello locale, rappresenta una vecchia città coloniale divenuta meta turistica, dove si va per piacere, solitamente durante il periodo estivo, a godere della tranquillità delle spiagge. Il ricordo della tratta schiavista resta qualcosa di molto teorico: il periodo storico che evoca ha radici troppo lontane per poter ravvivare qualunque tipo di investimento locale.

La società senegalese, infatti, non si è strutturata a partire dalle conseguenze socio-politiche della tratta atlantica, contrariamente a quanto si è verificato per le comunità sorte dalla schiavitù delle piantagioni, ma si è costituita principalmente at- torno all’evento storico della colonizzazione. Inoltre, la valorizzazione di tale passato non può essere il frutto di una rivendicazione locale comu- ne, in quanto non è compreso in un più ampio patrimonio culturale transgenerazionale: solo i membri delle antiche famiglie meticce dell’isola possono essere portatori di questa memoria collettiva. Il problema è che le famiglie in questione, designate dall’amministrazione come “antica anima di Gorée”, non contribuiscono all’elaborazione di una memoria locale della storia dell’isola poiché non vi abitano più.

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