26 aprile 2021

Ius Migrandi – Trent’anni di politiche e legislazione sull’immigrazione in Italia

Ius Migrandi è un “poderoso volume”, come definito dalle stesse curatrici del testo, che raccoglie 38 saggi redatti da una cinquantina di autori, esperti di diritto dell’immigrazione: avvocati, magistrati ed accademici. Voci autorevoli che, con angolature differenti, analizzano da un punto di vista giuridico e sociologico il fenomeno migratorio in un’analisi diacronica, volgendo lo sguardo al passato e ripercorrendo l’evoluzione delle politiche e della legislazione in materia di immigrazione in Italia, quindi alzando lo sguardo al futuro, con proposte concrete, studiate e nel pieno rispetto dei diritti delle persone straniere.

Così ASGI e Magistratura democratica celebrano i 20 anni di vita di Diritto, Immigrazione e Cittadinanza, una rivista dichiaratamente “dalla parte dei diritti”, mettendo liberamente a disposizione attraverso la piattaforma FrancoAngeli Open Access, materiale di grande valore e interesse scientifico, non solo per gli addetti ai lavori, per cui non mancano spunti di approfondimento, ma anche per chi si avvicinasse per la prima volta alla materia, compendiando in un unico manuale un’accurata panoramica del complesso e sfaccettato mondo dello Ius Migrandi, un diritto incompiuto, permeato di politica.

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La prima parte del volume, suddiviso in cinque sezioni, si concentra sulle politiche e sugli interventi normativi intervenuti in materia di immigrazione sviluppatisi in Europa e specificamente in Italia dalla fine degli anni ’80, quando si realizzano i primi interventi legislativi significativi in materia, ad oggi. L’excursus consente di evidenziare come il ricorso alla decretazione d’urgenza, motivata da un approccio emergenzialista e destrutturato al fenomeno migratorio, si confermi fino ai giorni nostri, a dimostrazione di un sostanziale fallimento di un razionale ed efficiente governo dello stesso.

La seconda parte del volume prosegue l’approfondimento in materia di ingresso e soggiorno sul territorio italiano, rimarcando da un lato l’irrazionalità del sistema di ingresso per motivi di lavoro sul territorio, dall’altro l’approccio utilitaristico della legislazione in materia, funzionale alle esigenze del mercato del lavoro, che considera il cittadino straniero in quanto forza lavoro, vincolando la permanenza regolare sul territorio al soddisfacimento di stringenti requisiti reddituali, fatte salve specifiche posizioni giuridiche maggiormente tutelate e di lunga permanenza. L’analisi prosegue approfondendo il diritto all’unità familiare e alla vita privata e familiare ai sensi dell’art. 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), fornendo spunti in riferimento alla sua applicazione nell’ordinamento italiano. L’attenzione viene quindi rivolta alle politiche di integrazione dei cittadini stranieri e ai diritti di cittadinanza, per molti dei quali la lotta per il riconoscimento è ancora in corso. Vivo è il dibattito sui banchi della politica in materia di cittadinanza, per cui il volume analizza una terza via rispetto alla dicotomia ius sanguinis/ius soli, nella direzione del c.d. ius culturae.

La terza parte del volume è dedicata alle frontiere del diritto e analizza sotto diverse lenti alcuni fenomeni strettamente legati alle persone migranti: lo sfruttamento lavorativo e la tratta delle persone. Gli strumenti di tutela previsti dal sistema, purtroppo non sempre sufficienti ed efficaci, possono tuttavia rappresentare una forma di emancipazione da situazioni di assoggettamento e di tutela dei diritti. Viene approfondita l’evoluzione del sistema anti-tratta italiano, che compie vent’anni, e le sue interconnessioni con il sistema di protezione internazionale, cui è dedicato uno specifico approfondimento nella quarta parte del volume.

Chiudono il volume le riflessioni di Bruno Nascimbene e Livio Pepino, protagonisti delle due associazioni che hanno promosso Diritto, Immigrazione e Cittadinanza, che, volgendo uno sguardo al futuro, auspicano che la rivista possa continuare a offrire un’informazione qualificata del fenomeno migratorio agli operatori del diritto e ai cultori della materia e che possa altresì ispirare scelte politiche e normative più mature e consapevoli nei prossimi anni.

Sicuramente, quanto al primo obiettivo, può dirsi che quest’opera abbia fornito un contributo prezioso. 

Eleonora Ghizzi Gola
Coordinatrice Area Legale
Lai-momo soc. coop. soc.

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12 maggio 2020

La regolarizzazione non è un’opzione, ma una necessità: Africa e Mediterraneo tra i promotori del gruppo GREI-2.5.0

Mentre si sta ancora cercando un accordo sulla regolarizzazione ed emersione dei cittadini stranieri lavoratori in Italia, insieme ad altre organizzazioni e professionisti del settore immigrazione e asilo abbiamo sottoscritto un documento congiunto con una presa di posizione sul tema.

250 persone, rappresentanti della diaspora migrante, ricercatrici/ori dell’immigrazione, giornaliste/i, imprenditrici/ori, esperte/i del diritto del lavoro e dell’immigrazione, membri del sindacato, dell’Università, del mondo cooperativo si sono riunite nel Gruppo di Riflessione su Regolarizzazione e Inclusione (GREI-2.5.0). Siamo di fronte a un’emergenza dalla triplice dimensione: sanitaria, sociale ed economica. Ad esempio, numerosi medici dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e italiani confermano di ricevere giornalmente domande di aiuto da parte di cittadini irregolari che hanno timore a recarsi in ospedale, a meno che non siano costretti a rivolgersi al pronto soccorso.

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La regolarizzazione non è un’opzione, ma una necessità – si afferma nel Position Paper del GREI-2.5.0 – e non può essere limitata alle categorie dell’agricoltura e del lavoro domestico, ma anche ad altri settori come l’artigianato e la logistica, che è irragionevole escludere dal processo di emersione. La regolarizzazione non può essere effettuata sulla base di un permesso di pochi mesi, mentre è necessario che anche gli stranieri lavoratori in possesso di un titolo di soggiorno regolare (ad es. per richiesta d’asilo o ricorso) possano ottenere un permesso di soggiorno per lavoro, accedendo al provvedimento di regolarizzazione.

Il documento propone i termini giuridici che dovrebbero essere applicati, aderendo sostanzialmente alla proposta dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI).
Nell’arco di poche ore, il testo ha raccolto moltissime adesioni di una parte sostanziale della società civile impegnata sul fronte dell’immigrazione.

Leggi il Position Paper completo con firma degli aderenti qui
Leggi il Comunicato Stampa completo qui

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14 febbraio 2014

Richiedenti asilo e rifugiati in Italia. Rilfessioni sulle politiche di accoglienza

In un momento di flussi migratori via mare così intensi – ricordiamo che tra il 5 e 6 febbraio al largo di Lampedusa la marina militare ha soccorso 1.123 migranti provenienti dal nord Africa – è utile riflettere sulle politiche d’accoglienza italiane. A questo proposito vi proponiamo un estratto dell’articolo Riflessioni sull’integrazione. Italia Terra d’asilo, Parma 30 novembre, scritto da Michela Bignami e pubblicato sul numero 79 di Africa e Mediterraneo, in cui l’autrice rilegge quant’è emerso dal dibattito del convegno nazionale “Italia terra d’asilo. Accoglienza, assistenza, integrazione dei rifugiati: norme europee, pratiche territoriali innovative e proposte per un nuovo sistema nazionale condiviso”, che si è svolto a Parma il 30 novembre 2013.

Foto di Owanto. Où Allons-Nous? (Where are we going?), 2009

In Italia il dibattito sui rifugiati si limita, spesso, a un’analisi dei sistemi di ricezione e di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale o del loro percorso giuridico, ma non si occupa della fase successiva all’ottenimento dello status. Tuttavia, una volta ottenuta una forma di protezione, che sia lo status di rifugiato, la protezione sussidiaria o il permesso umanitario, queste persone si ritrovano in un limbo amministrativo e sociale. Benché titolari a tutti gli effetti di diritti specifici, non riescono a esigerli trovandosi dispersi in un contesto a loro ancora estraneo. Stime di uno studio condotto dall’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) nel 2011 mostrano come sia esigua la percentuale di titolari di protezione, 32,4%, che dopo essere passati per un percorso di prima accoglienza abbiano poi avuto la possibilità di usufruire di percorsi di seconda accoglienza. Occorre sottolineare che non tutti i richiedenti asilo hanno accesso a posti nel sistema di prima accoglienza, SPRAR – CARA – CDA. Se si considera che i posti disponibili nello SPRAR per il 2013 erano 3.000, ai quali vanno sommati i posti nei CARA e nei CDA, 4.880, si arriva a un totale di 9.880 posti disponibili a fronte di 39.798 persone arrivate in Italia al 30 novembre 2013, e di 10.905 domande di asilo solo nei primi sei mesi del 2013.

È proprio sull’integrazione e la seconda accoglienza che si è concentrato il dibatto del convegno nazionale “Italia terra d’asilo. Accoglienza, assistenza, integrazione dei rifugiati: norme europee, pratiche territoriali innovative e proposte per un nuovo sistema nazionale condiviso”, svoltosi a Parma il 30 novembre 2013. La necessità di un dibattito approfondito e strutturato sull’integrazione dei rifugiati e titolari di protezione sussidiaria è nata dal recente recepimento della direttiva europea 2011/95/UE sull’integrazione attraverso la legge 96/2013. Questo ha permesso agli interlocutori della società civile e delle organizzazioni internazionali di proporre al governo pareri per un’attuazione della direttiva che garantisca ai rifugiati e titolari di altre forme di protezione l’accoglienza in quanto diritto.

Per acquistare on line il N. 79 di Africa e Mediterraneo, conoscere o acquistare i numeri precedenti, sottoscrivere un abbonamento, vai al sito di Lai-momo, l’editore.

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03 ottobre 2013

Il cimitero Mediterraneo

Immagine tratta da "Un'eternità a Tangeri", Faustin Titi, Eyoum Ngangué (Lai-momo, 2007)

La tragedia che si è consumata questa notte a Lampedusa ha proporzioni numeriche così grandi che la politica e i media non hanno potuto ignorarla. Le immagini e le interviste radiofoniche delle soccorritrici in lacrime ci trasmettono l’enormità del dolore e della disperazione che hanno visto in quel tratto di mare.

Ma questa è solo una delle infinite storie del Mediterraneo di questi anni: annegamenti, rovesciamenti di barche, violenze degli scafisti, famigliari che si perdono per sempre, bambini che muoiono soli nel loro terrore… Jose’ Angelo Oropeza, Direttore del Coordinamento Mediterraneo OIM, ha recentemente fatto il numero di 25.000 morti negli ultimi 20 anni.

Pubblichiamo qui il documento diffuso oggi dall’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, che condividiamo.

Basta vittime innocenti nelle continue tragedie nel Mediterraneo

L’Unione europea riveda la sua politica sul monitoraggio delle frontiere esterne, sul soccorso in mare e sulla gestione delle emergenze umanitarie

L’ennesima tragedia accaduta oggi a Lampedusa, al pari delle altre che si ripetono continuamente nel Mediterraneo, non deve essere considerata una tragica fatalità .Essa chiama in causa le evidenti gravi responsabilità della politica dell’Unione Europea e dell’Italia sull’immigrazione e sull’asilo.

L’Europa da anni pone in atto politiche di contrasto del traffico dei migranti, impegnando massicce risorse economiche e l’utilizzo di forze di polizia mentre non vengono adottate adeguate misure per la realizzazione di un più efficace monitoraggio delle presenze delle imbarcazioni di migranti nel Mediterraneo e nel canale di Sicilia.

Vanno, percio’, riviste profondamente le politiche dell’Unione sulla gestione delle crisi umanitarie ai suoi confini e sulla gestione degli interventi di soccorso verso i migranti in mare o alle frontiere esterne terrestri.

L’ASGI chiede:

– un più efficace monitoraggio delle presenze delle imbarcazioni di migranti nel Mediterraneo e nel canale di Sicilia, in particolare al fine di realizzare misure di soccorso efficaci e coordinate a livello comunitario;

programmi a livello europeo di aiuto umanitario nei confronti di migranti e profughi che si trovino nei paesi di transito, oltre che di piani d’azione di tutela dei diritti umani e di gestione delle politiche migratorie e dell’asilo in paesi terzi fortemente interessati dal transito di migranti verso l’Unione europea, piani di azione gia’ previsti dal Programma di Stoccolma;

una nuova politica dell’Italia e dell’Unione europea nella realizzazione di canali umanitari e di adeguati programmi di reinsediamento di rifugiati che si trovano in condizioni di gravissimo pericolo nei paesi in transito, costretti a raggiungere l’Europa (dove spesso vivono famigliari e parenti) servendosi dell’unico canale realmente disponibile, ovvero le organizzazioni criminali internazionali che proliferano proprio sulle carenze delle politiche dell’Unione sulla materia.

L’ASGI esprime cordoglio per le vittime, ma anche sdegno per le dichiarazioni irresponsabili di taluni esponenti della Lega Nord che, a soccorsi ancora in corso, della sciagura avvenuta fanno mezzo di propaganda politica infamante e disonesta intellettualmente.

A.S.G.I. – Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione

Contatti 39.0432.507115 – 3470091756 –  info@asgi.itwww.asgi.it, twitter @asgi_it

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06 aprile 2011

Sbarchi di migranti: finalmente il permesso temporaneo a fini umanitari

Oggi finalmente il Presidente del Consiglio firmerà il decreto che consentirà il rilascio del permesso temporaneo a fini umanitari a tutti i tunisini già approdati in Italia. Riteniamo che  questa soluzione consenta di fornire una risposta diretta, immediata e perfettamente adattabile alla problematica. Il permesso di soggiorno temporaneo è, infatti,  uno strumento che il nostro ordinamento già prevedeva e pensato appunto per governare in modo razionale e rispettoso dei diritti fondamentali dell’uomo,  gli esodi di rifugiati che fuggono da guerre e da altre forme di violenza generalizzata. Questo consentirebbe non solo di allentare la pressione che la Tunisia sta subendo in merito al controllo delle frontiere (non dimentichiamo che sta accogliendo almeno 100mila persone in fuga dalla Libia), ma permetterebbe anche di evitare la creazione di nuove “tendopoli” che, come abbiamo purtroppo visto in passato, sarebbero portatrici di sentimenti di insicurezza con conseguenti  reazioni di intolleranza.

Qualche giorno fa l’Associazione Studi per gli Giuridici sull’Immigrazione, a cui la nostra cooperativa editrice Lai-momo aderisce, ha emesso un comunicato stampa dal titolo “Istituire la protezione temporanea è la sola via razionale per governare oggi l’esodo dalla Tunisia” che contiene anche interessanti precisazioni sugli aspetti giuridici nazionali e internazionali dell’attuale “emergenza sbarchi”.

Per il testo si veda anche il link http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=1536&l=it

(Marina Frabboni)

Emergenza_Tunisia_Comunicato_Stampa_ASGI_31_marzo_2011

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