03 giugno 2010

Mimetizzazione urbana. Safari di strada

in: Moda

Presentazione dell’articolo “Mimetizzazione urbana. Safari di strada”, pubblicato sul numero 69-70 di Africa e Mediterraneo a firma di Ann Gollifer, storica dell’arte e artista.

Il tessuto è una lezione di storia materializzata, che passeggia nelle città e nei villaggi di tutta l’Africa.
La storia dell’origine e della diaspora dei tessuti wax e fancy comincia con l’arrivo dei mercanti olandesi in Indonesia nel diciottesimo secolo, i quali copiarono la tecnica batik e ne introdussero la produzione in Olanda. I batik europei (detti wax) erano realizzati attraverso apparecchiature industriali ed erano più costosi dei loro simili artigianali.
La popolarità delle stampe wax crebbe sia in Europa che in Africa tra la metà e la fine del diciannovesimo secolo. La colonizzazione creò una forte domanda di questi tessuti in Africa, al punto che l’industria europea assorbì, nel suo repertorio, motivi e gusti africani. I colonizzatori utilizzavano questi prodotti per aver accesso al continente e alla sua popolazione; ma, allo stesso tempo, registrando i gusti dei clienti africani, l’importazione di questi tessuti permise la salvaguardia di tradizioni vitali e la loro congiunzione con la contemporaneità.
Nel XX secolo l’industrializzazione della produzione tessile si sviluppò in Africa in collaborazione con l’Europa. In particolare, grandi impianti furono aperti in Nigeria e Ghana, i cui prodotti cominciarono a rivaleggiare con le manifatture europee.
Oggi le fabbriche tessili olandesi e inglesi, ad eccezione di Vlisco, hanno chiuso. E anche la produzione africana è diminuita a causa del mercato degli abiti usati e della concorrenza di tessuti indiani e cinesi prodotti espressamente per il mercato africano.
Gollifer, stimolata dalla ricerca su questi tessuti, ha cercato di creare qualcosa che coniugasse la profondità storica del wax con la moda contemporanea e nel 2007, con un gruppo di giovanissimi, desiderosi d’acquisire uno stile maggiormente consapevole, ha creato l’etichetta Urban Camouflage. Insieme hanno organizzato una serie di “safari di strada”, durante i quali si recavano in luoghi particolari della città e realizzavano delle performance. Queste performance avevano impatto sia sulla popolazione presente sia sul gruppo stesso, che reagiva in modo diverso a seconda dei luoghi.
Il progetto ha dato all’autrice l’opportunità di trovare quello che definisce «il senso più contemporaneamente africano» della moda e dello stile, che ne incorpora la storia, l’identità, l’ironia e l’innovazione.

Per aquistare on line il N. 69-70 di Africa e Mediterraneo, conoscere o acquistare i numeri precedenti, sottoscrivere un abbonamento vai al sito di Lai-momo, l’editore.

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01 giugno 2010

Il sistema prêt-à-porter

in: Moda

Presentazione dell’articolo “Il sistema prêt-à-porter”, pubblicato sul numero 69-70 di Africa e Mediterraneo a firma di Barbara Holub, artista e membro di Transparadiso.

Nel progetto The System: Prêt-à-porter Barbara Holub, artista austriaca, partendo dal fenomeno quotidiano dell’abbigliamento, analizza differenti modelli economico-sociali relativi allo scambio o alla vendita d’abiti usati. Un piccolo video realizzato presso un yard sale (mercatino domestico) di Los Angeles, si concentra soprattutto sul cambiamento della postura che le persone assumono nel weekend quando si recano ad acquistare o scambiare abiti (usati) nei cortili anteriori loro o dei loro vicini. Questo processo incoraggia la comunicazione in aree residenziali che sarebbero altrimenti tagliate fuori dal mondo esterno. Nel video, lo scambio di beni ed eventualmente di denaro non è necessariamente basato sul profitto economico e costituisce la base della comunicazione.
Un modello di relazione inversa, centrata al profitto, può essere visto nel pannello realizzato dall’artista ed esposto presso la galleria Künstlerhaus a Vienna nel 2006. Il pannello mostra un macchinario per la selezione degli abiti usati utilizzato dall’organizzazione Humana. Quest’organizzazione, di cui si è interessata l’artista austriaca, è stata fondata in Danimarca ma è attiva a livello mondiale ed ha operato anche a Vienna, dove avveniva la selezione degli abiti usati per il mercato africano. Oggi quest’attività è stata dislocata in Bulgaria e Turchia, dove il costo del lavoro è inferiore.
Sul pannello è possibile vedere l’immagine di una persona graficamente ricoperta dalla fotografia del macchinario per la selezione degli abiti. La persona rappresenta simbolicamente la sparizione di questo lavoro a Vienna. Le foto scattate durante il fashion show al Künstlerhauspassage di Vienna sono poi state utilizzate per creare un paravento esposto al Plymouth Arts Centre.
Barbara Holub lancia un appello su questa rivista agli artisti africani interessati a sviluppare una collezione a partire dagli abiti usati importati dall’Europa, che costituisca un’interpretazione contemporanea della moda africana. Lo scopo è trovare un’interpretazione ibrida della cultura europea e di quella africana. The System: Prêt-à-porter, nato come progetto artistico, potrebbe portare alla creazione di un’etichetta che più che soddisfare il desiderio d’esotismo europeo, rappresenti la con- temporaneità della moda africana.

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08 ottobre 2009

Una serata speciale al Bologna 2 di Calderara di Reno

bologna_2Venerdì 2 ottobre si è svolta una serata speciale nell’ambito Piano di Accompagnamento Sociale al Progetto di Riqualificazione Urbana del Bologna 2, residence sito nel Comune di Calderara di Reno di 194 mini-appartamenti abitato fino a un paio d’anni fa da oltre 800 persone in massima parte migranti.

Una mostra di fotografie realizzate insieme dai ragazzi del paese e lo spettacolo “Casino’ Vertical” (nella foto), realizzato in cordata sulla parete sud del residence realizzato dalla compagnia Eventi Verticali, sono stati i momenti principali di una serata vissuta in un contesto nel quale il Comune, grazie al finanziamento della Regione, sta intervenendo con un importante progetto che ha l’ambizione di rispondere al tema della sicurezza non solamente con interventi di prevenzione e repressione, ma con un’azione strutturale che vede insieme riqualificazione urbanistica e sviluppo sociale, dialogo interculturale ed espressione artistica.

Di fronte alla platea gremita ed entusiasta, gli artisti di Eventi Verticali hanno salutato dicendo: “Da anni portiamo questo spettacolo in giro per il mondo da anni. E’ la prima volta che lo facciamo a casa nostra ed è il mondo che viene a vederci”.

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