La Repubblica Democratica del Congo vive in questi mesi momenti molto bui, in cui a pagare il prezzo più alto è la popolazione, vittima dei conflitti civili per il controllo dei territori e delle risorse. A questo si aggiunge la cruenta repressione politica messa in atto dal presidente Joseph Kabila, che oltre un anno fa si era detto disponibile a indire, finalmente, nuove elezioni presidenziali entro la fine del 2017. Così non è stato e il Comitato di coordinamento dei laici (CLC) ha indetto per domani, 25 febbraio, una manifestazione per chiedere, una volta ancora, le dimissioni di Kabila.
Le ultime contestazioni del 21 gennaio scorso hanno avuto un esito tragico con almeno 6 morti e numerose decine di arresti. Per questo oggi Henri Lopes e altri scrittori e intellettuali dell’Africa hanno voluto lanciare un appello affinché la marcia che si terrà tra pochi giorni non venga respinta nel sangue. Temono che la repressione possa colpire gli intellettuali che hanno deciso di unirsi alle richieste del popolo. In particolare fanno riferimento allo storico Isidore Ndaywel, ex-funzionario dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia, molto attivo nella promozione interculturale.
“Noi intellettuali, creativi, artisti, dell’Africa e del mondo francofono intero, democratici e attivisti per i diritti umani lanciamo questo appello per sollecitare le autorità della RDC alla moderazione, a preferire il dialogo alla repressione. Prendendo consapevolezza, mettendo gli interessi della nazione al di sopra di ogni altra cosa, accogliendo positivamente le legittime richieste del popolo, le autorità saranno all’altezza del destino di un paese al centro della storia e della geografia del grande continente che è l’Africa”.
Di seguito condividiamo l’appello intero, e in lingua originale, che sottoscriviamo e rilanciamo.
Soutien à l’historien Isidore Ndaywel et à ses amis du Comité Laïc de Coordination (CLC) en République Démocratique du Congo
Depuis quelques mois, la République Démocratique du Congo traverse des heures tragiques dont le plus lourd tribut est payé par des populations civiles innocentes.
Tout récemment, un groupe d’intellectuels de ce pays a entrepris la courageuse démarche de s’associer à leur peuple dans leur volonté de faire assurer les conditions démocratiques les plus élémentaires pour l’organisation d’élections réellement crédibles dans leur pays.
Il n’est question ici que du respect des libertés publiques, revendiqué au nom d’une communauté nationale qui n’a que trop souffert et ne cesse de souffrir des effets de conflits successifs dont sont victimes les couches les plus vulnérables de la population. Il s’agit d’un mouvement pacifique qui monte des profondeurs du pays auquel s’associent les autorités religieuses dont on ne peut suspecter le désir de paix et qui sont par nature opposées à toute forme de violence. Or, la réponse qui leur est opposée est précisément la violence armée. Par deux fois, au cours des manifestations du 31 décembre 2017 et du 21 janvier 2018 des pertes de vies humaines ont été déplorées, et la liberté d’universitaires qui ont pris fait et cause pour leur peuple est menacée.
Nous craignons que le 25 février, date programmée pour la prochaine marche des chrétiens, soit l’occasion d’une nouvelle répression disproportionnée dont seront victimes des participants aux mains nues.
Des universitaires ont pris l’initiative de se joindre à la clameur populaire et de s’en faire l’écho. Ce ne sont pas des professionnels de la politique, ce sont de simples citoyens conscients de leurs responsabilités devant l’histoire. Les nouvelles qui nous parviennent nous amènent à nous inquiéter sur leur sort.
Parmi eux, Isidore Ndaywel dont les travaux sur l’histoire de son pays font autorité et constituent des ouvrages de référence. Cet éminent homme de culture, ancien fonctionnaire de l’Organisation Internationale de la Francophonie, qui a participé au combat pour la promotion de la diversité culturelle, a été l’un des artisans les plus efficaces de la création du prestigieux /Prix des Cinq/ /Continents/ qui a honoré et révélé tant d’écrivains francophones. Isidore Ndaywel enfin a été le commissaire de la RDC chargé de l’organisation du XIVe Sommet de la Francophonie à Kinshasa, en 2012. Il s’est acquitté avec succès de cette tâche dont les résultats ont été au bénéfice du gouvernement de son pays. Parce que ses amis et lui sont d’authentiques intellectuels, parce qu’il s’agit du plus grand pays francophone du monde, il est de notre devoir de veiller à ce que la liste des martyrs déjà longue ne s’allonge pas.
Nous lançons cet appel en tant qu’intellectuels, créateurs, artistes, d’Afrique et de la Francophonie tout entière, démocrates et militants pour le respect des droits humains, et demandons aux autorités de la RDC de faire preuve de retenue, de privilégier le dialogue à la répression. En prenant de la hauteur, en mettant les intérêts de la Nation au-dessus de toute autre considération, en faisant preuve de maturité, en répondant de manière positive aux exigences légitimes de leur peuple, elles se hisseront à la hauteur du destin d’un pays situé au centre géographique et historique du grand continent qu’est l’Afrique.
Henri Lopes (Écrivain), Adama Ba-Konaré (Historienne), Kidi Bebey (Ecrivaine), Catherine Coquery-Vitrovitch (Historienne, Professeur Emérite, Paris Diderot), Bob Kabamba (Directeur Cellule d’Appui politologique Afrique-Caraïbes, CAPAC-ULiège, Faculté de Droit, de Science politique et de Criminologie), Henri Lopes (Ecrivain), Boniface Mongo-Mboussa (Critique littéraire), Roland Pourtier (Professeur Emérite, Université Paris I, Panthéon Sorbonne).
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06 febbraio 2018
Fumetto africano ad Angoulême
È dal 1974 che ogni anno la città francese di Angoulême ospita il Festival International de la Bande Dessinée, uno dei maggiori eventi mondiali dedicato alla Nona arte. In programma mostre, proiezioni, dibattiti, conferenze, incontri, concerti e diversi premi tra cui il noto Fauve d’Or, ovvero il premio al migliore fumetto dell’anno, senza distinzione di genere, stile e provenienza geografica.
Quest’anno hanno partecipato anche l’associazione Africa e Mediterraneo e la cooperativa sociale Lai-momo, per presentare il lavoro di studio e promozione del fumetto africano iniziato sin dal 1999, con uno stand e due tavole rotonde. Assieme a Simon Mbumbo, autore camerunense attivo in Francia, e ad altri dinamici editori e promotori culturali della diaspora e non, Africa e Mediterraneo e Lai-momo hanno organizzato lo stand AfricaBD, e animato una tavola rotonda presso l’espace Nouveau Monde con la moderazione di Sandra Federici. La prima parte della tavola rotonda ha visto un dialogo tra vari importanti autori: il decano pluripremiato congolese Barly Baruti, che ad Angoulême presentava il terzo romanzo grafico pubblicato presso Glénat, Singe Jaune, e il connazionale Al’Mata, autore riconosciuto per il successo dei suoi ironici racconti delle peripezie migratorie di Alphonse Madiba dit Daudet. Tra la “penne” presenti, la camerunese Elyon’s rappresenta un caso unico per l’Africa, per il grande successo ottenuto presso un pubblico geograficamente molto vario con la serie La vie d’Ebène Duta, autopubblicata grazie al crowdfounding; Adjim Danngar, autore ciadiano rifugiato in Francia, ha saputo – grazie ad un’interessante evoluzione stilistica e alla collaborazione con lo sceneggiatore franco-camerunese Christophe Edimo – pubblicare un libro originale come Mamie Denis evadée de la maison de retraite; Fati Kabuika, giovane congolese già pubblicato da Les enfants rouges e Toom comics, è ora in Francia per produrre il secondo volume de La vie d’Andolo. La seconda parte della tavola rotonda ha messo invece a confronto editori e associazioni che stanno lavorando nell’ambito del fumetto africano: Simon Mbumbo, di Toom Éditions; Christophe Edimo, presidente della storica Associazione L’Afrique dessinée; Paulin Assem, editore togolese (Ago Média); Raphaël Thierry, studioso del mercato del libro africano; Dalila Nadjem delle edizioni algerine Dalimen. Andrea Marchesini Reggiani ha parlato dell’archivio Africacomics, conservato a Sasso Marconi (Bo), che riunisce più di 2500 tra tavole e pubblicazioni di autori africani di fumetto, raccolte da Lai-momo e dall’associazione Africa e Mediterraneo nel corso di diversi progetti a partire dal 1999. Un lungo lavoro di ricerca e archiviazione che è stato infine messo online, disponibile gratuitamente per appassionati e addetti ai lavori.
Il Festival è stato anche l’occasione anche per rilanciare la petizione che chiede la liberazione dell’artista, fumettista e attivista per i diritti umani Ramón Esono Ebalé, in arte Jamón y Queso, che dal 16 settembre 2017 è rinchiuso nel carcere di Black Beach in Guinea Equatoriale, suo Paese d’origine. Vincitore del premio 2005-2006 Africa Comics, Ramón è accusato di diffamazione e calunnia nei confronti del presidente Teodoro Obiang Nguema, la cui famiglia domina il paese dal 1979. Ai fumettisti, direttori di festival ed editori presenti è stato chiesto di posare con l’hashtag #freenseremon, e in tanti hanno risposto.
Francis Groux per esempio, uno dei fondatori del festival di Angoulême, o artisti del calibro di Barly Baruti, Marguerite Abouet, Edmond Baudouin. Altri invece, come Gianluca Costantini hanno contribuito con un disegno o un’illustrazione: immagini che hanno fatto il giro del mondo, fino a raggiungere lo stesso Nsè, che proprio in questi giorni ha lanciato dal carcere un messaggio di resistenza e di speranza:
“Ciao a tutti, a nome mio e di tutta la mia famiglia voglio ringraziare tutti coloro che continuano a lottare, nella speranza di farmi uscire da questa situazione a cui non appartengo. Non appartengo a nessun luogo, eccetto quelli in cui le persone possono essere libere e responsabili delle proprie azioni. Tuttavia chi sta al potere ha deciso di non ammettere la ragione della mia detenzione, laddove ragionare significherebbe un progresso verso lo sviluppo generale. […] Non mi arrenderò, non sono nato con il mondo ai miei piedi, sono nato dalla felicità di mia madre. E oggi vivo per rappresentare il mio popolo attraverso i miei disegni.”