15 febbraio 2016
Folilà: musiche dal mondo in onda sugli Appennini
Dal 17 febbraio, gli Appennini bolognesi inizieranno a ballare ai ritmi della musica subsahariana!
Arriva la trasmissione “Folilà” su Radio Frequenza Appennino, che dà spazio ai richiedenti asilo ospiti delle strutture di accoglienza del distretto di Porretta Terme per condividere con gli ascoltatori la musica tradizionale del loro Paese.
Le persone accolte provengono dall’Africa Occidentale, dal Pakistan e dal Bangladesh; sono accolte in appartamenti gestiti dalla società cooperativa Lai-momo e hanno voglia di incontrarsi con la comunità locale offrendo alcuni elementi di ricchezza culturale dei loro territori.
In onda, non si parla del viaggio, delle tragedie lasciate alle spalle né delle difficoltà dell’arrivo: Folilà è un momento di gioia e di positività, dove la musica fa da legame tra Italiani e stranieri.
Le due prime puntate sono state registrate da ragazzi maliani accolti in un appartamento a Castel d’Aiano, hanno selezionato personalmente i brani da passare, che hanno poi introdotto brevemente durante la registrazione per presentarli agli ascoltatori: è una sfida parlare italiano in radio, ma è anche una bella opportunità per migliorare la loro padronanza della lingua.
Inoltre, questo consente loro di conoscere i giovani ragazzi italiani che animano la redazione di RFA e di imparare alcune tecniche radiofoniche di base.
“Folilà”, che in lingua africana Bambarà significa “suonatori di tamburo”, andrà in onda a cadenza settimanale a partire dal 17 febbraio alle 11; sarà possibile riascoltarla in replica il sabato alla stessa ora ed in podcast sul sito di Radio Frequenza Appennino.
Parole chiave : accoglienza, asilo, Folilà, Mali, Musica subsahariana, Percussioni, Porretta terme, Radio Frequenza Appennino
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L’artista nigeriano Jelili Atiku è stato arrestato a Lagos il 18 gennaio 2016 insieme ad altri performers e membri del suo pubblico dopo aver recitato una delle sue ultime creazioni, “Aragamago Will Rid This Land Off Terrorism”, vicino a casa sua a Ejigbo, Lagos, quattro giorni prima. Il capo tradizionale della città, Oba Morufu Ojoola, si è sentito direttamente criticato dalla performance e ha accusato i performers di diffondere informazioni che potrebbero favorire un’opinione pubblica negativa sul suo controllo delle risorse della comunità.
Le opere di Jelili Atiku, non convenzionali e provocatorie, denunciano la violazione dei diritti umani in Nigeria e non risparmiano le critiche contro la classe dirigente nigeriana e Boko Haram. Jelili Atiku è il fondatore della prima Biennale Africana della Performance, ed è stato premiato dalla Fondazione Prince Claus lo scorso dicembre. Mentre la performance è spesso considerata come un’arte riservata a un élite di “happy few”, Jelili Atiku prova il contrario. Da Lagos a Casablanca, passando da Vancouver e Tokyo, quest’artista di fama internazionale si mette in scena nello spazio pubblico e, senza aver paura di turbare il pubblico, interroga le ineguaglianze e l’ingiustizia sociale.
Jelili Atiku e i suoi compagni sono stati rilasciati qualche giorno dopo, come dichiarato dall’artista sulla sua pagina Facebook, Atiku rivela che hanno subito minacce e trattamenti degradanti nel carcere di Kirikiri. Uno dei fattori chiave nella liberazione di Jelili è stata la pressione sui social media e la campagna messa in atto da CORA/Arterial Network Nigeria e la Society of Nigerian Artists.
Ricordiamo la sua toccante performance a Parigi a luglio 2015 davanti all’Université La Sorbonne, in strada come è suo uso, organizzata dal centro studi “Les Afriques sans le monde” nell’ambito della rassegna African Acts, una settimana dedicata alle arti contemporanee parallela alla “European Conference of African Studies” che ha visto riuniti nella capitale francese africanisti di tutto il mondo.