30 agosto 2011
António Ole nella pelle di Luanda
Il sito Art Africa del Centro de Estudos Comparatistas dell’Università di Lisbona inaugura un ciclo di riproduzioni virtuali di mostre reali, pubblicando una serie di opere del grande artista e videomaker angolano António Ole. La mostra, dal titolo “Na Pele da Cidade”, è quasi una retrospettiva delle principali opere dell’artista, visto che presenta le famose installazioni Margem da zona limite, presentate alla Biennale di Johannesburg nel 1995, i Township Walls costruiti in Germania e alla Biennale di Venezia e le bellissime foto dei muri degradati (Urban Choices I). Lo sguardo poetico di Ole si posa con compassionevole e lucida attenzione sui muri della sua città, che ne sono la “pelle”, e continua a consegnarci opere straordinarie, raccolte qui come rappresentazioni di frontiere mutevoli, indefinite, porose, dove il tempo e la storia lasciano i loro segni stratificati.
La mostra è visitabile all’indirizzo www.artafrica.info/html/expovirtual/expovirtual.php?ide=24
Parole chiave : Antonio Ole, Arte contemporanea, murales, Na Pele da Cidade
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Il dossier che pubblichiamo presenta alcuni approfondimenti sugli eventi socio-culturali che hanno segnato l’ultimo anno e nei quali il Senegal ha inteso interpretare un ruolo anche politico presentandosi come punto di riferimento di una visione globale e panafricana del futuro del continente e della sua proposta culturale: il Monumento al Rinascimento africano e il terzo Festival mondial des arts nègres. Queste iniziative sono approfondite e spiegate nei loro retroscena, nelle motivazioni e negli errori dagli articoli di Victoire Axiga-Dokpo e Itala Vivan.
Il dossier continua con vari approfondimenti su aspetti culturali del Senegal, con interessanti visuali storiche. Un panorama del cinema senegalese, della sua importanza nel passato con l’opera dei grandi Ousmane Sembène e Djibril Diop Mambéty così come della sua difficoltà attuale, è tracciato nell’articolo di Simona Cella.
La denuncia senza sconti dei rapper del movimento di protesta “Y en a marre” nei confronti della corruzione e dell’immobilismo della classe dirigente del Paese, così come la presa di posizione degli artisti hip hop nella vetrina mediatica del Forum sociale mondiale, tenutosi a Dakar nello scorso febbraio, sono raccontati da Fabrizio Guglielmini, assieme alla produzione degli artisti del neo ‘mbalax come Coumba Gawlo e Yossou Ndour.
Due importanti scrittori senegalesi presenti in Italia hanno dato il loro contributo a questo dossier: Cheikh Tidiane Gaye dando una personale selezione, presentazione e traduzione dei poeti senegalesi, Pap Khouma raccontando dal punto di vista di pioniere dell’immigrazione in Italia una breve storia del movimento che ha portato decine di migliaia di giovani senegalesi a spostarsi in Italia. L’integrazione linguistico-culturale di questi nuovi cittadini, con tutte le implicazioni sull’intreccio dei rapporti personali, sulla costruzione di famiglie miste, sull’educazione dei figli, è trattata dall’etnolinguista Baye Ndiaye, presidente del Centro orientamento studi africani di Milano.
Elisabetta Bevilacqua traccia una storia della presenza di scrittori senegalesi nel panorama della scrittura della migrazione in Italia, approfondendo, tra le altre, proprio l’opera di Pap Khouma, il cui libro (scritto assieme a Oreste Pivetta) Io venditore di elefanti è considerato il titolo con cui la “letteratura della migrazione” ha fatto il suo esordio in Italia.
La storia del Senegal è stata a lungo, bisogna dirlo, la storia del suo rapporto con la Francia. Un rapporto a cui la figura del poeta presidente Senghor ha dato una importante connotazione letteraria, culturale e linguistica, cosa che ha portato in eredità anche una certa ambiguità. Un’ambiguità che caratterizza la storia a fumetti Le Sénégal et Léopold Sédar Senghor, creata dallo sceneggiatore francese Saint-Michel, analizzata da Francesca Romana Paci, con un’attenzione speciale proprio alle implicazioni visive e linguistiche, spesso molto sottili, che possono essere ricondotte al complicato rapporto tra Paese colonizzato e madrepatria colonizzatrice. I fumetti sono un ottimo modo per capire il tessuto sociale di un Paese, per questo abbiamo pubblicato una tavola delle avventure di Goorgoorlou, l’anti-eroe creato dalla penna di T.T. Fons, probabilmente il più famoso e popolare personaggio a fumetti del Senegal, in quanto rappresenta l’uomo medio senegalese, disoccupato, alla ricerca costante di una piccola somma per la “Spesa Quotidiana”. Anche le tavole di Lamine Dieme, sulla passione dei bambini per il gioco del calcio, rappresentano una scena energica e scanzonata della vita sociale senegalese.
Come abbiamo detto, il Senegal è da tempo molto legato anche all’Italia, anche perché quella presente da noi è la più grande tra le diaspore senegalesi. L’articolo di Anna Casella Paltrinieri ripercorre la presenza dei Senegalesi muridi nella provincia di Brescia, dove questa confraternita ha creato un centro per il culto che, se in passato è stato occasione di dialogo interculturale e interesse reciproco con le istituzioni locali italiane, negli ultimi anni è diventato pretesto per polemiche sulla sicurezza da parte di alcuni partiti, senza che da parte della comunità senegalese si sia riusciti a dare un’adeguata risposta.
Parole chiave : Africa e Mediterraneo, Anna Casella Paltrinieri, Baye Ndiaye, Cheikh Tidiane Gaye, Elisabetta Bevilacqua, Fabrizio Guglielmini, Francesca Romana Paci, Immigrazione, Itala Vivan, Lamine Dieme, Pap Khouma, Senegal, Simona Cella, T.T. Fons, Victoire Axiga-Dokpo
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Da mercoledì 5 a sabato 8 ottobre 2011 si terrà la quarta edizione del Festival internazionale del fumetto di Algeri (FIBDA), diventato ormai un evento imperdibile e un importante punto di riferimento per il fumetto africano, visto che nelle edizioni passate hanno partecipato molti autori dal continente.
Proprio grazie a questo festival il fumetto algerino ha avuto un grande slancio, è uscito dall’anonimato e ha avuto una vera e propria rinascita, rivelando al mondo intero un gran numero di talenti fino ad allora inespressi e troppo “ghettizzati”. Attraverso l’utilizzo di diverse lingue e diversi generi, il promettente fumetto algerino si affaccia così al grande pubblico, permettendo la scoperta di una scena poco conosciuta ma ricca di idee e spunti molto interessanti, come dimostra la scelta del tema della prossima edizione, il cui slogan sarà “fumetto di pace”. La decisione di privilegiare e di insistere su una cultura della pace attraverso l’utilizzo della forma espressiva del fumetto, sarà un importante veicolo per nuove relazioni umane non solo a livello locale ma anche regionale e globale. Gli organizzatori insistono sulla necessità di costruire una nuova visione della pace basata sui valori universali di rispetto per la vita, libertà, giustizia,solidarietà, tolleranza, diritti umani e uguaglianza tra uomo e donna.
Sarà inoltre indetto un concorso multidisciplinare con varie categorie:
- Concorso per manifesti
- Concorso per ragazzi (12-18 anni)
- Concorso per giovani talenti (18-35 anni)
- Concorso nazionale ed internazionale per fumettisti professionisti
Ulteriori approfondimenti, oltre al regolamento e l’iscrizione al concorso, sono disponibili sul sito web dell’evento.
Prossimamente sarà online anche il programma delle quattro giornate, per ora non disponibile in forma dettagliata.
Parole chiave : Algeri, Algeria, Concorso, Festival, FIBDA, fumettisti, Fumetto, Giovani, internazionale, manifesti, pace, professionisti
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Inkanyiso è il titolo della mostra monografica di Zanele Muholi che include tre nuovi cicli fotografici – nuovi ritratti delle serie ancora aperte Faces and Phases (2010-11), Beulahs (2007-10) e Transfigures (2010-11) – più il documentario Difficult Love (2010). Con questa mostra l’“attivista visuale” Muholi – come lei stessa ama definirsi – continua il suo lavoro sulle minoranze sessuali presentando nuove serie di ritratti in bianco e nero dedicati alle comunità omosessuali nere di Sudafrica, Botswana e Svezia. Il documentario Difficult Love, che ha già collezionato diverse partecipazioni a festival di tutto il mondo ma che per la prima volta viene presentato in una galleria d’arte, offre inoltre una prospettiva personale sulle sfide che devono affrontare le donne omosessuali nel Sudafrica d’oggi.
Zanele Muholi è nata a Umlazi, Durban nel 1972 e vive a Città del Capo. Ha studiato fotografia al Market Photo Workshop in Newtown, Johannesburg. Nel 2009 è stata la Ida Ely Rubin Artist-in-Residence al Massachusetts Institute of Technology (MIT) e ha vinto il Casa Africa and Fondation Blachère awards ai Rencontres de Bamako – Biennale africana di fotografia.