Presentazione dell’articolo “L’oratore tra tradizione e innovazione – L’esempio delle praterie del Camerun occidentale”, pubblicato sul numero 69-70 di Africa e Mediterraneo a firma di Divine Che Neba, senior lecturer in Orature and Comparative Literature presso l’Università del Burundi.
Come ci suggerisce il titolo, soggetto di questo articolo è la tradizione orale delle Grass Landers (praterie) della regione nord-est del Camerun.
Il termine Grass Landers ha anche un vero e proprio significato culturale e antropologico. Esso indica infatti anche i valori condivisi tra le diverse popolazioni che vi abitano, con canti e performance in cui storie e parole cambiano ma i temi trattati sono fondamentalmente gli stessi. Centrale è la figura dell’oratore, che ha il compito di conservare la cultura e l’identità del proprio popolo.
Recitando la propria arte, l’oratore rispetta e ribadisce la tradizione della sua gente. Perciò tale figura risulta essere molto importante perché lega in sé simboli sociali, valori, storia, credenze religiose e relazioni morali e sociali. Egli è quindi un vero e proprio punto di riferimento per la società tutta, una sorta di archivio vivente. Agisce come custode della pura e originale tradizione ancestrale, ma non è solo così: nel momento in cui narra, canta e recita il passato, l’oratore inevitabilmente lo fa suo, lo reinterpreta; egli è anche “creatore”.
Come un vero professionista l’oratore deve conoscere precisamente i vari canti e saperli mescolare tra loro, sapere come iniziare e come finire le sue performance, essere in grado di scomporre e ricomporre le parole della tradizione per riuscire a trasmettere ai fruitori il suo messaggio, deve riuscire a catturare l’attenzione della gente attraverso un linguaggio fresco e variegato, una voce forte, la mimica facciale, l’uso di metafore e figure retoriche.
In breve, ciò che permette alla tradizione orale di sopravvivere è quindi proprio l’oratore, attraverso il suo talento, la sua creatività e fantasia. Questi sono i fattori più significativi di un’orazione per coinvolgere l’uditorio e per questo la figura dell’oratore è insostituibile, nemmeno paragonabile alla staticità e ripetitività di una registrazione, di un filmato o di una fotografia. Ogni differente contesto necessita di un differente stile di orazione, nessuno può essere uguale a un altro.
La presenza stessa dell’oratore è dunque la prova vivente della sopravvivenza della tradizione di un popolo. Di conseguenza non è esagerato dire che la morte di un oratore equivale alla morte del suo messaggio e che è solamente attraverso la figura di questo medium che può essere studiata e compresa la tradizione.
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Parole chiave : Camerun, N69-70, Tradizione orale
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Segnaliamo l’Assemblea del Forum italiano per la sicurezza urbana a Calderara di Reno dove Lai-momo e Coop Att Sociali intervengono anche con una mostra frutto del laboratorio fotografico realizzato nell’ambito del progetto PAS CULTURA – fili di vita trame di comunità.
Per chi è interessato qui rendiamo disponibile il programma della giornata. Nei prossimi giorni vi aggiorniamo con qualche foto e le slide della presentazione della nostra responsabile Silvia Festi.
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Presentazione dell’articolo “Appropriazione e appropriatezza in architettura: skin come un corpo per viverci”, pubblicato sul numero 69-70 di Africa e Mediterraneo a firma di Suzette Grace, lectures presso l’Università di Johannesburg e laureata in cinque discipline tra cui Architettura, Filosofia e Belle arti.
L’architettura sudafricana esplora le mode alla ricerca di un’identità stilistica che sia adatta al tempo e ai luoghi che gli sono propri. Allo stesso tempo, s’appropria del substrato storico rielaborandolo in modo eclettico. L’oggetto di queste sperimentazioni è la skin (lett. “pelle”, ma qui anche “involucro”, “abito”) che viene “abbigliata (a festa)”, truccata, secondo la tendenza internazionale di rinnovare fortemente la superficie degli edifici. Fuor di metafora, architettura e moda hanno diversi punti in comune in quanto condividono le caratteristiche vitruviane di funzione, struttura ed estetica e all’equilibrio di questi elementi sono legati i dilemmi dell’estetica architettonica.
L’architettura non è una forma d’arte autonoma e la sperimentazione creativa dello skin building necessita di patrocinio. Le risorse economiche, così come la legislazione (si pensi ad esempio le misure relative alla sostenibilità degli edifici) hanno costituito in passato una limitazione alla creatività e alla libertà d’espressione. Oggi, però, una nuova risposta estetica comincia a emergere.
Tre casi di studio illustreranno la questione. Il primo esempio è il Maropeng Visitor Centre, collocato nel sito detto “la Culla dell’Umanità”, presso Johannesburg. La forma dell’edificio rappresenterebbe un’antica collinetta per la sepoltura, ma è stata interpretata anche in altri modi, ad es. come la maschera dei due volti di Giove. L’edificio sembra un’estensione del paesaggio circostante, e trasmette un senso di varietà rappresentativo della complessità culturale del paese.
Il secondo esempio è l’Hector Pieterson Museum, che commemora la rivolta degli studenti di Soweto nel 1976. Il sito è diventato un simbolo nazionale d’importanza socio-politica. L’ideazione del museo, la cui forma ricorda una fortezza, si è dovuta confrontare con l’area periferica circostante caratterizzata dalla presenza di abitazioni low-cost: il risultato è stato l’inserimento “neutro” del museo nel paesaggio.
L’ultimo esempio è quello del Mapungubwe Interpretation Centre, museo del vicino sito archeologico. È collocato in un’area rocciosa e prende diretta ispirazione dal paesaggio circostante in termini di materiale, forme e tecnologia: la sua struttura richiama, infatti, le forme del paesaggio circostante.
Questi edifici s’appropriano, anche se in modi differenti, del contesto naturale e delle origini storico-architettoniche allo scopo d’esser rilevanti nel lungo periodo. D’altra parte, giocando con le tendenze attuali, cercano d’esser appropriati al particolare momento della loro ideazione.
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Parole chiave : architettura, N69-70
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Anche quest’anno Lai-momo, in collaborazione con i Comuni di Sala Bolognese e Calderara di Reno, organizza una gita per donne native e migranti.
L’anno scorso la destinazione è stata Ravenna, quest’anno il 26 giugno si partirà verso Mantova, straordinaria provincia della Lombardia, ricca di bellezze artistiche e naturali.
La gita prevede una passeggiata nel centro storico della città insieme ad una guida turistica e nel pomeriggio un’escursione in barca nella Riserva Naturale delle Valli del Mincio.
L’iniziativa è promossa nell’ambito delle azioni rivolte all’integrazione tra popolazione migrante e nativa dei due Comuni della Provincia di Bologna e all’empowerment di genere.
Parole chiave : Donne, Lai-momo
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21 giugno 2010
6/7/2010- Esposizione d’arte di Ann Mary Gollifer a Londra
Evento: Mostra “What am I doing here? Ke dirang ha?”
Dove: Bicha Gallery, Londra.
Quando: Dal 6 al 18 luglio 2010.
Informazioni: La Bicha Gallery di Londra presenta un’esposizione d’opere di Ann Mary Gollifer, artista britannica trasferitasi in Botswana. L’esposizione affronta la tematica dell’esotismo e i lavori esposti sono ispirati alla questione della condizione umana, della storia e dell’identità, sia personale che collettiva. Le opere includono vignette fotografiche, autoritratti e rappresentazioni di oggetti personali d’uso quotidiano. Info.
Parole chiave : Agenda cultura luglio 2010, Ann Mary Gollifer, Esotismo, Esposizione, fotografia
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Evento: Lancio della Radio NISAA FM.
Dove: Ramallah, Autorità Nazionale Palestinese.
Quando: 21 giugno 2010.
Informazioni: La fondazione svizzera Smiling Children, attiva nella valorizzazione della donna e dell’imprenditoria femminile, lancia ufficialmente il progetto Radio NISAA FM. Presenza annunciata per Rabeha Diab, Ministro delle Pari opportunità palestinese.
Gestita da donne e dedicata alle donne, Radio NISAA FM si presenta come la prima radio commerciale al femminile del Vicino Oriente.
La radio parla in inglese e in arabo sulle frequenze FM locali e anche via web (basta cliccare “listen live” sul sito della radio).
Per tre anni sarà una radio commerciale indipendente dal punto di vista economico e darà spazio, all’interno dei suoi programmi, alle notizie, ai racconti di vita e all’intrattenimento musicale.
Parole chiave : Agenda cultura giugno 2010, Comunicazione, Donne, Palestina, Radio
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Presentazione dell’articolo “I laboratori della condivisione: arte, coesione sociale e sviluppo sostenibile”, pubblicato sul numero 69-70 di Africa e Mediterraneo a firma di Blaise Patrix, artista nato a Parigi e poi residente per una ventina d’anni in Africa Occidentale.
Da circa 10 anni, il progetto Les Ateliers Partage, nato per iniziativa dell’artista Blaise Patrix, porta avanti attività finalizzate a risvegliare creatività personale e collettiva e a promuovere coesione sociale e sviluppo sostenibile. È attualmente in fase di progettazione un’iniziativa su scala internazionale che prevede la realizzazione di atelier in Belgio, Francia e Italia, basati sulla collaborazione di artisti noti e cittadini per la creazione di un’opera collettiva. Le opere collettive prodotte verranno poi diffuse attraverso l’affissione, secondo varie modalità (tra cui anche delle mongolfiere), in almeno sei Paesi europei.
In Belgio il progetto sarà portato avanti da SMartBe e da Vénerie. SMartBe, coordinatore ammini- strativo di LAP (Les Ateliers Partage), è un’associazione che propone servizi di tipo amministrativo e logistico per artisti e che si occuperà della gestione e produzione dei vari progetti culturali. La Vénerie, un centro culturale che si occupa di formazione e diffusione dell’arte e dell’organizzazione di un festival d’arte di strada, istituirà degli ateliers di fotografia per famiglie, rappresentative di tutte le classi sociali, sul tema dell’ambiente.
In Francia nell’ambito di Couverture vivante – un’esposizione collettiva internazionale costituita da opere su tessuto confezionate da donne di tutto il mondo – saranno organizzati 20 ateliers destinati alle donne di Parigi e delle sue banlieue.
In Italia il progetto LAP sarà portato avanti dalla cooperativa Lai-momo. Per il progetto LAP realizzerà laboratori artistici per la creazione ed esposizione di un’opera collettiva nell’ambito del programma di sviluppo sociale e culturale che Lai-momo da due anni conduce per la popolazione immigrata presso Calderara di Reno (Bologna); una rete mediatica per diffondere le informazioni sul progetto; un sito Internet; la pubblicazione e la diffusione di un kit di presentazione in francese, italiano e rumeno.
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Parole chiave : Arte, N69-70
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16 giugno 2010
10/11/2010- Esposizione d’arte dell’Angola a Parigi
Evento: Angola, figures du pouvoir.
Dove: Museo Dapper, Parigi.
Quando: Dal 10 novembre 2010 al 10 luglio 2011.
Informazioni: Il Museo Drapper di Parigi inaugura il prossimo novembre un’esposizione d’opere d’arte provenienti dell’Angola. Saranno presentate circa centoquaranta opere, che rappresentano effigi ed emblemi religiosi, di culto e di potere. Saranno esposti inoltre oggetti d’uso quotidiano e sarà presente uno spazio dedicato all’arte contemporanea, in particolar modo alle opere di António Ole, uno tra i maggiori esponenti dell’arte angolana e di cui Africa e Mediterraneo ha pubblicato un’intervista nel numero 47-48 del 2004 (“L’Africa dei moderni. Intervista ad António Ole” di Maurizio Maldini). Info.
Parole chiave : Agenda cultura novembre 2010, Angola, Antonio Ole, arte africana, Arte contemporanea
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16 giugno 2010
17/06/2010- Second Refugee Film Festival a Il Cairo
Evento: Second Refugee Film Festival.
Dove: Cinema in Darb 1718, Il Cairo.
Quando: Dal 17 al 20 giugno 2010.
Informazioni: In occasione della Giornata mondiale dei rifugiati, Cairo Refugee Film Festival Initiative (CRFF 2010) e Darb 1718 Contemporary Art and Culture Center, organizzano il secondo Refugee Film Festival. Saranno presentati undici documentari e fiction, che affrontano il tema della resistenza di chi si ritrova a vivere nella condizione di rifugiato. La manifestazione sarà accompagnata per due giorni dalla presentazione di specialità culinarie provenienti dall’Eritrea, Sudan, Iraq e Palestina. Il 20 giugno, a conclusione del festival, è previsto un concerto di musicisti sudanesi. Info.
Parole chiave : Agenda cultura giugno 2010, Arte culinaria, Concerti, Festival, film, Rifugiati
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15 giugno 2010
Cosa caratterizza l’identità della moda in Namibia?
Presentazione dell’articolo “Cosa caratterizza l’identità della moda in Namibia?”, pubblicato sul numero 69-70 di Africa e Mediterraneo a firma di Melanie Harteveld Beker, stilista namibiana e dottoranda sul tema della formazione delle identità e la moda namibiana.
Dalla metà degli anni Novanta si assiste in tutto il continente africano a una grande rinascita della moda, un fenomeno che coinvolge anche la Namibia.
Anche qui infatti la moda non solo offre ai consumatori l’opportunità di esprimere, attraverso gli indumenti, la propria stessa identità, ma offre anche agli stilisti la libertà di sperimentare ed esprimersi all’interno di un contesto “veramente namibiano”.
Da allora infatti anche un gran numero di stilisti namibiani, inclusa l’autrice dell’articolo, lavorano piuttosto isolati dagli altri, e lentamente hanno iniziato a costruire quella che sembra essere una nuova identità stilistica su base regionale. Ciò ha fatto sì che la sartoria namibiana sia da sempre molto lontana da una produzione industriale di massa, diventando quindi uno stile assai di nicchia; e la ragione di questo è che nessuno stilista crea abiti in grande quantità.
Guardando alle collezioni passate, è evidente che la forte influenza della cultura materiale namibiana è un’importante fonte d’ispirazione per gli stilisti locali.
Tratti distintivi sono i colori “naturali”, i tessuti e le stoffe uniche e una grandissima cura del dettaglio.
Anche per quanto riguarda il colore, gli stilisti trovano spesso ispirazione attraverso due fonti: gli abiti tradizionali e soprattutto l’ambiente esterno (paesaggi, acqua, piante, animali, ecc.); essi infatti descrivono spesso le loro scelte di colore come ispirate dalla natura.
Le stoffe provengono generalmente da materiali grezzi (tessuti, fibre e altri materiali), decorati poi con effetti visivi particolari come cuciture e riflessi e resi davvero unici dall’utilizzo di pelli di capra e mucca, odelela (stoffa di cotone a righe), piume, gusci di uova di struzzo, perline e semi.
La sperimentazione nell’utilizzo di varie combinazioni delle stoffe con tali decorazioni è la giusta strada per inserire elementi tipicamente namibiani nell’industria tessile. Facendo questo gli stilisti saranno in grado di aggiungere la propria stessa identità personale nel processo di creazione delle stoffe e infine degli indumenti.
Gli stilisti della Namibia hanno dunque cominciato, dalla metà degli anni Novanta, quello che sembra essere un movimento collettivo attraverso lo sviluppo di una moda identitaria e “tradizionale” ed è altresì evidente quanto essi siano ancora fortemente influenzati dagli elementi derivanti dai paesaggi e dalla cultura delle loro origini.
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