Evento: settima edizione di “Riempire il mondo di storie, migrazioni, letteratura e società”.
Dove: Trento e provincia
Quando: 2-8 novembre 2009.
Informazioni: Interessante rassegna letteraria sui temi della migrazione e dell’intercultura. In calendario anche mostre e spettacoli teatrali. I programma è consultabile qui, qui invece informazioni sull’associazione il Gioco degli Specchi.
Parole chiave : Agenda cultura novembre 09
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Presentazione dell’articolo “L’architettura cattolica in Bénin: tra patrimonio storico e affermazione dell’identità”, pubblicato sul numero 67 di Africa e Mediterraneo a firma di Laurick Zerbini, docente di Storia dell’Arte africana presso l’Università di Lione 2. Il suo lavoro è incentrato prevalentemente sui musei missionari e sull’architettura cristiana dell’Africa dell’Ovest.
Sin dall’Ottocento l’azione delle missioni cattoliche in Africa dell’ovest ha trasformato il paesaggio urbano e cultuale attraverso l’edificazione di chiese sempre più imponenti, in cui lo stile europeo e quello locale si sono mescolati. Si distinguono due insiemi architettonici, uno nel sud del paese, nelle città di Porto-Novo e Ouidah (primo quarto del novecento) caratterizzati da uno stile neo-gotico e neo-romano, e l’altro nella zona nord-ovest, dove l’evangelizzazione è stata più tardiva, (verso il 1940) e che presenta impronte stilistiche regionali.
La presenza della missione a Ouidah risale alla metà del Seicento. Nel 1870 si espande verso Porto-Novo, dove Padre F.Terrien costruì, con il sostegno del nuovo re “Toffa” una chiesa dedicata all’ Immacolata concezione, il cui stile neo-gotico riflette le ambizioni dei missionari.
Fino al 1890 le missioni si concentrano soprattutto lungo le coste, ma a partire dal 1895 i missionari iniziano a muoversi verso l’interno del paese, con l’intenzione di convertire le masse e non più solo i singoli individui. Nel 1940 Joseph Huchet fonda la prima missione d’Atacora e costruisce la prima chiesa a Natitingou con uno stile che richiama le abitazioni tradizionali somba.
Le chiese di Ouidah e di Porto-Novo si richiamano alla cristianità medievale, simbolo di una società unita nella fede. Questo riferimento stilistico traduce la volontà di mostrare la nascita (Ouidah) e la consolidazione di questa nuova forma di cristianità (Porto-Novo).
Il tentativo di sombaizzazione dell’architettura del nord-ovest del paese riflette lo spirito della prima evangelizzazione, nel rispetto delle caratteristiche socio-culturali della popolazione, ma rinforza anche l’identità culturale e religiosa della regione dell’Atacora.
L’inizio del XXI secolo vede affermarsi uno stile tipicamente regionale nella costruzione delle chiese, uno stile che corrisponde alla volontà di conservazione del patrimonio storico e architettonico.
Il patrimonio riflette le scelte della società: esso è portavoce dei significati, della memoria e della continuità che la società vuole mettere in evidenza e trasmettere alle generazioni future. L’architettura cattolica dalla fine del XIX al XXI secolo propone una rilettura di questo concetto, non solo in termini occidentali, ma anche in termini di metissage culturale. Esso offre la possibilità di porsi delle domande sulle costruzioni assimilate al patrimonio occidentale e di proporre una lettura in termini di acculturazione e di riappropriazione di modelli architettonici nati dal movimento moderno.
Parole chiave : architettura cattolica, Bénin, N67, patrimonio
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27 ottobre 2009
Il meeting internazionale “L’Europa con l’Africa” ad Ancona
Evento: “L’Europa con l’Africa”.
Dove: teatro delle Muse, Ancona.
Quando: dal 13 al 15 novembre 2009.
Informazioni: Il meeting internazionale “L’Europa con l’Africa” (programma) è promosso dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, Coordinamento nazionale degli Enti Locali per e con l’Africa, Regione Marche, Provincia di Ancona, Comune di Ancona, Chiama L’Africa, CIPSI e Tavola della Pace.
Rappresentanti della politica, dell’economia, della società civile, della cultura e delle istituzioni europee e africane discuteranno sulle possibilità di una nuova relazione fra Europa e Africa. L’emergenza immigrazione, il tema dell’accoglienza e del rispetto dei diritti umani, il diritto di asilo sono i temi principali che verranno affrontati. Il meeting di Ancona sarà anche l’occasione per organizzare la prima Assemblea del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per e con l’Africa. A chiudere l’evento, un forum internazionale per riflettere sul futuro dei rapporti tra Europa e Africa.
Parole chiave : Agenda cultura novembre 09
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26 ottobre 2009
Documenti – circolari ministeriali circa permesso di soggiorno
Pubblichiamo tre interessanti circolari del Ministero dell’interno per fare il punto sulla questione della conversione del permesso di soggiorno per cure mediche in motivi familiari, per assistenza minori in motivi familiari e per stranieri conviventi con il parente entro il terzo o il quarto grado di nazionalità italiana.
Circolare del Ministero dell’Interno n. 664 del 5 febbraio 2009
Conversione del permesso di soggiorno per cure mediche in motivi familiari.
Articolo 19, comma 2 lettera d), del d.lvo. 286/98 e successive modificazioni.
In risposta al quesito proposto da codesta Questura con la nota in riferimento, concernente la possibilità di procedere alla conversione del permesso di soggiorno per cure mediche, rilasciato ai sensi dell’ 28, del D.P.R. 394-99 e successive modificazioni in combinato disposto con l’articolo 19, comma 2 lett. d), del d.lgs. 28698 e successive modificazioni, in un permesso di soggiorno per motivi familiari, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
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Parole chiave : permesso di soggiorno
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23 ottobre 2009
Prime impressioni dai Dev Days
Una mazza da muratore, bella grossa. Con anche il muratore che tira colpi, con forza tranquilla, senza cattiveria, facendo il suo lavoro. A cosa? A un allestimento di sculture shona dello Zimbabwe! “Ecco la performance artistica che si potrebbe organizzare per il prossimo evento su cultura e sviluppo in Africa”, ho pensato oggi arrivando alla sede dei Dev Days di Stoccolma.
Non è possibile che a un evento come questo, dove la presidenza svedese ha dispiegato tutta la sua forza politica e organizzativa e la commissione ha speso un bel po’ di milioncini del Fondo europeo di sviluppo, come esposizione d’arte ci siano di nuovo The Shona Sculpture! Basta!
Il fatto è che anche al colloquio Culture and Creativity di Bruxelles il 2-3 aprile scorso, dove si dove sono fatti discorsi molto importanti su cultura e sviluppo con alcuni fra i migliori artisti e critici d’arte africani, che mostra c’era? Quattro sculturine dello Zimbabwe del commerciante locale.
Africa e Mediterraneo ha fatto una mostra su questo tipo di produzione più di 10 anni fa, facendo un lavoro di ricerca, curando l’allestimento in tre tappe, sempre in luoghi qualificati, e producendo le necessarie pubblicazioni. Poi basta.
Qui a Stoccolma ci sono anche sculture molto belle, ma sono tutte appiccicate e male allestite, e comunque non si puo’ riproporre sempre la stessa identica mostra, sui cubetti improvvisati, spacciandola per un evento culturale. Quelli dello Zimbabwe sono artisti che comunque meritano di essere promossi in modo qualificato e professionale.
I Dev Days sono cresciuti rispetto alla prima edizione del 2006. Quest’anno sono dichiarate 1.500 organizzazioni e centinaia di delegati da 125 paesi. Tra loro, persone come Morgan Tsvangirai, Primo ministro dello Zimbabwe, Ellen Johson-Sirleaf Presidente dellaLiberia, Muhammad Yunus, il Premio Nobel fondatore della Grameen Bank, e Georges Soros, chairman dell’Open Society Institute.
Si dice anche nei comunicati stampa che ci sono 5.000 persone, ma io non le ho mica viste. Siamo nella fiera di Stoccolma, dove ci vorrebbero i pattini per girare, ma il pubblico e’ pochino. Forse hanno scelto uno spazio troppo grande. Un successo è stata la conferenza sulla cultura, dove c’era Youssou N’dour: non si entrava perché era troppo piena.
Stasera ci sarà il Lorenzo Natali prize, premio internazionale di giornalismo che la Commissione europea fa dal 2005.
Sui temi dei Dev Days Afronline ha pubblicato alcune vignette del disegnatore franco-burkinabe’ Damien Glez visibili a questo link.
Parole chiave : Dev Days
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16 ottobre 2009
Marzabotto e la paura dell’altro
Mi è arrivato in un giro di e-mail il discorso che Massimo Cacciari ha pronunciato a Marzabotto per la cerimonia di commemorazione dell’Eccidio, che si tiene ogni anno a inizio ottobre. Me ne aveva già parlato un’amica, Silvia, raccontandomi che quella domenica mattina aveva detto alle sue due bimbe di 7 e 15 anni: “oggi non si va a messa, si va a Marzabotto”.
Effettivamente, quella cerimonia ha qualcosa di sacro. Io ci sono stata qualche anno fa e sono rimasta impressionata dalla quantità di città, provincie, regioni e associazioni italiane presenti. Puntuali, ogni anno scendono dai pullman e si concentrano in una piazza strapiena, con i loro gonfaloni decorati, i gagliardetti e i fazzoletti al collo, a dire “ci siamo”. Poi c’è chi dice che è un’abitudine retorica e meccanica, però loro, cascasse il mondo, ogni anno a Marzabotto ci sono. E si vedono anche tantissimi giovani, studenti fuori sede che vengono su da Bologna, famiglie con i bambini.
Comunque, Silvia mi aveva detto di essere rimasta colpitissima dall’orazione di Cacciari, tanto da essersi a un certo punto scambiata con uno sconosciuto anziano signore uno sguardo di comune meraviglia e un commento ammirato “che discorso!”.
Beh, anche se non si è lì, perché davvero essere lì è un’esperienza che conta, questo testo è proprio da leggere. I punto in cui parla della paura colpisce molto, se si pensa alla retorica xenofoba (e ultimamente anche omofoba e misogina, per continuare con i vocaboli strani) che infetta il discorso politico in Italia: “Tutti questi crimini, nella loro sovra-umanità, vengono da una sistematica, nei paesi che li commettono, negli eserciti che li commettono, vengono da una sistematica educazione alla paura. Vengono da una sistematica ricerca, di fronte alle difficoltà, alle crisi, alle contraddizioni, da una sistematica ricerca del nemico.”
Ma c’è un punto che mi ha fatto venire un brividino nella schiena ed è quello in cui parla del “consenso”. “Ormai abbiamo tutti i dati, tutti gli elementi che confermano che fino a sotto i bombardamenti la gente in Germania appoggiava sostanzialmente Hitler, perché aveva un tenore di vita – fintanto che le loro città non sono state rase al suolo – un tenore di vita alto e diffuso.” Infatti, il regime nazista era riuscito ad ottenere “il totale assorbimento nell’ordine dato delle coscienze personali.” Non aggiungo altro, qui sotto copio il discorso.
Parole chiave : Eccidio di Marzabotto, Massimo Cacciari, omofobia, paura dell’altro, regime nazista, xenofobia
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Evento: FIDBA, festival internaltional de la bande dessinée.
Dove: Algeri, Algeria.
Quando: fino al 18 ottobre 2009.
Informazioni: seconda edizione del festival internazionale del fumetto. Forte, e prevedibile, partecipazione di autori francesi e, ovviamente, algerini. Tutte le informazioni sul sito della manifestazione.
Parole chiave : Algeri
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14 ottobre 2009
Arti plastiche beninesi: sopravvivenza delle tematiche vodun
Presentazione dell’articolo “ Arti plastiche beninesi : sopravvivenza delle tematiche vodun?”, pubblicato sul numero 67 di Africa e Mediterraneo a firma di Didier Houenoude, attualmente coordinatore di Mission du Patrimoine della villa di Porto Novo in Bénin.
L’arte contemporanea in Bénin, così come nel resto del continente africano, costituisce una categoria marginale in cui rientra tutto ciò che sfugge una definizione. Tuttavia, negli ultimi dieci anni la scena beninense ha registrato un’apertura crescente nei confronti dell’arte e gli artisti non sono più dei perfetti sconosciuti, ma alcuni di essi, tra cui Romuald Hazoumé, Georges Adéagbo, Cyprien Toukoudagba, Dominique Zinkpè, che vivono e lavorano in Bénin, godono di grande prestigio anche a livello internazionale.
Nel territorio beninense, il quadro teorico favorevole all’emergenza e allo sviluppo dell’arte contemporanea inizia appena a costituirsi. L’insegnamento delle arti plastiche rappresenta un’attività marginale e non esiste in pratica in alcun programma scolastico, così come non esistono istituti di formazione artistica di tipo accademico. Anche lo statuto di artista viene acquisito da alcuni per il semplice fatto di dipingere o scolpire. Il presente articolo fornisce una panoramica della situazione dell’arte contemporanea in Bénin soffermandosi, attraverso l’analisi delle opere di alcuni artisti beninensi, sulle due tematiche fondamentali su cui si incentra la creazione artistica: il vodun e la tratta schiavista.
Il vodun costituisce un elemento religioso e culturale allo stesso tempo, e proprio in virtù di questa sua caratteristica continua a manifestarsi nella maggior parte delle attività delle popolazioni del Bénin meridionale. Per molti artisti beninensi, come Romuald Hazoumé, l’arte è concepita come una pratica religiosa di cui l’artista è il grande officiante e la creazione artistica propriamente detta non può aver luogo senza una precedente preparazione appartenente all’ordine del sacro che si realizza attraverso preghiere e invocazioni.
L’aspetto culturale del vodun è quello che viene rappresentato dalla maggioranza degli artisti beninensi, mentre la dimensione religiosa è sviluppata sia nel lato oscuro del vodun (Eusèbe Adjamalé, Tôkpéou), che nel suo aspetto misterioso interpretato in maniera simbolica attraverso i segni del fa, una geomanzia divinatoria al cuore della vita delle popolazioni nel golfo del Bénin. Questa pratica è diffusa tra numerose popolazioni che vivono nella zona comprendente le attuali Repubblica del Togo, il Bénin e la Repubblica Federale della Nigeria.
Già molto diffuso all’epoca della tratta schiavista, la pratica del fa trae origine dalla cultura yoruba, e si è imposta in altre culture come la cultura fon, la cultura éwé o ancora in America e nei Caraibi, importata dagli schiavi.
Parole chiave : arti plastiche, N67, vodun
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08 ottobre 2009
Una serata speciale al Bologna 2 di Calderara di Reno
Venerdì 2 ottobre si è svolta una serata speciale nell’ambito Piano di Accompagnamento Sociale al Progetto di Riqualificazione Urbana del Bologna 2, residence sito nel Comune di Calderara di Reno di 194 mini-appartamenti abitato fino a un paio d’anni fa da oltre 800 persone in massima parte migranti.
Una mostra di fotografie realizzate insieme dai ragazzi del paese e lo spettacolo “Casino’ Vertical” (nella foto), realizzato in cordata sulla parete sud del residence realizzato dalla compagnia Eventi Verticali, sono stati i momenti principali di una serata vissuta in un contesto nel quale il Comune, grazie al finanziamento della Regione, sta intervenendo con un importante progetto che ha l’ambizione di rispondere al tema della sicurezza non solamente con interventi di prevenzione e repressione, ma con un’azione strutturale che vede insieme riqualificazione urbanistica e sviluppo sociale, dialogo interculturale ed espressione artistica.
Di fronte alla platea gremita ed entusiasta, gli artisti di Eventi Verticali hanno salutato dicendo: “Da anni portiamo questo spettacolo in giro per il mondo da anni. E’ la prima volta che lo facciamo a casa nostra ed è il mondo che viene a vederci”.
Parole chiave : Arte urbana, Bologna 2, Laimomo, Riqualificazione urbanistica
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Presentazione dell’articolo “Il vudù al cuore del processo di creazione e patrimonializzazione in Bénin” pubblicato sul numero 67 di Africa e Mediterraneo a firma di Dominique Juhé Beaulaton, storico che da molti anni lavora sulla storia delle relazioni socio-ambientali in Africa dell’ovest (Togo- Bénin).
Nel sud del Bénin, la produzione artistica contemporanea investe i luoghi di culto vudù e i palazzi dei capi, essendo ereditaria dell’arte di corte dei regni tradizionali del Dahomey, Porto Novo, Ouidah, Allada, conosciuti dagli europei giunti sulla costa del golfo di Guinea.
Ogni corte reale aveva i suoi artisti-artigiani e il potere politico era legato ai poteri religiosi che si manifestavano negli antenati e nelle divinità.
Questi artigiani specializzati costruivano i palazzi e li decoravano ispirandosi ai simboli propri di ciascun re e alle gesta compiute dai guerrieri che si sono succeduti nel corso di questi regni. Allo stesso modo, ogni divinità poteva essere rappresentata attraverso una produzione simbolica iconografica, musicale o materiale concorrente alla sua identificazione e alla sua influenza.
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