02 settembre 2009

Jacques Derrida e Paul Ricoeur: il problema della traduzione e l’identità culturale

In Cultura

jacques_derridaPresentazione dell’articolo “Jacques Derrida e Paul Ricoeur: il problema della traduzione e l’identità culturale” pubblicato sul numero 56-57 di Africa e Mediterraneo a firma di Graziella Travaglini, facoltà di Lettere e Filosofia di Urbino.

L’articolo analizza il valore filosofico della traduzione attraverso le riflessioni di Ricoeur e Derrida e mostra che il problema della traduzione apre questioni che vanno al di là del senso o della verità del testo dal momento che chiama in causa la capacità di accogliere la lingua dell’altro e dunque concetti come identità linguistica, relazione culturale e interculturalismo.

Ricoeur e Derrida affrontano la questione della traduzione l’uno secondo un approccio ermeneutico, l’altro secondo una prospettiva decostruzionista.
Per Ricoeur l’esperienza umana e le culture hanno carattere narrativo e sono quindi considerabili come costellazioni di senso la cui storia è sottoponibile all’attività del “raccontare diversamente”. La traduzione è uno dei modelli del “raccontare diversamente”: essa consente un allargamento dell’orizzonte della propria lingua attraverso l’assunzione delle narrazioni molteplici delle altre culture.

Per Derrida la traduzione, essendo la legge stessa della condizione umana, vincola a dover re-inventare, nella mia lingua, quella dell’altro, e quindi a incontrare l’altro sempre e solo nel segno dell’alterità.

Mentre l’ermeneutica punta al dialogo e vede la traduzione come unità di due elementi, come eliminazione dell’opposizione e del conflitto, la decostruzione sospende tale mediazione. Vengono messi in questione il valore e il senso del dialogo e si ritiene piuttosto che la relazione debba consistere in una interruzione, in un’alterità.

Nell’articolo si sottolinea che il modo decostruzionista di intendere la lingua e la cultura umana porti con sé fraintendimenti tra lingue che solo apparentemente si comprendono, e che non possono convergere nell’unità di un consenso, perché ciascuna incontra l’altra nel luogo di un’estraneità a sé, in un inceppo della comunicazione.

[Immagine: Voyages Croisés, progetto di arte contemporanea e scambio tra Italia e Senegal. Disegno su foto di Gennaro Castellano, 2004]

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