10 luglio 2009
Il Progetto risorse per l’Intercultura a scuola di Lai-momo
Risorse per l’intercultura a scuola
Obiettivi
Dall’attività che Lai momo svolge nei 15 comuni del distretto di Pianura Est della Provincia di Bologna attraverso gli sportelli Punto Migranti, è scaturita un’idea che si è poi concretizzata nel progetto “Risorse per l’Intercultura a Scuola”, rivolto a tutti gli Istituti Comprensivi, Direzioni Didattiche e Scuole Superiori presenti nel territorio.
Obiettivo generale del progetto è uniformare le modalità di intervento nel campo dell’intercultura a scuola, rendendole coerenti con le politiche di distretto per quanto riguarda i servizi di genitorialità e infanzia, altri servizi sociali, interventi di tipo socio-sanitario sui soggetti, attività di orientamento sociale e lavorativo, relazioni con l’associazionismo. Tale obiettivo si declina in altri due obiettivi specifici:
1) rendere strutturale una modalità di incontro, confronto e rafforzamento delle competenze per le “funzioni strumentali” delle scuole del distretto, mettendole in contatto fra di loro, facendo circolare informazioni ed esperienze e creando una banca dati di buone prassi. In tal modo esse diventano patrimonio non della singola scuola, ma del distretto,formando un gruppo di formatori in grado di essere figure attive di promozione di pratiche, progetti e contenuti in un’ottica interculturale, all’interno dei propri IC; promuovendo una lettura interculturale dei casi mettendo in comune linguaggi, a promuovere e /o coordinare la nascita ed il consolidamento delle commissioni intercultura nei vari IC; condividendo idee, materiali e soluzioni creando una “fabbrica” di buone prassi, per mettere in comune i risultati dandone in evidenza in sede di tavolo delle funzioni strumentali e facendoli diventare un patrimonio di tutte le scuole del distretto; ponendo le basi di un gruppo di docenti specializzato a disposizione del distretto che riduca in futuro le necessità di assorbire risorse al di fuori del sistema scuola. 2) strutturare un piano di consulenze specifiche differenziate per livelli disponibile potenzialmente a tutti i docenti del distretto, dal livello base ad argomenti più specializzate su temi (es. l’Italstudio – la relazione con la famiglia, la seconda generazione, ecc.).
Attività previste
1) animazione tavolo distrettuale delle funzioni strumentali e costruzione banca dati buone prassi e materiali
Tale azione prevede incontri delle “funzioni strumentali” delle scuole del distretto (aperto a Istituti Comprensivi, Direzioni Didattiche e Istituti Superiori) con cadenza mensile con questa metodologia:
gli incontri sono animati dallo staff di coordinamento del progetto con la presenza di un responsabile dell’ufficio di piano
si prevede la presenza, in almeno 4 di essi, di un esperto che tratterà argomenti e casi specifici secondo un programma definito collegialmente nel corso degli incontri.
negli altri incontri saranno raccolti, visionati e classificati materiali, programmi, documentazione, buone pratiche presenti presso le scuole
ogni incontri sarà verbalizzato e restituito in un report finale2) consulenza e formazione per i docenti
Sono previste 4 tipologie di attività:2 seminari sulla Didattica Interculturale di Base per sensibilizzare il maggior numero di docenti al tema dell’intercultura e creare una platea di docenti più ampia per facilitare l’inserimento dell’intercultura nella didattica del maggior numero possibile di discipline 4 seminari sulla Didattica Laboratoriale per fornire agli insegnanti le basi metodologiche fondamentali per facilitare l’insegnamento della propria disciplina in classi multiculturali; 2 seminari sul tema della valutazione degli apprendimenti; un pacchetto di consulenze “a consumo” per l’analisi e la progettazione di interventi per casi concreti a disposizione delle scuole durante il prossimo anno scolastico; Il progetto si è avviato in maggio con i primi incontri del tavolo distrettuale e con la programmazione dei seminari per i docenti, previsti in settembre, cui hanno già aderito oltre 50 insegnanti delle scuole del distretto.
[Fotografie di Valentina Valle Baroz]
LA DIMENSIONE EDUCATIVA DELLE DIFFERENZE
di LAURA TUSSI
La scuola ha il compito di educare al rispetto delle diversità culturali, promuovendo una diffusa conoscenza e coscienza multilaterale.
Questo significa costruire progetti educativi finalizzati a prevenire il sorgere di mentalità etnocentriche e intolleranti nei confronti delle differenti culture, per poter raggiungere l’obiettivo di una mentalità internazionale.
La scuola deve consolidare il ruolo di iniziazione a una pedagogia dell’infanzia pronta ad accogliere, rispettare e valorizzare i diversi volti antropologici, offrendosi come eccellente sede educativa di decondizionamento etnocentrico, azzerando la formazione di stereotipi, pregiudizi, assiomi e dogmatismi veicolati dai massmedia e dalla famiglia.
Per attivare l’obiettivo di decondizionamento etnocentrico, la scuola deve evitare un modello educativo tradizionale chiuso nei confronti dell’ambiente esterno, contribuendo alla diffusione di un’educazione multiculturale, capace di condurre ai confini delle frontiere transnazionali.
Una prospettiva aperta alle molteplici realtà etniche si è giustamente affermata nella direzione della conoscenza, del riconoscimento delle pari dignità, della valorizzazione delle diversità apportate da molteplici gruppi, minoranze, culture e religioni.
In questa prospettiva, la diversità non viene più interpretata come mancanza e colpa, nei confronti del modello sociale dominante, ma come risorsa positiva che attinga dalla conoscenza per favorire l’inserimento del singolo individuo nel proprio e nell’altrui contesto relazionale.
La dimensione educativa dell’interculturalità non si presenta come un oggetto formativo univoco, ma, al contrario, è un sistema complesso che prevede l’interrelazione di diverse componenti, dove l’educazione alle molteplici culture non significa solo esplorarne separatamente le specifiche dimensioni, ma intende rendere proprie le competenze nella direzione di interpretazione dell’altro da sé.
La conoscenza e l’interpretazione delle differenze non possono limitarsi a fornire dimensioni culturali astratte e disinteressate rispetto al problema dei comportamenti concreti da assumere nei confronti del rapporto con l’altro.
La didattica interculturale si muove nella direzione di una prassi e di una ricerca fondate e finalizzate all’intervento con la diversità, dove il momento della conoscenza, dell’interpretazione e dell’intervento costituiscono ambiti irrinunciabili della didattica aperta all’interculturalità, all’interno di un progetto educativo che deve comunque presentarsi unitario e pluridimensionale, assicurando al soggetto le nozioni, i linguaggi, gli strumenti di ricerca che costituiscono le chiavi di osservazione dei significati e della cultura dell’altro, nel compito fondamentale di integrare gli apporti delle singole prospettive di conoscenza, consentendo di interpretare l’altro nella sua complessità.
Questa dimensione formativa è inerente alla necessità per ogni individuo di verificare strumenti per interpretare l’altro, di tipo plurilaterale e sistemico, nell’esigenza di agire con l’alterità, nella necessità per l’intera collettività di tradurre le proprie conoscenze e interpretazioni dell’altro in impegno operativo, in comportamenti finalizzati alla costruzione interattiva tra donne e uomini, rispettosa della reciproca dignità.
La pedagogia può assumere un ruolo primario per la formazione dei principi di libertà, uguaglianza, giustizia e umanità.
Queste idee rivoluzionarie hanno influenzato i movimenti democratici interessati alla riforma emancipatoria dell’educazione e un loro obiettivo principale è che le opportunità per la partecipazione alla vita sociale e alla gestione democratica siano uguali per tutti, senza differenze di appartenenza, di genere, di religione, di etnia.
Il problema risiede nel convivere come soggetti di pari dignità in una società multiculturale, al fine di comprendersi e operare per la giustizia sociale e per la soluzione pacifica dei conflitti legati alla convivenza.
Positiva è l’interpretazione pedagogica che considera lo straniero come soggetto, perché nel momento in cui l’emigrazione è realtà, divengono esigenze vitali anche la comunicazione, la comprensione, l’orientamento, l’autoeducazione nei paesi d’accoglienza ancora sconosciuti con i loro propri codici linguistici, i modi comportamentali e le forme di vita diverse.
Il nostro quotidiano è pervaso da elementi provenienti da altre culture, ma, contemporaneamente, la popolazione endogena esprime e pratica spesso atteggiamenti xenofobi e, in alcuni casi, addirittura una notevole aggressività nei confronti di tutto quello che deriva da certe culture straniere. L’accettazione di una determinata realtà straniera e le persone che appartengono alla rispettiva cerchia culturale dipende dalla situazione socioeconomica e politica.
I migranti e i profughi appartengono a categorie svantaggiate, a minoranze etniche, religiose e linguistiche deboli e in svantaggio a livello sociale.
Di fronte al fenomeno dell’immigrazione, l’educazione interculturale è divenuta un nodo di riflessione imprescindibile, un argomento centrale su cui si prospetta parte rilevante del futuro dell’educazione e della convivenza democratica all’interno delle società, in quanto l’immigrazione non è più individuabile come fenomeno transitorio, ma costante della nostra civiltà e della società futura.