23 giugno 2009
I problemi del turismo in Africa, alternative al declino
Nell’arco dei prossimi dieci anni il turismo in Africa non è destinato a crescere, come è stato erroneamente detto a più riprese. Molte analisi condotte in passato, infatti, spesso basate su grossolane estrapolazioni demoscopiche, hanno portato ad una conclusione ottimista che invece oggi si è rivelata sbagliata. Non solo quelle analisi non tenevano conto della qualità della spesa, ma nemmeno del cruciale fenomeno dell’avvenuto ricambio generazionale: il tramonto della fascia dei baby boomers e l’arrivo della X-generation. La realtà è che la curva del turismo in Africa evidenzia una discesa costante dal 1970 al 2020.
Lo studio delle caratteristiche del mercato costituito dalla X-generation, fondamentalmente diverso da quello dei baby boomers, è essenziale per non vanificare investimenti impegnativi per lo sviluppo turistico in paesi dove spesso il PIL è decrescente.
L’articolo, usando come riferimento il modello diagnostico del ciclo di vita, avanza due alternative: puntare su una tipologia di turisti a bassa propensione di spesa, standardizzando al massimo l’offerta; oppure puntare sul turismo di élite e prodotti ad alto prezzo. Entrambe le soluzioni, per quanto opposte, necessitano di sostanziosi investimenti: nel primo caso aumentando la capacità di trasporto e quella ricettiva, nel secondo migliorando sensibilmente la qualità delle strutture e servizi. Ma sono proprio i finanziamenti che in questo momento fanno difetto all’Africa. Probabilmente sarà necessario mantenere almeno una quota di quel turismo marginale che è rappresentato dal turismo naturale e culturale, anche se fortemente in riduzione. Anche quest’ultimo orientamento, però, richiede sforzi tanto per quanto riguarda la sostenibilità, che la gestione professionale delle attrattive.
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