11 novembre 2009

Le Afriche oltre l’Africa. Intervista a Daniele Mezzana

In Media

Daniele 16 dic 08 BelgradoAfrica e Mediterraneo ha intervistato Daniele Mezzana, sociologo ricercatore presso il CERFE e autore di un interessantissimo blog, “Immagine dell’Africa“, molto vicino alle tematiche di nostro interesse.

Perché ti interessi dell’immagine dell’Africa?

Ho lavorato in molti progetti di studio, assistenza tecnica e formazione in Paesi africani.
Mi ha sempre colpito la grande diversità tra quello che man mano osservavo e scoprivo sulle società africane e quello che, a casa nostra, la gente comune (e molti addetti ai lavori) sanno di queste società.

Quando studiavo a Bologna negli anni ’80, mi fu molto utile la lettura, suggerita dal professor Roberto Grandi, del famoso “Rapporto MacBride” sui problemi della comunicazione nel mondo, da cui emergeva l’esistenza di un forte squilibrio tra Nord e Sud per quanto riguarda la produzione e la circolazione delle informazioni, con gravi conseguenze geopolitiche e culturali nelle relazioni tra i popoli.

Ma è stata l’esperienza della rivista online “Società africane” che mi ha portato a comprendere e a formalizzare con maggiore attenzione un grande problema purtroppo sottovalutato: il fatto che nei Paesi occidentali esistono tuttora rappresentazioni fortemente riduttive, o quanto meno incomplete, dell’Africa e degli africani, in particolare per quanto riguarda la parte sub-sahariana di questo continente.

Ad esempio, si parla giustamente molto della povertà, ma poco di quello che gli africani stessi fanno per combattere la povertà; si parla molto delle bellezze naturalistiche e della dimensione del “villaggio” e poco dell’importante realtà urbana africana, con tutti i suoi problemi aperti; si parla molto del folklore, ma poco della modernità africana; si parla molto di golpe e dittatori, ma poco delle esperienze di democratizzazione in corso e di cosa fa la società civile; o ancora, si parla molto della musica, della danza, dell’arte figurativa o anche (un po’ meno) del cinema in Africa, ma poco o nulla delle università, o delle numerose istituzioni pubbliche, private e non governative africane che svolgono ricerca scientifica e tecnologica per risolvere i problemi alimentari, sanitari, di sicurezza della gente in una prospettiva di sviluppo sostenibile e attento alle esigenze locali.
Inoltre, si parla di Africa in generale, ma non delle tante Afriche realmente esistenti.

Insomma: molti di noi conoscono l’Africa solo per alcuni suoi aspetti, per quanto importanti siano, e oltretutto spesso per sommi capi, per mitologie e per stereotipi, e tutto questo incide negativamente sulle relazioni di cooperazione e sui rapporti che abbiamo, nella quotidianità, con gli immigrati che provengono dai Paesi africani.

Di qui nasce, almeno per me (e per molti miei colleghi, amici e conoscenti), la necessità di contribuire a dare un’immagine più completa e realistica delle società africane. Il blog è uno degli strumenti che utilizzo per dare risposta a questa esigenza. Quando parlo di dare un’immagine più realistica e completa non intendo affatto affermare che l’Africa non ha problemi, anzi proprio il contrario.

L’Africa ha molti più problemi di quanto comunemente si pensi e si dica (ad esempio nei nostri media): non solo questo continente affronta le gravissime questioni economiche, politiche, sanitarie a tutti note, ma anche sfide enormi come la fuga dei cervelli, il governo della ricerca e dell’innovazione al livello nazionale e regionale, la gestione delle politiche urbane, la promozione della presenza femminile nelle società, il divario digitale, e molto altro.

Inoltre, se ci si fa caso, nel discorso corrente su questo continente si preferisce parlare di quello che “noi” facciamo per gli africani, piuttosto che di quello che gli africani fanno per affrontare le loro questioni. A volte le stesse organizzazioni umanitarie si fanno involontarie portatrici di una visione paternalistica della gente africana. Questo è un altro grande problema, di tipo culturale. C’è poi, al tempo stesso, da favorire anche una maggiore informazione e consapevolezza su quello che di positivo (e non è poco) avviene nelle società africane, dal punto di vista politico, economico, della produzione culturale, scientifica e tecnologica.

Ecco, credo che sarebbe già un passo importante promuovere presso un più ampio pubblico una conoscenza un po’ più accurata delle società e dei popoli africani, e senza dare per scontato che studiosi e intellettuali di casa nostra non abbiano bisogno anch’essi di rivedere molti luoghi comuni di cui sono spesso portatori.

Quando nel 2004 hai deciso di cominciare a bloggare che cosa ti aspettavi dalla decisione di aprire un blog? Cosa è cambiato da allora?

Lo strumento del blog, all’epoca, mi è sembrato uno strumento agile, semplice e immediato per discutere di alcuni dei temi e dei problemi che ho appena richiamato. Mi sembrava che il blog permettesse una forma di comunicazione più diretta e interattiva rispetto ai comunque indispensabili strumenti di comunicazione scientifica, come le riviste o i libri, o ad altri canali di comunicazione di massa come la radio, la televisione e i giornali.

Devo dire che i risultati sono stati per lo più conformi alle aspettative, nel senso che ho avuto effettivamente la possibilità, sia di formalizzare in modo semplice e, spero, chiaro, alcune questioni chiave sul modo in cui le società africane vengono rappresentate, sia di ricevere molti indispensabili contributi e consigli da tante persone che, in un modo o nell’altro, per lavoro, per studio, per interesse o per passione, sono interessate a questa materia. In questa maniera, si è anche creata una rete, anche se piccola, di persone appassionate all’argomento. Ma non è facile mantenere una certa continuità e qualità, a meno di non passare a un livello di impegno superiore, direi professionale; credo che questo sia un problema diffuso tra i blogger.

Qualche mese fa, ho avuto l’esigenza di dare una maggiore strutturazione dei materiali presentati nel blog nei vari post pubblicati (ad oggi sono 332). In effetti, con il tempo, le riflessioni e i documenti di un blog come il mio si accumulano, anche sulla spinta di esigenze contingenti, e spesso si fa fatica a trovare collegamenti e criteri che facilitino la lettura e un minimo di accumulazione di informazioni.

Per questo, ho creato un rudimentale sistema di tags (o parole chiave) per fornire almeno un filo rosso rispetto ai temi affrontati.

Sarebbe per me interessante esplorare ulteriori modi per leggere e rielaborare questi materiali, ma probabilmente si tratterebbe di letture e rielaborazioni che condurrebbero a sintesi (come articoli, dossier, libri, ecc.) di genere e livello diverso rispetto a quel che un blog può offrire, da un punto di vista comunicativo e della qualità dei contenuti.

I tuoi post sono molto vari per quanto riguarda gli argomenti; qual è, se c’è, un tema che reputi più importante o centrale?

Effettivamente i temi del blog sono diversi, in quanto si va dalla scienza alle religioni tradizionali, dalle società civili al giornalismo, dal calcio al rapporto città/campagna, dai fumetti al razzismo. Direi che tutti i temi in quanto tali sono importanti. Questi temi sono organizzati, grosso modo, attorno a due assi principali, che hanno varie intersecazioni: il primo è la critica delle rappresentazioni inadeguate dell’Africa; il secondo è la presentazione di informazioni su processi, fatti, gruppi umani e personaggi poco conosciuti e che invece a mio parere vale la pena di conoscere.

Se dovessi dire quali sono, più che i temi, i contenuti generali più importanti o centrali per me direi questi qui: innanzitutto il fatto che gli elementi immateriali e cognitivi (informazioni, miti, simboli, rappresentazioni collettive, ecc.) hanno un peso enorme nell’orientare scelte ed azioni nei confronti dell’Africa, o delle Afriche, anche se non ce ne rendiamo conto; in secondo luogo, che occorre far conoscere meglio e più a fondo gli attori africani, cioè le persone, le istituzioni, le organizzazioni della società civile, le imprese, gli enti di ricerca, gli enti professionali, le cooperative di donne e contadini, i media locali e nazionali, ecc..

Oggi si parla molto di Africa in generale, ma si parla poco degli attori africani e di quello che fanno, a meno che non si tratti di leader politici, di premi nobel, o di persone in difficoltà. Se si prova a fare una elementare analisi delle fotografie che corredano gli articoli o i reportages su particolari realtà africane, emerge un fenomeno che mi pare rivelativo a questo proposito, quasi un lapsus su larga scala: si preferisce rappresentare l’Africa dei bambini piuttosto che quella degli adulti. Dunque, quando leggo o sento parlare di Africa senza riferimenti ai concreti attori africani mi accorgo che manca qualcosa di molto importante, e questa assenza nel discorso sull’Africa non è mai innocente e senza danni.

Per questo trovo sia cruciale un forte intervento sul piano dell’informazione e dell’educazione critica, come sta facendo anche “Africa e Mediterraneo”.

Chi sono i lettori del blog di Daniele Mezzana?
E’ difficile avere una idea precisa di chi legge il blog. Ho solo alcuni indizi, che sono gli interventi di commento e i messaggi che mi vengono inviati privatamente.

La maggioranza di chi passa a far visita al blog sono intellettuali africani che vivono in Italia, funzionari della cooperazione internazionale, esponenti di organizzazioni non governative e professionisti (medici, avvocati, comunicatori, tecnici) che hanno lavorato o lavorano periodicamente in Africa. Poi ci sono anche persone che – per mestiere, per passione o perché svolgono una particolare attività – si interessano a vario titolo dei rapporti interculturali, di lotta al razzismo, di valorizzazione delle diversità, di relazioni internazionali. Il blog è letto anche da giornalisti, educatori e docenti universitari.

Ognuno prende qualcosa e da’ del suo, e questo mi sembra molto interessante: è un piccolo esempio di come può funzionare l’apprendimento collettivo.

Come descriveresti la situazione della blogosfera italiana in rapporto ai temi riguardanti l’Africa?

Direi che negli ultimi tempi c’è stata una evoluzione in positivo, perché sono nati diversi blog che si occupano di Africa, con un taglio informativo, di servizio o anche più semplicemente esperienziale. Bisogna poi dire che spesso molti contenuti interessanti sull’Africa vengono proposti da blog non specializzati in questo senso.
Credo comunque che, rispetto ad altri Paesi del Nord del pianeta, ci sia ancora molto da fare: parecchi blog hanno una vita breve o parecchio discontinua; inoltre (lo rilevo anche su me stesso) si fa fatica a “fare rete”, a connettersi – anche semplicemente tramite lo strumento dei links – ad altri blogs, siti o portali. Inoltre, chi apre un blog dovrebbe forse avere più chiara una propria strategia di massima, anche rispetto a quanto già fanno agenzie stampa e riviste specializzate.

Si parla molto del contributo di internet al progresso della comunicazione globale. Pensi che questo miglioramento stia valendo anche per l’Africa?
L’Africa vive più di altri continenti il divario digitale rispetto ai Paesi del Nord. Gli utenti di internet in Africa non credo arrivino al 5% della popolazione. Al tempo stesso, come mi ricordava tempo fa il direttore dell’agenzia Pana Press, l’Africa è l’area in cui si registra forse, con le dovute proporzioni, il maggiore dinamismo nella diffusione di Internet.

Tra il 2000 e il 2006, a fronte di dati assoluti fortemente deficitari, in percentuale l’Africa ha visto aumentare del 625,8% gli utenti di internet, rispetto al 195,5% del resto del mondo (che però evidentemente è più “saturo” di tale tecnologia). Nei vari Paesi africani ormai si assiste a un proliferare di siti web e blog a carattere informativo, culturale, politico, e questo è un fatto di per sé positivo. Internet offre una straordinaria opportunità per far conoscere direttamente e senza troppe distorsioni quel che gli africani pensano e fanno.

Quali sono i blog e siti di cui non potresti fare a meno?
Ce ne sono tanti, ma ne segnalo alcuni come esempi, sicuramente facendo torto a molti. Per l’informazione, direi i siti MISNA, Pana Press , Jeune Afrique, Africa Time , Africa Times News o il blog Sociolingo. Per contenuti scientifici e culturali posso citare ASA e CADE. Su temi specifici, potrei segnalare ad esempio African Traditional Religion, o AfriGadget sull’inventività e l’innovazione, o ancora Timbuktu Chronicles sull’imprenditoria africana. Altri blog sull’Africa che leggo, o ho letto, volentieri sono Blog Africa, AfroItaliani/e, Italian Blogs for Darfur, Jambo Africa, In Senegal e Afrik Blog.

Tanti altri sono citati nei links del mio blog, compreso naturalmente Africa e Mediterraneo…

Chi è che vorresti convincere ad aprire un blog?
In generale, tutti quelli che hanno qualcosa da dire, purché guardino al di là del proprio, sia pur acuto e sensibile, ombelico.

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