14 settembre 2009
Recensione – “L’arrivée de mon père en France”
Segnaliamo volentieri il sito della scrittrice Martine Storti il cui ultimo libro, L’arrivée de mon père en France, è stato recensito nell’ultimo numero di Africa e Mediterraneo. Per l’occasione ripubblichiamo di seguito la nostra recensione.
Martine Storti,
L’arrivée de mon père en France
Éditions Michel De Maule, 2008
pp. 219, euro 20,00
Ormai il nostro è diventato quasi un rendez-vous abituale per riflettere sul complesso e purtroppo sempre più drammatico fenomeno migratorio.
Questa volta il trait-d’union tra migrazioni di ieri e migrazioni di oggi, tra passato e presente, tra Italia e Francia, tra storia e attualità è il libro della giornalista Martine Storti.
L’arrivée de mon père en France è un libro ibrido, come qualcuno l’ha definito: un racconto, ma anche un saggio, un romanzo di riflessione famigliare, ma anche un documento giornalistico.
Con una scrittura viva e fluida la Storti punta il riflettore su quelli che sarcasticamente definisce “i miserabili che non hanno ancora trovato il loro Hugo”, ovvero gli immigrati, i rifugiati, i clandestini, gli esiliati, le vittime delle politiche sicuritarie del Nord del mondo.
L’autrice ha avuto l’ispirazione per scrivere questo libro a Calais. Più precisamente dalle parole di alcuni stranieri accampati vicino al porto di questa città di frontiera, città che insieme a Patrasso, a Ceuta e a Melilla è divenuta una zona di stallo in cui ogni mattina, per anni, i migranti si svegliano sperando che quel giorno possa essere quello decisivo per riuscire ad arrivare nella propria Eldorado.
A Calais quelli che cercano di arrivare in Inghilterra ripetono “Abbiamo un fratello, uno zio, un parente di là che ci aspetta”: dopo aver sentito questa frase ripetuta decine di volte la giornalista si è chiesta se anche il padre Matteo, operaio italiano, all’inizio degli anni ’30 quando varcò la frontiera alla volta di Parigi utilizzò le stesse parole. In fondo anche lui come molti altri italiani aveva deciso di lasciare un paese dove il Regime fascista aveva iniziato la sua guerra ai diritti fondamentali, alla ricerca di un futuro migliore, con la speranza di poter contare su membri della famiglia espatriati anni prima.
E così la giornalista ha iniziato a porsi delle domande: “Come è arrivato mio padre in Francia?”, “Cosa ha passato nella sua esperienza di migrante?”, “E’ stato anche lui fermato e umiliato alla frontiera?”, “E l’inserimento nel contesto francese come è avvenuto?”.
Sfortunatamente questo desiderio di scoprire le proprie radici e l’iter affrontato dal padre sono arrivati solo tardivamente, come se il processo che ha fatto dimenticare ai politici di oggi che il fenomeno migratorio è vecchio come l’uomo avesse investito anche lei. E quando ormai il padre non c’è più e come lui gran parte degli altri potenziali testimoni, all’autrice non resta che ipotizzare, basandosi sui pochi ricordi, sui dati della Storia e rimpiangendo di non aver fatto le domande quando era il momento.
La sua ricerca però ci permette di ri-aprire una pagina della storia che può indurre alla riflessione sulle politiche attuali: allora come oggi si poteva parlare di caccia all’immigrato.
Negli anni ’30, infatti, in Francia convergevano le masse rese apolidi dalla ridefinizione dei confini nell’est europeo, la maggior parte degli antifascisti italiani, i tedeschi perseguitati dal nazismo e, dopo il ’35, gli ebrei tedeschi. Nel maggio del 1938 il governo Deladier emanò un decreto che consentì di internare in centri speciali di raccolta chiunque non fosse di nazionalità francese.
Certo non è il caso di banalizzare, nè di giungere a semplificazioni attraverso similitudini tra contesti politico-temporali e storici diversi, tuttavia ritengo fondamentale partire da queste considerazioni per riformulare certi pensieri che guidano le politiche di oggi, per evitare il ripetersi di errori aberranti.
La Storia non si fa con i se e con i ma, ma dalla storia si possono imparare molte lezioni, per questo consiglio vivamente di leggere questo libro, che propone un viaggio emozionante tra il passato e il presente.
Elisabetta Degli Esposti Merli